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Convivenza vs matrimonio: come la prima relazione influenza la divisione dei compiti domestici

Analizzando i dati dell’Indagine ISTAT ‘Famiglie e Soggetti Sociali’, Silvia Meggiolaro e Manuela Scioni mostrano come la suddivisione dei compiti domestici all’interno delle coppie, pur restando sbilanciata a svantaggio delle donne, presenti un andamento più egualitario per quelle il cui primo approccio alla vita a due è stato attraverso la convivenza.

Il lavoro domestico: un lavoro da donne?

Storicamente, il lavoro domestico è stato considerato un’attività di genere, associata principalmente alle donne. A partire dalla fine del ventesimo secolo, con l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, tale divario ha registrato una lenta riduzione. Numerosi studi hanno analizzato la distribuzione dei compiti domestici all’interno delle coppie, in relazione sia alle caratteristiche dei singoli individui che al tipo di unione, con particolare riferimento alle differenze fra matrimonio e convivenza. 

Qui prendiamo in esame una differenziazione più dettagliata tra le varie forme di unioni coniugali e convivenze non matrimoniali, tenendo conto anche del tipo di unione con cui per la prima volta si approccia la vita a due, anche nel caso in cui si tratti di una convivenza prematrimoniale.

Diseguaglianza domestica: un nuovo indice per studiare le disparità tra le mura di casa

Per misurare la distribuzione del lavoro domestico è stato costruito un indice composito che considera i diversi compiti domestici rilevati nell’indagine ‘Famiglie e Soggetti Sociali’ (FSS), organizzati in 3 dimensioni secondo la loro connotazione di genere: prevalentemente femminili, prevalentemente maschili, neutrali (Figura 1).  Nell’indagine, ogni rispondente che vive con un partner doveva indicare se ciascuna di queste attività viene svolta ‘sempre’ dalla donna, ‘di solito’ dalla donna, dalla donna e dall’uomo in parti uguali, ‘di solito’ dall’uomo, ‘sempre’ dall’uomo. Poiché i compiti domestici non possono essere considerati ugualmente impegnativi, ognuno di essi è stato poi pesato a seconda di quanto sia dispendioso in termini di tempo (i pesi usati sono riportati fra parentesi nella Figura 1). Nello specifico, i pesi sono stimati considerando il tempo medio trascorso dagli individui su ciascuna attività, secondo i dati ottenuti dall’indagine “Uso del Tempo” condotta in Italia nel 2013 (per i dettagli si veda Meggiolaro e Scioni, 2024). A ciascun individuo è, quindi, possibile associare un indice il cui valore varia da -2 a 2, con valori negativi che indicano come nella sua coppia sia la donna a svolgere la maggior parte dei compiti, e valori positivi che implicano anch’essi una disuguaglianza di genere, ma dove è invece l’uomo a svolgere più lavoro domestico.

Il valore dell’indice è pari a -0.64 secondo quando riportato dagli uomini e -1.40 per quanto riguarda le donne. Ricordando che l’indice vale 0 in caso di perfetta suddivisione dei compiti domestici ed è negativo quando la suddivisione è a sfavore delle donne, i risultati mostrano come la divisione del lavoro domestico sia fortemente sbilanciata a sfavore delle donne, come riportato sia dagli uomini che dalle donne.  

Ci sono coppie che dividono più equamente i lavori domestici? 

La Figura 2 mostra il valore mediano dell’indice per tipo di coppia e sesso: emerge come, secondo quanto dichiarato dalle donne, la divisione del lavoro domestico è più equa quando il loro primo approccio alla vita a due è stato attraverso una convivenza. Risultati simili sono dichiarati dagli uomini, eccezion fatta per gli sposati in seconde (o successive) nozze che sembrano mostrare una divisione similmente equa. 

L’indagine FSS fornisce molte informazioni utili sulle caratteristiche degli individui coinvolti nella rilevazione, su cosa pensano su certi temi e anche su alcune caratteristiche dei loro partner, come ad esempio l’età, il titolo di studio, la condizione occupazionale, l’eventuale presenza e l’età dei figli. Secondo la letteratura, queste informazioni potrebbero essere fondamentali per capire e spiegare come viene suddiviso il lavoro domestico all’interno della coppia. Tenendo in considerazione tali informazioni nelle nostre analisi si riesce a isolare l’effetto della tipologia di coppia sulla suddivisione del lavoro domestico, depurandolo da quello delle caratteristiche individuali e della coppia stessa.

Per gli uomini, contrariamente a quanto emerge dalla Figura 2, i risultati di queste ulteriori analisi mostrano come la convivenza non implichi una divisione del lavoro domestico più egualitaria, indipendentemente dal tipo di prima relazione. Per le donne, invece, a conferma di quanto suggerito dalla Figura 2, se la convivenza ha costituito il primo approccio alla vita di coppia, il lavoro domestico viene suddiviso in modo maggiormente paritario anche nelle unioni successive. Al contrario, la convivenza non implica una divisione del lavoro più egualitaria se preceduta da matrimonio: in questo caso, l’allocazione tradizionale tipica del matrimonio si ripete nell’attuale unione non coniugale. 

Quindi, se è vero che il matrimonio tende a rafforzare modelli tradizionali di divisione del lavoro domestico, specialmente quando è la prima forma di unione, è anche vero che l’esperienza di convivenza prima del matrimonio sembra avere un effetto duraturo sulla divisione del lavoro domestico, mantenendo una maggiore equità anche dopo la formalizzazione dell’unione o in unioni successive. 

Per saperne di più

Meggiolaro S, Scioni M. (2024). Equality in household labor allocation among married and cohabiting individuals in Italy: the role of unions history. Genus 80, 14 (2024). https://doi.org/10.1186/s41118-024-00224-1

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