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Ucraini in Polonia. Guerra, donne, violenza e diritti

Prossimità geografica e culturale hanno spinto quattro milioni di Ucraini in fuga dalla guerra a varcare il confine con la Polonia, già meta di un’intensa migrazione. Ne parla Edith Pichler che tra l’altro riferisce il dilemma delle donne ucraine vittime di stupro cui viene di fatto negata la possibilità di abortire in terra polacca. 

Mentre Angela Merkel, nel 2015, con la frase “Ce la faremo” aprì i confini della Germania ai profughi siriani e alla loro accoglienza, la Polonia perseguì una politica restrittiva, e come gli altri paesi del Gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) accolse un numero ridotto di profughi dalla Siria. Anche durante la crisi in Bielorussia, la Polonia per mezzo di Frontex ha rafforzato i suoi confini per renderli impermeabili alla pressione dei profughi. Negli ultimi mesi la Polonia è diventata mèta importante dei profughi di guerra Ucraini, che in quattro milioni (dato del 15 giugno 2022) hanno varcato la frontiera, aggiungendosi alle centinaia di migliaia di connazionali che già lavoravano nel paese.

Immigrati e profughi Ucraini in Polonia

Secondo alcune stime, già prima della guerra, vivevano in Polonia circa due milioni di ucraini, manodopera necessaria per sostenere lo sviluppo e sostituire i polacchi emigrati in Gran Bretagna, Paesi Bassi e Germania. Gli Ucraini vengono impiegati nell´edilizia, nella cantieristica, nell´industria del mobile e in altri settori manifatturieri, e nell´agricoltura. Per molti di loro si tratta di lavori a carattere stagionale, o comunque per brevi periodi, per altri di migrazione permanente. La prossimità geografica e anche culturale, oltre al divario del livello di vita, hanno facilitato questa intensa migrazione. 

Una migrazione che comunque sceglie ulteriori rotte e possibilità occupazionali se vengono loro date, come dopo l’11 maggio 2017, quando il Consiglio Europeo adottò un regolamento che esonerava i cittadini Ucraini dall’obbligo del visto per l’Unione Europea per soggiorni non superiori a 90 giorni durante un semestre. Tanti cittadini Ucraini decisero di emigrare verso la Germania e la Polonia, sebbene il regolamento non prevedesse la concessione di un permesso di lavoro all’interno dell’UE.  A volte si trattava di studenti ucraini assunti come lavoratori temporanei (per esempio dalla DHL tedesca per supplire a carenze nella distribuzione dei pacchi dovute al Covid e non sempre reclutati in modo “legale”.  Mano d´opera che però veniva a mancare in Polonia e proprio la Banca centrale polacca ha stimato nel 2020 che circa mezzo punto del Pil del 2020 è dovuto all’apporto dei lavoratori ucraini. 

La presenza di reti sociali e parentali, così come la vicinanza geografica, hanno però sicuramente contribuito all’afflusso di massa dei profughi ucraini verso la Polonia. Come già accennato, si tratta di milioni di persone, in prevalenza donne con minori, che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro. Le mansioni che vengono loro offerte sono spesso nella gastronomia, nel settore alberghiero e delle cure e assistenza agli anziani. 

Se da una parte abbiamo l’arrivo di profughi, dall’altra si nota un controesodo: migliaia di cittadini ucraini tornano nel loro paese non solo per farsi arruolare, ma anche per prendersi cura delle persone a carico bisognose, ed anche alcune profughe sono nel frattempo rientrate in Ucraina per essere vicine ai loro mariti e genitori. 

Profughe “in un Paese UE che ricorda il medioevo”

Ad aprile, il quotidiano liberale di sinistra Gazeta Wyborcza ha richiamato l’attenzione sulla situazione delle donne ucraine violentate durante l´assedio di Bucha. Dall’inizio della guerra in Ucraina, molte donne e uomini hanno riferito di aver subito violenze sessuali per mano di soldati russi. Solo a Bucha, circa 120 donne dichiarano di esserne state vittime, con il timore di essere rimaste incinte. Per la loro sicurezza dovevano essere trasferite in Polonia, ma si sono rifiutate, temendo la legge sull´aborto del Paese, una delle più severe nella UE. Nel 2020 il tribunale costituzionale polacco, sotto il controllo del partito al governo PiS, ha approvato una legge che rende quasi impossibile l’aborto, ammesso solo in caso di stupro, di incesto oppure quando la gravidanza minaccia la vita della madre, mentre in Ucraina, una gravidanza può essere interrotta, senza fornire una motivazione, fino alla dodicesima settimana di gravidanza. A questo si aggiungono le difficoltà procedurali, perché formalmente anche le ucraine dovrebbe presentare una prova della violenza subita per poter avviare un procedimento legale. Ciò è complicato e difficilmente realizzabile nelle attuali condizioni di guerra.

Alcune iniziative sono state attivate per aiutare le profughe, dare loro un sostegno materiale e psicologico, sbrogliare le difficoltà burocratiche. È da segnalare Euromaidan Warszawa, nata durante le proteste di Maidan, che raggruppa organizzazioni umanitarie e attivisti con il compito di coordinare le diverse iniziative di sostegno e aiuto all’Ucraina. Grazie alle sue attività è diventato possibile, per le donne vittime di stupro, recarsi brevemente in Ucraina per abortire e ritornare poi in Polonia. Un’opzione che è psicologicamente, oltreché legalmente, più facilmente percorribile per le donne vittime di violenza.

Vale la pena citare, seppure in un contesto assai diverso, l’opera dell’Associazione “Ciocia Basia” ( “Zia Barbara”), un collettivo femminista di Berlino nato per aiutare le donne polacche, con gravidanze non volute, ad abortire in Germania. L’organizzazione fa parte della rete europea “Abortion without Borders”.  Dallo scoppio della guerra in Ucraina “Ciocia Basia” ha ricevuto richieste anche da ucraine incinte fuggite in Polonia. “Si mettono in contatto con noi. Sono scioccate perché la situazione legale in Ucraina è diversa da quella della Polonia…” afferma Urszula Bertin, attiva nell´Associazione. Prima dello scoppio della guerra, erano le polacche che si recavano in Ucraina per abortire.  Per molte ucraine “è impossibile immaginare che si provenga da un paese con un atteggiamento liberale nei confronti dell’aborto e si finisca in un paese della UE che ricorda il Medioevo”, cosí  Zuzana Dziuban  dell´Associazione,  che riferisce che  più di 400 rifugiate hanno chiesto aiuto all’organizzazione.

Le guerre sono eventi cruenti e crudeli, e il loro grado di violenza viene spesso sintetizzato riferendo le statistiche delle vittime e dei feriti. Ma le ferite dovute alla violenza dello stupro, che sono profonde e marcano le persone per la vita, non vengono conteggiate. È compito delle scienze sociali rivolgere la loro attenzione a questo aspetto dei conflitti, tanto doloroso quanto poco conosciuto.

Per saperne di più

Ernst-Ludwig von Aster,  08.01.2019, Einwanderungsland Polen. Die Ukrainer kommen.

Agnieszka Łada-Konefał, 24.02.2022, Ukrainer in Polen – neuste Zahlen und Regelungen.

Eugen Theise, 18.12.2019, Ukrainische Leiharbeiter bei DHL: Die Schattenseite des Weihnachtsgeschäfts.

Nina Monecke, 3. Mai 2022, Frauen aus der Ukraine: Bloß nicht nach Polen.

rbb24 “Die Frauen sind geschockt, weil die Rechtslage in Polen anders ist als in der Ukraine”

Marianne Max, 23.05.2022, Ankunft “in einem EU-Land, das dem Mittelalter ähnelt”.

Rat der EU Pressemitteilung,  11. Mai 2017, Visa: Rat verabschiedet Verordnung über die Befreiung ukrainischer Staatsangehöriger von der Visumpflicht.

Nele Husmann, 07. März 2022, Krieg in der Ukraine. Wie der Abfluss ukrainischer Arbeiter Polen belastet. 

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