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La malaria di Trump

La decisione dell’amministrazione Trump di uscire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e lo smantellamento dell’Agenzia per l’Aiuto allo Sviluppo (USAID), avranno, secondo Steve Morgan, dure conseguenze sulla salute e la sopravvivenza delle popolazioni più povere. 

Non si fraintenda il titolo di questo breve scritto: Trump non ha la malaria, ma rischia di frenare i progressi faticosamente fatti negli ultimi decenni nella lotta ad una patologia invalidante e letale, responsabile nel 2023 – secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – di 263 milioni di casi e di 600mila decessi, nella stragrande maggioranza (oltre il 90%) nei paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Nelle zone nelle quali la patologia è più intensa si forma anche una sorta di immunità “adattativa” moderatrice delle conseguenze dell’infezione. Questa immunità, però, è assente nei bambini – otto decessi su dieci riguardano bambini con meno di 5 anni – ed è fortemente attenuata nelle donne in gravidanza. È stato scritto che “gli effetti più disastrosi della malaria si hanno negli eventi epidemici. I grandi movimenti migratori interni a un continente favoriscono l’esposizione di popolazioni vulnerabili al parassita. Inondazioni, instabilità politica, cambiamenti ambientali legati anche all’attività dell’uomo, mancanza di misure di controllo del vettore, infrastrutture inadeguate per affrontare la malattia e costi di intervento troppo elevati, difficili da sopportare per Paesi a risorse economiche limitate, sono tutti fattori che possono determinare lo sviluppo di eventi epidemici. In ultimo, altra categoria su cui la malaria può avere un impatto molto importante è rappresentata dai viaggiatori non immuni che si recano in zone endemiche.”1

La zanzara, vettore del plasmodio che genera la malaria, è presente ovunque nel mondo in molteplici varietà, dovute all’evoluzione e all’adattamento all’ambiente, da quelli silvestri a quelli urbani2. È un vettore di virus e parassiti multiformi, dannosi per gli umani e per molte specie animali. Tra le patologie trasmesse dalla zanzara, la malaria è quella di gran lunga più pericolosa; un piccolo insetto, con il quale è stata ingaggiata una battaglia da secoli, che ancora non è stata vinta.

L’isolazionismo trumpiano e la globalizzazione dei microbi

L’uscita degli Stati Uniti dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS/WHO) è stata annunciata con uno dei primissimi executive orders, il cui diluvio ha reso palese l’indirizzo isolazionista dell’amministrazione trumpiana. Già predisposta cinque anni fa, ma bloccata da Biden, adesso è effettiva. Alla OMS è stato imputato la cattiva gestione (mismanagement) della pandemia di Covid (una colpa della quale si è sicuramente macchiato Trump durante il suo primo mandato, 2017-2021), e soprattutto di non avere investigato le circostanze del suo insorgere in Cina, la sua scarsa indipendenza dalle pressioni dei governi, il suo eccessivo costo. Gli Stati Uniti sono il maggiore finanziatore dell’OMS, e con 1,3 miliardi di dollari coprono il 19% del suo bilancio di 6,8 miliardi (2022-23).  Sicuramente l’OMS necessita riforme, ma è anche l’unico guardiano della salute globale, capace di prevedere, prevenire, coordinare gli interventi in sua difesa. Nella storia i microbi sono stati i protagonisti indiscussi dei processi di globalizzazione, e solo le azioni concertate internazionalmente possono difenderci dai loro effetti negativi. Colpire l’OMS significa indebolire la salute dei paesi più deboli e delle popolazioni più povere.

Il definanziamento dello USAID

La storia non finisce qui. In un altro dei suoi sciagurati provvedimenti esecutivi, Trump ha praticamente paralizzato l’azione dell’agenzia per lo sviluppo USAID (United States Agency for International Development) cancellando migliaia di contratti già in essere per il finanziamento di interventi e progetti per la lotta alla povertà, il sostegno alla salute, e altre azioni di natura umanitaria. Conviene ricordare, preliminarmente, che le operazioni umanitarie di USAID, fondata da Kennedy nel 1961, avevano anche lo scopo di esporre al mondo il lato etico e umanitario dell’azione americana nel mondo, spesso assai offuscata nell’opinione pubblica internazionale. Ma queste considerazioni non hanno avuto effetto sull’amministrazione Trump, che ha cancellato contratti che riguardano la malaria, la tubercolosi, HIV/AIDS, Ebola, la polio, il sostegno all’alimentazione, e altro ancora. Si tratta di ben 5.800 finanziamenti pluriennali, su 6.220, oltre ad altri finanziamenti approvati dal Dipartimento di Stato. Alti funzionari di USAID, eletti sotto l’amministrazione Biden, hanno pubblicamente condannato questi provvedimenti. Per quanto riguarda la lotta alla malaria, gli Stati Uniti hanno erogato finanziamenti per circa 1 miliardo di dollari nel 2024, dei quali 795 erogati da USAID: “Tutti i presidi sanitari che proteggono 53 milioni di persone, per lo più bambini, incluse le zanzariere, gli strumenti diagnostici, i farmaci preventivi e quelli curativi sono stati cancellati”, secondo il Dr. Gawande, già vicedirettore di Usaid. Un altro alto ex-funzionario ha dichiarato che la cancellazione dei programmi può produrre 18 milioni di casi malarici in più all’anno, corrispondenti a 166mila decessi”3. Nella Figura 1 è riportata la distribuzione degli investimenti nella lotta alla malaria secondo l’origine: gli Stati Uniti erogano il 36% del totale; i governi dei paesi poveri malarici il 34%; Regno Unito, Francia, Germania e Giappone il 18%; il residuo 12% proviene dagli altri paesi sviluppati.

Rallentano i progressi

Negli ultimi anni, i progressi conseguiti negli ultimi decenni dalle azioni antimalariche sono andati rallentando il passo e in alcuni casi hanno invertito la rotta. La Figura 2, riporta le stime sul numero dei casi d’infezione malarica (che, come si sa, sono ricorrenti nel tempo in un medesimo soggetto), e sul numero di decessi che, come già detto, sono prevalentemente infantili. I primi, in continua diminuzione fino al 2013, risultano in seguito stazionari e poi in risalita sospinti dall’epidemia di Covid. I secondi, cioè i decessi, sono stazionari dal 2000 in poi (si tenga però che nel frattempo le popolazioni a rischio sono andate aumentando a un tasso vicino al 2% all’anno). Più della metà dei decessi per malaria nel mondo avvengono (nell’ordine) in Nigeria Repubblica Democratica del Congo, Niger e Tanzania (Figura 3). La povertà delle popolazioni subsahariane, la debolezza delle amministrazioni, le particolari condizioni climatiche, la mobilità, la resistenza ai farmaci e agli insetticidi, sono tutti fattori che rendono dura la battaglia contro la malaria. Che ha particolare necessità del sostegno internazionale. L’improvviso sottrarsi dell’amministrazione trumpiana all’impegno finanziario, ma anche etico, che l’aveva vista per decenni in prima linea, è una sorta di sconsiderato “delitto contro l’umanità”.

Note

 1Istituto Superiore di Sanità – EpiCentro

2Steve S. Morgan, Due protagoniste della globalizzazione: la Zanzara e la Dengue, “Neodemos”, 24 settembre 2024

3Cecelia Smith-Schoenwalder and Steven Ross Johnson, The Life-Saving Programs Disappearing as a Result of the USAID Funding Cuts, “Us News & World Report”, March 4, 2025

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