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Ricongiungere la famiglia in Italia: chi, come e quando?

I ricongiungimenti familiari sono ormai la principale ragione dichiarata dagli immigrati nello loro richieste di permesso di soggiorno. Ma cosa sappiamo veramente delle dinamiche di questi ricongiungimenti? Il quadro in realtà è complesso: Elisa Barbiano di Belgiojoso e Laura Terzera. Sfruttado i dati di un’indagine Istat, ci aiutano a ricostruirlo.

Mettere a fuoco le dinamiche che portano al ricongiungimento familiare e stabilire quali condizioni e caratteristiche promuovono tale evento è fondamentale per interpretare i processi d’insediamento ed integrazione e poter quindi applicare appropriate politiche. Fino a poco tempo fa, però, i pochi dati a disposizione hanno limitato l’analisi di questo processo.

Che è complicato: da un lato, perché l’insediamento familiare nel paese di immigrazione non è l’unica soluzione possibile (si potrebbe migrare ulteriormente, ad esempio, o tornare nel paese di origine); dall’altro, perché che il ricongiungimento di tutta la famiglia è l’evento conclusivo di un processo lungo, dato che solo raramente si assiste alla migrazione contemporanea di tutta la famiglia. Diverse sono però le traiettorie seguite per ricongiungere la famiglia: possono cambiare sia l’ordine di arrivo dei componenti, sia i tempi tra tali migrazioni.

Insomma, il ricongiungimento è un fenomeno che può essere colto solo con dati longitudinali, e cioè osservando nel tempo una stessa famiglia. E ciò è stato possibile grazie ai dati provenienti dall’indagine Istat “Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri” svolta nel biennio 2011-2012 (Barbiano di Belgiojoso e Terzera 2018). La complessità delle possibili traiettorie è stata studiata e descritta con l’analisi delle sequenze.

Chi si ricongiunge a chi?

La legge italiana sui ricongiungimenti, similmente a molti paesi UE, definisce il profilo dei membri familiari che possono essere ricongiunti legalmente: essenzialmente coniuge e figli minori. Considerando quindi i migranti in condizione di potersi ricongiungere, cioè coloro che al momento della migrazione o successivamente a questa hanno un coniuge e/o figli lontani, chi tra loro ha maggior propensione a riunire la famiglia?

Il genere del primo migrante del nucleo familiare e il paese d’origine sono le due caratteristiche strutturali che meglio spiegano le traiettorie familiari poiché riflettono la percezione di diritti e doveri familiari legati all’identità sociale di uomini e donne nel contesto di provenienza. Tradizionalmente il ruolo di apripista è assunto dall’uomo, mentre le donne primo-migranti si osservano in relativamente poche società, quelli con ruoli di genere più egualitari.

Tra i migranti provenienti da paesi a forte pressione migratoria e residenti in Italia è evidente come le donne siano raramente promotrici di ricongiungimento familiare (Tab. 1):

le donne migrate sole e restate sole anche dopo una lunga permanenza in Italia (10-15 anni) sono molte più degli uomini. Insomma, le donne ricongiungono i propri familiari meno degli uomini, e meno di questi mettono su famiglia in migrazione. Anche la sequenza di arrivi dei membri familiari e i tempi sono diversi a seconda del genere del primo migrante: gli uomini più spesso ricongiungono moglie ed eventuali figli congiuntamente, mentre le donne ricongiungono solo una parte della famiglia, in prevalenza il coniuge, e in tempi più rapidi. Il ricongiungimento dei soli figli da parte delle madri avviene solo quando si tratta di madri sole.

Prendendo in considerazione, oltre al genere, la provenienza, espressa dal paese di cittadinanza, si colgono i modelli di migrazione familiare adottati da ciascun gruppo (Figg. 1-3). Nel modello nord africano prevale la migrazione dell’uomo celibe che, dopo qualche anno (mediamente cinque), rientra temporaneamente al paese d’origine per sposarsi e poi, generalmente in tempi stretti (mediamente 2,5 anni), si fa raggiungere in Italia dalla moglie (Fig. 3). Anche tra i migranti sub-sahariani prevale l’uomo come apripista, celibe o già sposato, ma in questo caso l’uomo mostra bassa propensione al ricongiungimento nel paese di destinazione propendendo piuttosto per un modello di famiglia transnazionale (detto LATAB – Living Apart Together Across Border).

Il modello familiare transnazionale con apripista donna è diffuso tra latino-americane, ucraine, moldave e filippine. In questi casi le donne, quando ricongiungono la famiglia, lo fanno parzialmente, perché coinvolgono solo alcuni dei membri familiari: generalmente il coniuge, mediamente dopo tre anni.

Tra albanesi e migranti provenienti dal sub-continente indiano prevale un modello tradizionale: pioniere è l’uomo, che parte dopo aver creato una famiglia che viene ricongiunta dopo 5/6 anni. Infine tra rumeni e cinesi, nonostante vi sia un maggior equilibrio nella composizione per genere degli apripista, le donne ricongiungono comunque meno rispetto ai connazionali uomini.

Se si ricercano i motivi che portano a seguire un diverso modello familiare, oltre al genere e al paese d’origine, si possono identificare altri determinanti. I fattori che incentivano il completo ricongiungimento della famiglia sono quelli più legati alla dimensione “progettuale” piuttosto che alle condizioni congiunturali o alle caratteristiche dei familiari lontani. Se il progetto migratorio prevede l’insediamento definitivo, o se nel corso del tempo la prospettiva di vita ha preso questa direzione, si avrà il ricongiungimento familiare anche a prescindere dalle condizioni economiche e dalle caratteristiche dei familiari. Viceversa se il progetto non prevede l’insediamento definitivo, ma un progetto temporaneo, allora anche dopo molti anni di permanenza non si verificherà un completo ricongiungimento nel paese di destinazione, ma continueranno a prevalere famiglie transnazionali. Ma anche il grado di condivisione familiare del progetto espresso dal primo migrante è un aspetto significativo per avere un ricongiungimento completo. Inoltre, il ricongiungimento dei soli coniugi è il modello più diffuso tra i migranti provenienti da paesi con ruoli di genere più egualitari ed è legato ad un progetto migratorio a breve termine in cui la coppia cerca il massimo profitto economico dal doppio impiego nel paese di immigrazione al fine di abbreviare l’esperienza migratoria per la famiglia o ottenere un maggiore introito economico. Migranti appartenenti a comunità fortemente insediate nel paese, per dimensione o storia pregressa (Albanesi, Marocchini, Cinesi, Rumeni), mostrano tassi più elevati di ricongiungimento familiare: la presenza di insediamenti comunitari stabili incentiva l’insediamento generando quindi un processo autopropulsivo. Invece, il modello di ricongiungimento di tutti i figli da parte di madri sole – l’unica traiettoria che non si differenzia per provenienza – è legato ad un “aspetto emergenziale”: il ricongiungimento dei figli è l’unica soluzione possibile.
In conclusione, il “come” e il “quando” ci si ricongiunge sono strettamente connessi con il “chi” ricongiunge a chi.

Per saperne di più

Barbiano di Belgiojoso E. e Terzera L. (2018). Family reunification: Who, When and How. Family Trajectories among Migrants in Italy. Demographic Research 38(28): 737-770.

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