Di bassa fecondità in Italia i demografi ne parlano ormai da decenni. Ma le cause del declino a cui stiamo assistendo negli ultimi 15 anni, in particolare, sono ancora ad oggi solo parzialmente comprese. Da una parte sono ampiamente riconosciute le difficoltà “oggettive” a realizzare i progetti familiari, legate soprattutto alle risorse economiche e alla conciliazione, dall’altra, come sottolinea Francesca Luppi, fattori culturali – unitamente alla crisi pandemica – sembrano contribuire a ridurre la desiderabilità del diventare genitori nelle giovani generazioni.
La propensione delle donne che risiedono in Italia ad avere figli si è ridotta in maniera significativa negli ultimi 15 anni. A partire dalla Grande Recessione, il loro tasso di fecondità è infatti calato da 1,42 figli per donna nel 2008 a 1,2 nel 2023.
Quanto questa riduzione della fecondità è legata a una difficoltà ad avere il numero desiderato di figli, e quindi a un rimandare continuamente la scelta fino a non realizzarla pienamente? E quanto invece le giovani generazioni stanno rivedendo le loro priorità di vita? Studi recenti hanno evidenziato che, nelle economie avanzate, un cambiamento generazionale nelle preferenze riguardo a “se” e “quanti” figli avere nella vita potrebbe effettivamente essere in atto, nella direzione di una contrazione sia del desiderio di diventare genitori sia del numero ideale di figli (Aassve et al. 2024; Golovina et al. 2024). E così, mentre in Italia – come in Germania, Spagna e Giappone – le nate nel 1975 hanno duplicato l’incidenza di chi non ha avuto figli nella vita rispetto alle nate nel 1935, arrivando a una percentuale superiore al 20% (addirittura 28% in Giappone – OCSE 2024), in altri paesi si evidenzia la crescita del fenomeno childfree, ovvero di coloro che dichiarano esplicitamente di non volere figli (Golovina et al. 2024). Tuttavia, ad oggi nulla sappiamo di come sono recentemente cambiate le preferenze dei giovani-adulti italiani in merito al fare famiglia. Detto in altri termini, se i giovani di oggi desiderino ancora avere figli e quanti. Per questo, in uno studio recente (Luppi et al. 2024), abbiamo cercato di colmare almeno in parte questa lacuna. Utilizzando i dati del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, è stato possibile infatti ricostruire l’andamento dei desideri e del valore dato all’avere figli nella popolazione di giovani italiani di età compresa fra i 18 e i 34 anni, a partire dal 2012 (post Grande Recessione) fino al 2022 (post pandemia). Quello che emerge è un significativo cambiamento nelle preferenze di fecondità.
Diventa sempre meno comune dichiarare di volere figli nella vita
Un risultato fondamentale è che la probabilità di dichiarare di desiderare almeno un figlio nella vita fra i giovani italiani è scesa dal 95% nel 2012 e all’85% nel 2022 (Figura 1, grafico di sinistra). Ne consegue che i childfree (coloro che alla domanda “Idealmente, se tu non avessi ostacoli di alcuna sorta, quanti figli vorresti avere nella tua vita?” rispondono “zero”) nel 2022 rappresentavano circa il 15% della popolazione giovanile. Se il calo dei desideri era già evidente prima della pandemia di COVID-19, l’avvio della crisi sanitaria ed economica ha accentuato il fenomeno, suggerendo l’ipotesi che sia esito tanto di un cambiamento culturale di lunga data quanto delle incertezze derivate dalla congiuntura sfavorevole.

Riduzione del numero desiderato di figli
Anche fra chi i figli li desidera è stata osservata una contrazione del numero medio di figli che si vorrebbero avere nella vita, ancora una volta soprattutto in epoca pandemica. È interessante notare tuttavia come il modello della famiglia con 2 figli continui ad essere dominante almeno fra chi i figli li desidera (Figura 1, grafico di destra).
Poco valore ai figli?
Per quanto riguarda il valore dato al progetto di avere figli, la percentuale di coloro che pensano che nella vita si sentirebbero pienamente realizzati anche senza diventare genitori rimane costantemente alta nel periodo osservato (sopra il 30%), raggiungendo però l’apice del 40% nel 2021. Oltre il doppio di coloro che non desiderano avere figli nello stesso anno.
Dinamiche di genere
Nell’arco temporale osservato sono le donne più degli uomini a mostrare un aumento più incisivo dell’incidenza di childfree: nel 2022 dichiara di non desiderare figli il 18% delle donne contro il 12% degli uomini. Tale differenza è probabilmente l’esito del perdurare di squilibri nei rapporti di genere, soprattutto sul lato della conciliazione fra realizzazione personale nella sfera lavorativa e familiare. Squilibri che non stanno impattando solo sulle aspettative di fecondità, quindi, ma anche sulla desiderabilità della genitorialità. Quello che emerge è che la pandemia – e la crisi economica che ne è derivata – ha agito probabilmente come acceleratore dei meccanismi della bassa fecondità (Rosina 2022), non solo alimentando un probabile effetto posticipazione, ma anche favorendo, soprattutto dal lato delle donne, una sempre maggior accettazione della “nuova normalità” – che si sta imponendo anche a livello numerico e non solo culturale – di una vita senza figli, vista comunque come pienamente gratificante in termini di realizzazione personale.
Riferimenti bibliografici
Aassve, A., Adserà, A., Chang, P. Y., Mencarini, L., Park, H., Peng, C., … & Jean Yeung, W. J. (2024). Family ideals in an era of low fertility. Proceedings of the National Academy of Sciences, 121(6), e2311847121.
Golovina, K., Nitsche, N., Berg, V., Miettinen, A., Rotkirch, A., & Jokela, M. (2024). Birth cohort changes in fertility ideals: evidence from repeated cross-sectional surveys in Finland. European Sociological Review, 40(2), 326-341.
Luppi, F., Bellani, D., & Rosina, A. (2024). Trends in fertility preferences among Italian young adults. https://doi.org/10.31235/osf.io/ukqnx
OCSE (2024) Society at a glance 2024;
Rosina, A. (2022), “L’impatto sulla natalità, le tensioni familiari: la difficile convivenza e la distanza”, in XXI Secolo – Il Mondo Sospeso. Gli anni della pandemia, Treccani – Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2022: 309- 316