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Il quadro mondiale delle città. Alcuni aspetti dell’urbanizzazione

L’urbanizzazione crescente – oggi oltre la metà della popolazione vive in città – è un fenomeno consolidato, sia nei paesi sviluppati (Ps) sia in quelli in via di sviluppo (Pvs), dove in futuro si assisterà a megalopoli sempre più numerose. Però è solo nei Pvs che i comportamenti demografici si differenziano secondo la residenza. 

Il processo di urbanizzazione

La prima fase della storia degli insediamenti umani corrisponde alla rivoluzione neolitica e allo sviluppo dell’agricoltura, circa 10 mila anni fa. Questo importante processo di trasformazione pone le basi per la nascita delle città, grazie alla crescita della produzione alimentare e alla fine del nomadismo. Si assiste pertanto ad un nuovo contesto sociale caratterizzato da gruppi ampi e stabili, in cui si sviluppa una società di tipo “urbano”, e in cui comincia a svilupparsi la divisione del lavoro.

Le trasformazioni spaziali sono strettamente legate ai cambiamenti nell’economia, in particolare le trasformazioni settoriali che accompagnano la crescita e l’apertura dell’economia al commercio e agli investimenti esteri. Inoltre, si ritiene che i processi di urbanizzazione siano spinti dalle forze della globalizzazione (Salvini, 2021; 2024). 

L’urbanizzazione non è quindi un fenomeno nuovo, come anche le migrazioni dalla campagna alla città, che esistono già da migliaia di anni. Tuttavia, il più recente interesse nei confronti dell’urbanizzazione è dovuto alla portata (Figura 1): oggi il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane e si prevede che tale quota salirà al 68% entro il 2050 (Nazioni Unite, 2019). Se nei Ppaesi in via di sviluppo (Pvs) continua il flusso campagne-città allargando le megalopoli, nei Paesi sviluppati (Ps) si assiste invece da una parte allo spopolamento delle zone montane e dall’altro alla ri-urbanizzazione, e cioè movimenti verso comuni urbani, sì, ma di più piccole dimensioni.

Urbanizzazione e demografia

L’Europa è storicamente il “continente delle città” per antonomasia, dove il sistema urbano ha sempre rappresentato il principale motore socio-economico e culturale, e ancor più dopo la rivoluzione industriale. Le campagne hanno giocato un ruolo minore dal punto di vista del progresso socio-economico e culturale, e sono rimaste indietro anche nei comportamenti demografici, caratterizzati da un modello ancien régime, con fecondità e mortalità ancora elevate. 

Urbanizzazione e transizione demografica sono state spesso associate nelle teorie che hanno inteso spiegare il declino della fecondità e della mortalità. Uno fra i “padri” dello schema esplicativo della transizione demografica, Notestein, nel 1945 scriveva che il nuovo ideale della famiglia ridotta era strettamente correlato alla società urbana industriale dei paesi sviluppati. 

Oggi i differenziali demografici secondo la residenza urbano/rurale si sono ovunque attenuati fino praticamente a scomparire nei Ps, soprattutto in termini di fecondità, mentre nei Pvs le differenze sono ancora marcate. Ad esempio, nella Riva Sud del Mediterraneo la fecondità è ancora più elevata nelle aree rurali rispetto alle città (Figura 2). Differenze analoghe sono evidenziate nella figura 3, relativa alle tendenze della mortalità infantile in Egitto e Giordania, con livelli più elevati in ambito rurale.

La città appare come il luogo ove si genera la cultura della modernità, uno dei cui principali ingredienti è la secolarizzazione dei comportamenti (Salvini, 2024).

Le smart cities e l’inquinamento ambientale

Presente e futuro delle città hanno come obiettivo la sostenibilità. Sia nei Ps sia nei Pvs si cercano di disegnare città in grado di garantire un’alta qualità della vita agli abitanti, con parchi e giardini, quartieri dove sia possibile vivere con i supporti tecnologici ma puntando ai vantaggi delle città a misura d’uomo, le città intelligenti o smart cities (Veron, 2006). Sono stati concepiti vari progetti, come il vertical farming oppure le coltivazioni rooftop sugli edifici delle aree metropolitane. Per l’Italia basti pensare alle creazioni di Porta Nuova o al Bosco Verticale a Milano, con la realizzazione di pareti verdi, grattacieli verdi, e foreste urbane (Salvini, 2024). 

Per il futuro si ragiona sulla densità demografica. Da una parte c’è chi si schiera a favore delle metropoli densamente abitate, sostenendo che le città compatte e “dense” siano la migliore soluzione per ospitare una popolazione in forte crescita; dall’altra parte c’è chi obietta che sarebbero le città più “disperse” e allargate a offrire la migliore soluzione. Confrontando tre megalopoli statunitensi, New York, San Francisco e Los Angeles, si fa notare come, mentre le due ultime si estendano in ampiezza, la caratteristica di New York sia la densificazione attraverso la verticalizzazione, dove primeggiano i trasporti pubblici. In sintesi nelle megalopoli attuali e future si tende all’obiettivo della diminuzione dell’impronta ecologica.

Le città italiane fra crescita e decrescita

Fra le città dei paesi sviluppati, focalizziamo l’attenzione sugli aggregati urbani italiani. Roma è la più grande delle città italiane, ma dal punto di vista della densità abitativa è superata da Napoli e Milano. Le tendenze demografiche ci narrano storie diverse, legate in particolare al diverso andamento delle migrazioni interne. Le città sono state – e sono ancora – poli di attrazione per gli immigrati (sia italiani sia stranieri) che, tuttavia, non riescono a controbilanciare le poche nascite, causate dal calo della fecondità e dal basso e calante numero delle potenziali madri (per le poche nascite di 20-40 anni prima). Ci sono città a media densità in declino demografico come Firenze, dove le nascite sono ormai da anni inferiori ai decessi (Tabella 1). 

Conclusioni

La crescita diffusa delle zone urbane segnala, per il futuro, un’urbanizzazione crescente ma, d’altra parte, l’importanza di costruire città sempre più resilienti e sostenibili, con infrastrutture moderne e a misura d’uomo, capaci di ridurre al minimo l’inquinamento. Occorrono soluzioni in grado di soddisfare la nuova domanda di alloggi, trasporti, sistemi energetici e servizi di base quali istruzione e assistenza sanitaria. Comprendere la diversità delle tendenze che interessano le popolazioni urbane e rurali e le conseguenze per lo sviluppo sostenibile saranno elementi essenziali per il successo dell’attuazione dell’Agenda 2030.

Bibliografia

George P., 1960, La geografia delle città, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli.

Kundu, D., Pandey, A.K., 2020, World Urbanisation: Trends and Patterns. In: Kundu, D., Sietchiping, R., Kinyanjui, M. (eds) Developing National Urban Policies. Springer, Singapore. 

Nazioni Unite, 2019, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Urbanization Prospects 2018. 

Notestein F., 1945, Population — The Long View, in Theodore W. Schultz, a cura di, Food for the World. Chicago: University of Chicago Press.

Salvini S., 2021, Globalizzazione: e la popolazione? Florence University Press, Firenze.

Salvini S., 2024, Evoluzione dell’urbanizzazione. Storia e sviluppo delle città nel mondo, Roma, Asterios Editore.Veron J., 2006, L’urbanisation du monde, Paris, La Découverte; trad it. 2008, L’urbanizzazione del mondo, Il Mulino, Bologna.

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