Il 10 Maggio scorso Antonio Golini ci ha lasciato. Sostenitore di Neodemos fin dall’inizio, è stato un punto di riferimento per generazioni di allievi, di colleghi, di studiosi di varie discipline, di persone a vario titolo bisognose di essere guidate nella comprensione dei fenomeni demografici. Con generosità e entusiasmo mai si è sottratto alle loro richieste; è stato animatore di gruppi di lavoro e di ricerca; presenza attiva e propositiva negli eventi congressuali e scientifici. Nato a Catanzaro nel 1937, vi aveva completato gli studi secondari, si era laureato nel 1960 all’Università “La Sapienza” presso la Facoltà di Scienze Statistiche, Demografiche e Attuariali, con Nora Federici, una forte personalità di studiosa, animatrice degli studi demografici nei primi decenni del dopoguerra. Nonostante che Roma fosse la sua dimora dagli studi universitari fino alla sua scomparsa; che la Sapienza fosse l’istituzione nella quale si sviluppò l’intera sua carriera universitaria; e che la città fosse la sede delle molte istituzioni pubbliche che lo ebbero ascoltato consigliere o collaboratore, Antonio Golini rimase uomo del miglior Mezzogiorno culturale, profondamente interessato ai temi dello sviluppo nella sua regione, in Italia e nel Mondo. Tra questi temi, quelli legati alle dinamiche delle popolazioni erano sicuramente i più rilevanti.
Antonio Golini era fortemente preoccupato per l’insufficiente inclusione delle tematiche demografiche nei piani di governo, dal livello locale a quello internazionale, e della scarsa sensibilità delle istituzioni per le conseguenze sociali ed economiche delle tendenze di medio e lungo periodo. Questa preoccupazione motivò la sua intensa attività di studioso, di pubblicista, di divulgatore e di promotore della ricerca. Si deve a lui, al suo entusiasmo, e alla sua perseveranza la creazione dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione, IRP, dalla fondazione nel 1980 al 1997. L’IRP, sotto la sua guida, colmò almeno in parte quello spazio di ricerca non occupato dalle università (per mancanza di adeguate risorse) e dalle istituzioni pubbliche, preposte alla produzione dei dati statistici.
Antonio Golini è stato Preside di Facoltà, direttore della Rivista Genus, Presidente dell’ISTAT, rappresentante dell’Italia nella Commissione su Popolazione e Sviluppo delle Nazioni Unite, della quale fu Presidente. Nell’Aprile del 2007, poche settimane dopo l’uscita del primo numero di Neodemos, Antonio partecipò alla 40esima sessione della Commissione, durante la quale, in un intervento, sintetizzò l’orizzonte di paesi, come l’Italia, in regresso demografico. Riportiamo il suo intervento, ancora di estrema attualità, citato in un articolo da lui scritto per Neodemos (9 maggio 2007).
Intervento del Professor Antonio Golini al dibattito generale sulle esperienze nazionali
È noto come l’invecchiamento della popolazione sia il risultato positivo di due vittorie che l’umanità ha ricercato per secoli e sta ancora perseguendo: la vittoria sulle nascite indesiderate e quella sulla morte prematura.
Proprio per la rapida e prolungata diminuzione della fecondità, e di conseguenza delle nascite, che ha coinciso con un rapido e prolungato aumento della longevità, l’Italia oggi è uno tra i paesi più vecchi del mondo, se non il più vecchio, registrando tra le più alte proporzioni di popolazione sopra i 65 anni e tra le più basse sotto i 15 anni.
Quando il processo di invecchiamento è intenso e veloce, c’è bisogno di “ristrutturare” dinamicamente l’intera società in risposta al rapido incremento degli anziani.
In Italia il dibattito e le risposte all’invecchiamento della popolazione tendono ora a essere molto articolate:
a. La prima risposta consiste nel tentativo di far aumentare la fecondità delle donne e delle coppie italiane, che al momento è molto bassa e stabile intorno agli 1,3 figli per donna ed è su questi livelli, se non più bassi, da molti anni.
La politica del governo è indirizzata a rimuovere tutti gli elementi che penalizzano le donne e le coppie che decidono di avere un figlio, o di averne uno in più.
b. La seconda risposta è l’accettazione dell’immigrazione, che per l’Italia è vantaggiosa e realmente necessaria, sia sotto un punto di vista economico, che demografico.
L’immigrazione è in ogni caso il risultato di una pressione inarrestabile, se si considera da un lato la frequente forte crescita della popolazione dei paesi di origine, specialmente di quelli africani, e dall’altro lato la vulnerabilità dei nostri confini, che offrono accesso non solo al territorio italiano, ma di fatto anche al resto dell’Unione europea.
c. La terza risposta è quella di favorire un completo riassorbimento della forte disoccupazione giovanile, specialmente considerando l’attuale consistente calo del segmento giovane della popolazione in età lavorativa.
Nel lungo termine, comunque, quest’ultima tendenza potrebbe costituire un grave colpo per la competitività internazionale del paese, a meno che il capitale umano di questa popolazione giovane non cresca molto. Questa è la ragione per la quale è in corso una riforma dell’intero sistema di istruzione e di formazione.
d. La quarta risposta si trova nell’ottimizzare il ruolo delle donne nel mercato del lavoro, specie considerando che da tempo conseguono, anche più spesso degli uomini, un’istruzione superiore o universitaria e la loro partecipazione al mercato del lavoro sta aumentando.
In Italia, le donne, insieme ai giovani, rappresentano senza dubbio la più importante, e nello stesso tempo sottoutilizzata, risorsa di capitale umano.
e. La quinta risposta riguarda l’età al pensionamento che, almeno sotto una prospettiva di tipo demografico, deve necessariamente andare oltre l’attuale soglia e portare gradualmente il pensionamento ad avvenire tra i 60 e i 65 anni, se non oltre.
Dovrebbe esservi anche una piena compatibilità tra la pensione e qualsiasi tipo di ulteriore attività lavorativa.
f. La sesta risposta, strettamente connessa con qualcuna delle precedenti, implica un incremento della produttività del lavoro e una crescita dell’intera economia italiana.
Di recente il Governatore della Banca d’Italia ha attirato l’attenzione dei politici proprio sull’impatto negativo sul PIL dell’invecchiamento della popolazione in età lavorativa e del possibile declino numerico dell’intera popolazione italiana.
g. La settima risposta riguarda l’aumento dell’assistenza, da parte di personale straniero, agli anziani che hanno problemi fisici e/o psicologici e/o cognitivi. Si stima che in Italia ci siano almeno ottocentomila stranieri che assistono anziani con problemi.
In futuro, considerando il peso crescente del sostegno ai vecchi sui membri adulti delle famiglie e la tendenziale riduzione del loro numero, c’è però la necessità di favorire anche il supporto sociale e sanitario volontario da parte di coloro che, fra gli stessi anziani, sono interamente autosufficienti a favore di quelli meno fortunati.