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Gnosis e Neodemos

È uscito in questi giorni il numero 2/2023 della rivista Gnosis, in gran parte frutto della collaborazione con Neodemos, perché da questa sono scaturiti 19 del 23 articoli pubblicati.

 Indice del volume di Gnosis 2/2023 (primi 19 articoli)

1) Massimo Livi Bacci: Identità e natura delle popolazioni, ieri e oggi
2) Francesco Scalone: 10mila anni di sviluppo, dall’invenzione dell’agricoltura a oggi
3) Marcantonio Caltabiano: Quel che resta del secolo
4) Massimo Livi Bacci e Gustavo De Santis: La rivoluzione geodemografica
5) Letizia Mencarini: Riproduzione e nascite in Italia
6) Viviana Egidi: Durata e qualità della vita
7) Roberto Impicciatore: Vivere in famiglia o da soli
8) Corrado Bonifazi: Mobilità e migrazioni internazionali
9) Cinzia Conti: L’integrazione degli stranieri
10) Salvatore Strozza e Federico Benassi: Urbanizzazione, megacittà e ambiente
11) Massimo Livi Bacci: Lo spazio e la sua antropizzazione
12) Giorgio Federici: L’acqua, troppa o troppo poca
13) Bruno Carli: Crescita demografica e riscaldamento globale
14) Alessandro Rosina: Dinamiche demografiche e politiche familiari
15) Elena Pirani: Popolazione, etica, diritti
16) Maria Letizia Tanturri: Una rivoluzione, nel suo genere
17) Patrizia Farina: L’Africa sub-sahariana, un’osservata speciale
18) Gustavo De Santis: Il declino demografico dei paesi ricchi
19) Andrea Brandolini: Prospettive demografiche e sviluppo economico

In questi 19 articoli si trova un compendio delle conoscenze che servono per comprendere i principali problemi (sociali, economici, ambientali, …) legati alla popolazione: sia quelli “classici” sia quelli moderni.

Dal punto di vista storico, si spazia dal Neolitico (circa 10mila anni fa) a oggi, e poi dal presente al futuro, fino al 2100, analizzando e comparando le previsioni dei più accreditati istituti internazionali di ricerca. Sotto il profilo geografico, il focus principale è sull’Italia, ma si parla esplicitamente sia di altre specifiche zone del mondo, come ad esempio l’Africa sub-Sahariana, con la sua demografia ancora esuberante, sia di problemi generali, come ad esempio la sovrappopolazione di certe aree del globo (con ciò che ne consegue in termini di carenza d’acqua, eccessiva urbanizzazione, riscaldamento globale, …), o, in altre, l’invecchiamento e il declino che si già osservano o almeno si prefigurano a breve. E non manca un articolo dedicato ai problemi etici che i nuovi sviluppi demografici e tecnologici stanno aprendo, come ad esempio la riproduzione medicalmente assistita e il trattamento del fine vita.

L’Italia osservata speciale

Come detto, però, l’attenzione è focalizzata soprattutto sul nostro paese e sui suoi tanti problemi, limitatamente, beninteso, a quelli demografici. Si comincia con la bassissima fecondità, che dura ormai da mezzo secolo, e i cui effetti sono paragonabili a quelli di una prolungata siccità. Le cause sono le tante, forse troppe, di cui anche Neodemos ha spesso parlato (ritardata autonomia dei giovani, limitata emancipazione delle donne, incertezza sul futuro, fragilità delle famiglie, insufficienza dei servizi, …) che però, anche per la loro numerosità e interdipendenza, sono difficili da affrontare e correggere, e tanto più da parte di una politica adusa alle promesse ma, nelle scelte concrete, raramente attenta a queste tematiche.

Un’attenuazione delle conseguenze negative di questa siccità è venuta, viene e verrà dall’afflusso di migranti, benefici per un paese vecchio e in declino come il nostro, nonostante un atteggiamento generalmente tiepido, se non apertamente ostile, da parte della maggioranza della popolazione e del Parlamento. L’una e l’altro, peraltro, prigionieri di uno schema mentale che guarda troppo (e male) alla conta degli arrivi e delle partenze, e troppo poco all’importanza di integrare prima e meglio possibile coloro che già ci sono, a cominciare dai più giovani, spesso nati in Italia o arrivati in tenerissima età, ma colpevoli di non avere neanche un genitore italiano.

Nonostante il contributo dell’immigrazione, l’Italia è certamente destinata a invecchiare e a ridursi numericamente ancora per diversi anni. Le conseguenze di entrambi i processi saranno più profonde di quel che la lentezza del cambiamento ci può indurre a credere: ad esempio, il nostro peso politico nel mondo e in Europa è destinato a affievolirsi, la crescita economica ne soffrirà, e il sistema del welfare dovrà essere ripensato (e ridimensionato) nei suoi due pilastri fondamentali, salute e pensioni.

Tutto questo mentre il terzo pilastro del nostro welfare, la famiglia, è anch’esso soggetto a erosione, e in modo forse ancora più rapido e profondo. La famiglia “tradizionale”, la classica coppia sposata con figli, è diventata merce sempre più rara: le coppie si formano tardi, non sempre si sposano, non sempre fanno figli (e comunque pochi), e resistono meno a lungo all’usura del tempo. Non a caso, sono in rapida crescita le famiglie unipersonali, formate in maggioranza da persone anziane e sole.

Un ritratto in rosanero

Ma il futuro non è tutto a tinte fosche, e in fondo quel che ci si chiede è solo, o almeno soprattutto, un po’ di capacità di adattamento alle nuove circostanze. Ad esempio, si vive più a lungo ma in condizioni di salute generalmente migliori, e con buone prospettive di ulteriore miglioramento, dal punto di vista sia fisico che mentale. I lavori prevalenti, oggi, non sono più quelli fisicamente pesanti di un tempo, e ancor meno lo saranno in futuro: questo significa che, con l’aiuto di una buona tecnologia (informatica, in particolare), si potrà essere produttivi molto più a lungo che non in passato, magari riuscendo anche a trarre dal lavoro qualche soddisfazione e qualche stimolo a “tenersi al passo coi tempi”.

La famiglia tradizionale perde di importanza, ma questo consente agli individui di aprirsi a nuove conoscenze. Molte delle unioni non sono più destinate a durare una vita intera: solo per alcuni tratti di essa. Ma che male c’è se i compagni di percorso, di tanto in tanto, vengono rinnovati? I pregiudizi contro le unioni successive (es. seconde nozze) e contro quelle “grigie” (formatesi, diciamo, dopo i 50 anni di età) sono da tempo, e per fortuna, venuti ormai meno. Quelli contro le unioni omosessuali per il vero ancora perdurano, ma complessivamente, sembrano anch’essi in calo, e pare ragionevole pensare che un giorno appariranno assurdi come quelli di un tempo, non troppo lontano, in cui “lei” è più anziana di “lui”.

I nostri giovani sono pochi e, per gli standard europei, in condizioni mediamente non eccelse: alta è la quota di coloro che sono inattivi e fuori dai percorsi formativi, per giunta con gradi di istruzione che, pur se in crescita, rimangono ancora relativamente bassi. Ma migliorare si può: i margini ci sono, e le potenzialità anche.

Dipende da noi, e prendere coscienza dei termini della questione, anche grazie alla lettura di questo numero di Gnosis, è il primo passo da compiere, per avviarsi lungo il sentiero, forse un po’ nuovo e stretto, ma non inaccessibile, che la demografia di domani ci costringerà a percorrere.

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