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Incertezza lavorativa e fecondità in Italia: l’importanza della resilienza lavorativa

Molti studi hanno già evidenziato come l’incertezza lavorativa influenzi negativamente le intenzioni di fecondità. Arianna Gatta, Francesco Mattioli, Letizia Mencarini e Daniele Vignoli, utilizzando i dati italiani dell’indagine Trustlab (condotta sotto l’egida dell’OECD in vari paesi europei nel 2017), mostrano che le intenzioni riproduttive sono influenzate dalla percezione della resilienza lavorativa, cioè la probabilità percepita di riuscire a trovare un nuovo lavoro nel caso di perdita di quello attuale.

L’importanza dell’incertezza economica nelle scelte riproduttive 

Che l’incertezza economica influenzi la formazione della famiglia in Italia, e in particolare le scelte riproduttive, è ormai noto. Di grande importanza nel determinare la condizione economica di individui e famiglie è la situazione lavorativa. Ad esempio, si è osservato come il peggioramento nel quadro occupazionale seguito alla Grande Recessione del 2008 abbia avuto conseguenze negative sui livelli di natalità in numerosi paesi. Allo stesso modo, come era possibile aspettarsi, lo shock causato dall’emergenza Covid-19 in generale e nel mercato del lavoro ha avuto effetti demografici depressivi, in particolare sulle nascite (neodemos 2020, La pandemia di COVID-19 e la fecondità)

L’Italia, dopo fasi di de-regolamentazione, privatizzazione e liberalizzazione del mercato del lavoro, appare caratterizzata da una notevole eterogeneità geografica nei livelli di instabilità lavorativa (diffusione di lavori temporanei e di disoccupazione). Ad esempio, mentre alcune province del Nord avevano registrato nel 2017 un’incidenza dei contratti a tempo determinato del 12%, in alcune province del Mezzogiorno questa quota aveva raggiunto il 30%, evidenziando una situazione di instabilità lavorativa molto più marcata nelle province meridionali. Questi dati mettono in luce l’importanza di studiare l’influenza dell’incertezza lavorativa non solo sulle intenzioni di fecondità al livello individuale, ma anche se e come questa relazione vari a seconda del contesto macroeconomico locale.

Non è semplice stabilire quali sono i meccanismi che collegano l’incertezza lavorativa alle intenzioni di fecondità. Gran parte degli studi si sono concentrati sull’effetto dell’incertezza lavorativa oggettiva (es. disoccupazione, contratti a termine) sulla fecondità. L’effetto della percezione dell’incertezza lavorativa è stato invece studiato meno sebbene sia un elemento fondante nelle scelte riproduttive: nonostante una certa condizione occupazionale oggettiva, la scelta di fare un figlio può dipendere dalla percezione delle prospettive lavorative future. Inoltre, l’incertezza lavorativa rappresenta un concetto multidimensionale, che potrebbe operare diversamente sulle scelte riproduttive a seconda dell’enfasi che si pone su alcune componenti piuttosto che altre. In particolare, l’incertezza percepita riguardo la stabilità del lavoro attuale può avere delle conseguenze diverse sulle intenzioni di fecondità rispetto all’incertezza percepita riguardo la possibilità di trovare un nuovo lavoro.

L’indagine “Trustlab” Italia

Attraverso la consultazione dei dati dell’indagine italiana Trustlab (condotta nel 2017, come in altri paesi europei nell’ambito di un progetto dell’OECD), raccolti su un campione rappresentativo della popolazione italiana, è possibile scomporre il concetto di incertezza lavorativa percepita e valutarne gli effetti sulle intenzioni di fecondità.

Vengono distinte due componenti della percezione di incertezza lavorativa. La prima è la percezione di stabilità lavorativa, ovvero quanto si ritiene probabile mantenere il proprio lavoro attuale. La seconda è la percezione di resilienza lavorativa, ovvero quanto si ritiene probabile trovare un nuovo lavoro nel caso di perdita di quello attuale. Queste due componenti sono misurate nello studio Trustlab attraverso due domande in cui viene chiesto ai partecipanti di valutare la probabilità su una scala da 0 (molto improbabile) a 10 (molto probabile) di mantenere l’attuale lavoro (percezione di stabilità lavorativa) e di trovarne un altro con un salario simile nel caso di perdita di quello attuale (percezione di resilienza lavorativa).  Le intenzioni di fecondità sono state misurate chiedendo ai partecipanti se nei successivi tre anni avessero intenzione di avere figli, potendo rispondere su una scala da 1 (Certamente no) a 4 (Certamente sì). Le due dimensioni di incertezza lavorativa e le intenzioni di fecondità sono state misurate in un campione di oltre 500 uomini e donne in età fertile (18 – 50 anni), sposati o conviventi, in possesso di un lavoro. 

La relazione tra le due dimensioni di incertezza lavorativa e le intenzioni di fecondità è stata studiata tenendo conto di età, sesso, numero di figli, livello d’istruzione, tipo di lavoro e reddito familiare dei partecipanti, oltre che della loro propensione al rischio. Quest’ultima è stata misurata chiedendo di indicare quanto si ritengono disposti a correre rischi su una scala da 0 (Non disposto/a a rischiare) a 10 (Pronto/a a rischiare). La figura 1 presenta la distribuzione delle variabili principali dello studio: intenzioni di fecondità, percezione di stabilità, percezione della resilienza e propensione al rischio.

È la percezione di resilienza lavorativa che conta, non solo il lavoro attuale

I risultati dello studio mostrano che solo una dimensione dell’incertezza lavorativa percepita è correlata alle intenzioni di fecondità: la percezione della resilienza. Tale relazione non dipende dal fatto che i partecipanti sono orientati verso scelte più o meno rischiose (l’analisi statistica tiene infatti conto di questo aspetto). In particolare, se un intervistato ritiene più probabile risollevarsi a seguito della perdita del lavoro, la probabilità che sicuramente non intende avere figli si riduce di 1.3 punti percentuali, mentre la probabilità di volere avere figli cresce di un punto percentuale. Al contrario, i partecipanti che riportano maggiore o minore incertezza rispetto alla propria stabilità lavorativa rispondono in modo simile alla domanda sulle intenzioni di fecondità. L’effetto della resilienza lavorativa sulle intenzioni di fecondità è più forte tra gli uomini che tra le donne, confermando il loro ruolo di principali contributori al bilancio familiare. 

Considerando l’interazione tra le dimensioni di incertezza lavorativa al livello individuale e le caratteristiche del contesto lavorativo al livello provinciale emergono altri risultati interessanti. In particolare, la percezione di resilienza lavorativa continua ad esercitare un effetto fortemente positivo e statisticamente rilevante sulle intenzioni di fecondità indipendentemente dal livello di disoccupazione e dalla diffusione di contratti di lavoro temporanei della macro-provincia di residenza degli intervistati.

In conclusione, lo studio dimostra il ruolo chiave delle prospettive future (e in particolare della percezione di resilienza lavorativa) nelle scelte riproduttive delle coppie italiane. La percezione di riuscire a trovare comunque un altro lavoro con un salario simile a quello attuale, nell’eventualità che questo venga perso, risulta correlata positivamente all’intenzione di avere un (altro) figlio.

Per saperne di più

Lo studio riassunto in questo articolo si basa sulla seguente ricerca: 

A. Gatta, F. Mattioli, L. Mencarini, D. Vignoli (2021), Employment uncertainty and fertility intentions: Stability or resilience?, Population Studies, 1-20. Open-access on-line: 

Per approfondire il concetto di incertezza (economica) sulle scelte riproduttive:

D. Vignoli, R. Guetto, G. Bazzani, E. Pirani, A. Minello (2020). A Reflection on Economic Uncertainty and Fertility in Europe: The Narrative Framework. Genus, 78(28).

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