Si espande velocemente, nel mondo, l’utilizzo dei metodi contraccettivi. Steve Morgan offre un sintetico quadro della situazione, e mette in guardia contro le politiche incaute che incentivano l’offerta dei vari prodotti e il loro utilizzo senza agire sulle motivazioni che inducono le donne e i loro partner a limitare il numero dei figli.
Nel 1950, in un mondo con 2,5 miliardi di abitanti, nacquero circa 100 milioni di bambini; nel 2019 le nascite sono aumentate a 140 milioni, in una popolazione che però, nel frattempo, si è più che triplicata di numero, raggiungendo i 7,7 miliardi. Il numero medio di nascite per donna, pari a cinque 70 anni fa, è oggi dimezzato, e nel mondo la popolazione con bassa natalità (meno di due figli per donna) rappresenta ormai il 60% del totale. Le cause e le modalità di questo veloce declino sono ampiamente studiate e conosciute, e sono fondamentalmente legate alla diminuzione della mortalità infantile e materna, al miglioramento generale delle condizioni di vita e alle maggiori cure e attenzioni che i bambini oggi ricevono. Se ne fanno meno, ma si investe molto di più su di essi: meno bambini, ma meglio curati, nutriti, vestiti, alloggiati e istruiti che in passato. Nel tempo, le coppie hanno imparato a controllare volontariamente la loro fecondità, adattando desideri, ideali e aspettative riproduttive alla realtà delle loro condizioni di vita. E’ un processo avviato due secoli fa nei paesi occidentali più avanzati, che si è gradualmente diffuso nel mondo, anche se in vaste regioni deve ancora affermarsi.
La stretta relazione tra contraccezione e natalità
Intendiamoci, mezzi di controllo della riproduzione sono sempre stati alla portata di ogni coppia sufficientemente motivata, fin dai primi abitatori: l’interruzione del rapporto sessuale, l’aborto, l’infanticidio, il prolungamento dell’allattamento, tabù sessuali di vario genere. Ma l’incidenza di queste pratiche sulla natalità è stata, in genere, assai modesta, fin quando la mortalità ha cominciato a diminuire, e la riproduttività delle coppie ha cessato di dipendere dalla natura ed ha iniziato ad essere guidata dalle scelte volontarie. La contraccezione è stato il “mezzo” che ha reso possibile e agevole il controllo volontario della natalità, diffondendone l’utilizzo.
Controllo delle nascite è un termine generico; le molte indagini che da qualche decennio vengono svolte nei vari paesi sui temi della riproduzione e della salute dell’infanzia e delle madri, raccolgono anche dati sull’utilizzo dei metodi contraccettivi, in genere distinti secondo le modalità d’uso. Di regola, viene fatta la distinzione tra metodi “tradizionali” (coitus interruptus, astinenza periodica, amenorrea dell’allattamento e altro) e metodi “moderni” (pillola, spirale, preservativo, barriere vaginali, sterilizzazione maschile e femminile).
La Figura 1 illustra la relazione tra fecondità (numero medio di figli per donna, o tasso di fecondità totale, TFT) e incidenza della contraccezione (ovvero la percentuale delle donne in età feconda, tra i 15 e i 50 anni, sposate o in una unione stabile, che utilizzano un qualsiasi mezzo contraccettivo) nei paesi più popolosi dei vari continenti (che insieme rappresentano quasi i due terzi della popolazione mondiale). Dalla figura si evincono due considerazioni. La prima, ovvia, è la relazione inversa tra i due indici: maggiore è l’uso della contraccezione, minore è la natalità. In Nigeria solo una donna su cinque usa un metodo contraccettivo, e il numero medio di figli supera 5, in Cina quattro donne su cinque usano la contraccezione, con una fecondità inferiore a due. La seconda considerazione è che la bassa fecondità – attorno ai due figli in media – viene raggiunta quando l’incidenza della contraccezione supera il 60 %. I programmi di pianificazione familiare puntano, perciò, all’aumento della quota di donne (e di uomini, ovviamente) che impiegano metodi contraccettivi: ciò può farsi diffondendo cognizioni di base sulla riproduzione (spesso sconosciute); rendendo più facile l’accesso ai metodi e ai prodotti contraccettivi; abbassandone il costo; ampliando la varietà dei metodi stessi per renderli compatibili con gli usi, i costumi o le preferenze individuali.
Il ritardo dell’Africa
Anticipi e ritardi nell’adozione di metodi contraccettivi nei grandi continenti nell’ultimo mezzo secolo sono desumibili dalla Figura 2. Il ritardo dell’Africa risulta evidente, mentre nelle altre regioni del mondo l’incidenza della contraccezione risulta compatibile con una fecondità largamente sotto controllo e con bassi tassi d’incremento della popolazione. Diciamo “grosso modo”, perché l’utilizzo abituale della contraccezione da parte delle coppie non significa assenza di nascite “non volute” o “non pianificate”. Anzitutto le indagini riguardano solo le donne che vivono stabilmente con un partner (matrimonio o unione di fatto che sia) lasciando fuori una quota di donne significativa che contribuisce alla natalità in maniera più o meno rilevante a seconda dei sistemi sociali e culturali nei quali vivono. Inoltre non tutti i metodi sono ugualmente efficaci nel prevenire le nascite: i metodi tradizionali sono meno efficaci di quelli moderni e l’interruzione del rapporto sessuale è sicuramente meno efficiente (allo scopo di impedire una gravidanza) della sterilizzazione di uno dei due partner.
La varietà dei metodi utilizzati nelle diverse regioni del mondo si può osservare nella Figura 3; stupisce anche il forte contrasto nella popolarità dei vari metodi contraccettivi. Nell’Asia orientale e sud orientale prevalgono la spirale (IUD) e il preservativo, ma nell’Asia centrale e meridionale il metodo di gran lunga più usato è la sterilizzazione femminile. In America Latina, la sterilizzazione e la pillola sono metodi maggioritari, mentre nell’Africa sub-sahariana tra le non molte donne che usano la contraccezione prevalgono gli iniettabili, incluso Norplant (impianto sottocutaneo che rilascia una sostanza anticoncezionale). L’uso della pillola è assai più frequente nel mondo occidentale che nel resto del mondo.
I rischi di incaute politiche
Nell’osservare questi dati occorre evitare una semplificazione pericolosa: quella di ritenere che sia possibile provocare una caduta della natalità, dove questa è molto alta e alla lunga insostenibile, con politiche di incentivi all’utilizzo dei contraccettivi (premi a chi li usa, incentivi alla sterilizzazione, investimenti nella distribuzione dei medesimi) senza agire sulle motivazioni che determinano le scelte riproduttive individuali. Politiche dell’offerta e non della domanda: non basta stampare libri perché vengano acquistati o letti, o costruire scuole perché aumenti l’istruzione. Reazioni anche violente si sono prodotte quando incaute politiche di pianificazione familiare hanno forzato le persone a determinati comportamenti. Va ricordato il caso di Indira Ghandi che fu sconfitta alle elezioni nel 1977 per aver appoggiato una politica di sterilizzazione obbligatoria per le coppie che già avevano due figli. Tuttavia si stima che, nel mondo, ci siano 190 milioni di donne in età riproduttiva che non usano metodi contraccettivi, benché non desiderino avere altri figli. C’è dunque ancora una considerevole “domanda non soddisfatta” di contraccezione – perché i contraccettivi non sono disponibili, o sono costosi, o vietati da norme religiose, o dal partner – al cui soddisfacimento devono puntare le politiche sociali, soprattutto in Africa. In questo continente, alla metà del secolo scorso, avvenne il 12% delle nascite di tutto il mondo; cent’anni più tardi, se le tendenze della diffusione della contraccezione indicate nella Figura 1 saranno confermate, i bambini africani saranno il 41% delle nascite del pianeta. Una rivoluzione geo-demografica probabilmente mai avvenuta nella storia conosciuta, in tali dimensioni e in così poco tempo.
Per saperne di più:
United Nations, World Family Planning 2017. Highlights, New York, 2017, https://www.un.org/en/development/desa/population/publications/pdf/family/WFP2017_Highlights.pdf
United Nations, Contraceptive Use by Method 2019. New York, 2019, https://www.un.org/en/development/desa/population/publications/pdf/family/WFP2017_Highlights.pdf
United Nations, Family Planning and the 2030 Agenda for Sustainable Development, New York, 2019, https://www.un.org/en/development/desa/population/publications/pdf/family/familyPlanning_DataBooklet_2019.pdf
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