A un anno e mezzo dall’inizio dell’aggressione russa le migrazioni forzate dall’Ucraina hanno raggiunto dimensioni ancora più ampie di quelle ipotizzate nei primi giorni del conflitto. In quest’articolo Corrado Bonifazi fa il punto della situazione esaminando i dati disponibili.
Un paese devastato
Le previsioni iniziali di 4-5 milioni di profughi a causa del conflitto, avanzate da alcuni osservatori1, sono purtroppo state ampiamente superate. Secondo le stime dell’UNHCR i rifugiati dall’Ucraina che hanno trovato protezione in un altro paese sono infatti a giugno di quest’anno 6,3 milioni, con 17 milioni di persone rimaste nel paese che hanno bisogno di un supporto umanitario urgente e di queste più di 5 milioni rientrano nella categoria dei profughi interni2. Per un paese che all’inizio del 2021 contava 43,7 milioni di abitanti, significa che oltre un quarto della popolazione è stata costretta dalla guerra a lasciare le proprie abitazione e più della metà sta soffrendo un drammatico peggioramento delle proprie condizioni di vita.
Il quadro complessivo
Già dai primi giorni del conflitto l’UE ha garantito la protezione temporanea per un anno ai cittadini ucraini, un trattamento che in precedenza non era mai stato applicato in modo generalizzato e la cui durata è stata prorogata a marzo 2024 e ha sinora permesso l’accoglienza di un numero decisamente rilevante di persone. Le statistiche dell’UNHCR offrono un quadro complessivo della situazione. Nei paesi che hanno sottoscritto il Refugee Response Plan (RRP), a inizio settembre sono registrati 1,9 milioni di rifugiati ucraini e si contano 2,85 milioni di domande presentate per ottenere una qualche forma di protezione (Tab. 1).
La discrepanza tra i due valori trova, con ogni probabilità, spiegazione nella possibilità offerta agli ucraini di muoversi liberamente all’interno dell’Unione e con il proprio paese, opportunità che rendono decisamente fluidi i due aggregati. Tale ipotesi è sostanzialmente confermata dai dati sugli attraversamenti di frontiera da e per l’Ucraina, che dal febbraio 2022 sono stati 24,25 milioni in uscita dal paese e 17,39 in entrata. Le frontiere tra l’Ucraina e l’UE sono quasi sicuramente diventate tra le più trafficate al mondo, con un flusso di rilevanti dimensioni che riflette l’intensità dei legami che in questi mesi di conflitto si sono sviluppati tra i due lati del confine. La Polonia è il paese che registra il numero più elevato di passaggi frontiera e, con 968 mila unità, accoglie anche tra i paesi del RRP la maggiore quantità di rifugiati ucraini. Seguono con più di 100 mila unità la Repubblica Ceca (368 mila), la Moldova (116 mila) e la Slovacchia (107 mila), mentre negli altri sei paesi che hanno sottoscritto il RRP le cifre restano al di sotto di tale soglia. I due altri paesi confinanti, Federazione Russa e Bielorussa, accolgono complessivamente 1,3 milioni di rifugiati dall’Ucraina. La parte più cospicua è quella ospitata in Russia, dove sono presenti 65.400 persone a cui è stato garantito lo status di rifugiato o di asilo temporaneo e 1,27 milioni registrate sotto altre forme. Con questi numeri la Russia è il paese che sinora ha accolto il flusso maggiore di profughi ucraini.
Negli altri paesi europei, sempre a inizio settembre sono registrati complessivamente 2,6 milioni di rifugiati ucraini e risultano 2,28 milioni di richieste di riconoscimento di qualche forma di protezione umanitaria (Tab. 2). Il paese con il maggior numero di persone accolte è la Germania, con 1,086 milioni di unità, seguita dal Regno Unito (210 mila), dalla Spagna (186 mila) e dall’Italia (167 mila). Per i paesi dell’UE e dell’EFTA, l’accoglienza è avvenuta nel quadro della direttiva sulla protezione temporanea che ha assicurato un chiaro status giuridico alle persone in fuga dalla guerra e l’accesso sistematico ai diritti sociali3.
Il ruolo dell’Unione Europea
L’EUROSTAT, l’Ufficio statistico dell’UE, raccoglie e pubblica dati sui beneficiari di protezione temporanea. Dall’agosto dello scorso anno al luglio del 2023, gli ucraini che usufruivano di questa forma di tutela sono complessivamente passati da 3,7 milioni a 4,155 milioni. A fine luglio dell’anno in corso, il maggior numero di beneficiari era registrato in Germania (1,114 milioni), Polonia (968 mila), Repubblica Ceca (357 mila), Spagna (179 mila), Bulgaria (162 mila) e Italia (160 mila). Sopra le 100 mila unità si trovavano anche la Romania (134 mila), l’Olanda (122 mila) e la Slovacchia (105 mila). Da sole Germania e Polonia accoglievano più della metà degli ucraini sotto protezione temporanea e gli otto paesi riportati nella figura 1 rappresentavano complessivamente quasi l’80% del totale. Anche negli altri paesi lo sforzo appare comunque notevole, specie se lo si confronta con la ben minore disponibilità mostrata verso altri flussi migratori forzati.
I dati dell’EUROSTAT consentono anche di avere un quadro della distribuzione per sesso ed età degli ucraini sotto protezione temporanea (Tab. 3). Come era da attendersi, appare netta la prevalenza delle donne che, in totale, rappresentano quasi il 64% degli ucraini assistiti, con valori che variano per i paesi considerati dal 58% della Romania al 71,4 dell’Italia. Tra i maschi i minori sono il 48%, le persone in età da lavoro il 47,4% e gli anziani il 4,6%. In alcuni casi, come quello polacco e italiano, i minori arrivano a superare il 60%, mentre nella Repubblica Ceca si fermano al 35,5%. Più equilibrata la struttura per età delle donne, con le minori a contare per il 25,9% del totale, la classe tra 18 e 64 anni ad arrivare al 67,2% e le anziane ferme al 6,9%. Questa volta la variabilità è minore, con una presenza di minori che passa dal minimo di 21,3% dell’Olanda al massimo di 33,1% della Polonia.
Conclusioni
Dopo un anno e mezzo di conflitto l’esodo dall’Ucraina ha raggiunto dimensioni notevoli. Il grosso del peso di questo sforzo è sostenuto dai paesi dell’UE e dell’EFTA che hanno messo in campo lo strumento della protezione temporanea, mai utilizzato in precedenza su una scala così ampia. Nel complesso la crescita degli ucraini beneficiari dall’estate scorsa appare relativamente contenuta fermandosi al 12,4%. Il futuro di questa presenza dipenderà dall’andamento del conflitto e dalla volontà dell’UE di mantenere questa forma di protezione. Soluzioni militari o politiche al conflitto non sembrano prossime e un ritorno massiccio dei profughi nel proprio paese non può che dipendere dalla fine delle ostilità e da un ritorno alla normalità. Al momento appare invece salda l’apertura della UE verso i profughi ucraini, anche per la mancanza nel dibattito politico dei vari paesi di partiti che mettano apertamente in discussione le scelte effettuate sinora. Peserà anche sul futuro di quest’esodo il livello di integrazione che i profughi ucraini raggiungeranno nei paesi d’arrivo e che potrebbe farli optare per un trasferimento definitivo, magari accompagnato da ricongiungimenti familiari. Da questo punto di vista, gli sforzi che l’Italia ha messo in campo per favorire l’inserimento dei rifugiati appaiono talmente modesti che difficilmente potranno stimolare spostamenti di lungo periodo4.
Fonte – Tabella 1 e 2 https://www.unhcr.org/emergencies/ukraine-emergency
Note
1 C. Bonifazi e S. Strozza, “L’esodo dall’Ucraina e il contesto migratorio europeo”, Neodemos, 4 Marzo 2022
2 Ukraine emergency https://www.unhcr.org/emergencies/ukraine-emergency
3 European Union Agency for Asylum (EUAA), 2023, Asylum Report 2023.
4 Memorial Italia, “L’Italia dovrebbe domandarsi perché molti rifugiati ucraini non restano”, Huffington Post, 07 Settembre 2023.