Si potrebbe definire la zanzara come il pericolo pubblico numero uno della salute nei paesi poveri. Ne scrive Steve S. Morgan, riferendosi alla malaria e al quarto di miliardo di casi annuali che genera, ma anche alla dengue, una patologia trasmessa dalla zanzara come la malaria, e che risulta in fortissima crescita nelle fasce tropicali del mondo. Conseguenza della rapida e disordinata urbanizzazione, dell’accresciuta mobilità umana e del cambio climatico.
La zanzara è presente ovunque nel mondo in molteplici varietà dovute all’evoluzione e all’adattamento all’ambiente, da quelli silvestri a quelli urbani. È un vettore di virus e parassiti multiformi, dannosi per gli umani e per molte specie animali. Tra le patologie trasmesse dalla zanzara, la malaria è quella di gran lunga più pericolosa per la specie umana; un piccolo insetto con il quale è stata ingaggiata una battaglia da secoli, che ancora non è stata vinta. L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità, Oms/Who) stima che nel 2022 vi siano stati 249 milioni casi di malaria, e 608mila decessi, in 85 paesi; oltre il 90 per cento dei casi, e dei decessi, si sono verificati in Africa (Figura 1); otto decessi su dieci riguardano bambini con meno di 5 anni. In Italia, la malaria era diffusa in gran parte del paese; negli anni ’80 dell’Ottocento provocava oltre 20mila decessi l’anno, e i malarici, colpiti dalla patologia e fortemente debilitati, erano parecchie centinaia di migliaia. Ma ci sono molte altre patologie trasmesse dalle punture delle zanzare, che oggi possono essere curate, ma che continueranno a costituire una minaccia alla salute, fin quando il grazioso insetto non sarà eliminato dall’ambiente.
La Dengue, una nuova protagonista
Nello schema che segue, dovuto all’Oms, (viene sintetizzata la corrispondenza tra le maggiori specie e le patologie loro connesse. Tra queste la malaria domina, ma nel nostro secolo un’altra patologia, la Dengue1 è andata diffondendosi. Questa provoca un forte stato febbrile, dolori articolari e alle ossa, nausee, irritazione della pelle; nei casi più gravi, fortunatamente poco frequenti, il virus provoca febbri emorragiche gravi e il decesso. L’autorevole sito Epicentro, dell’Istituto Superiore di Sanità, sintetizza così: “Di origine virale, la dengue è causata da quattro virus molto simili (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) ed è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri”
L’aggravarsi della diffusione della dengue ha indotto l’Oms alla creazione di un osservatorio dedicato alla sua sorveglianza, i cui dati per ora sono provvisori e incompleti. I decessi dovuti alla dengue sono un numero modesto, relativamente alle stragi provocate dalla malaria e da altre patologie trasmissibili, ma la dengue allarma le organizzazioni internazionali per la rapidità dell’aumento dei casi e della loro diffusione (Figura 2), e per il rischio sempre presente di mutazioni del virus e della sua gravità. Nel 2000 si registrarono mezzo milione di casi; nel 2023, 6 milioni e mezzo, con 7.300 decessi, e la corsa continua, visto che nel primo semestre del 2024 i casi sono lievitati a 10 milioni e i decessi a 5mila. Questi sono dati “amministrativi”, ma l’Oms dà credito a un modello epidemiologico che stima un numero reale di casi in 390 milioni all’anno, e secondo il quale quasi la metà della popolazione del mondo vive in zone a rischio o potenzialmente a rischio. Nelle zone temperate dove lo habitat della zanzara è più circoscritto o del tutto inadatto, i casi di dengue sono rari, e per lo più riguardanti persone reduci da viaggi in luoghi nei quali hanno contratto il virus per le punture delle zanzare (in Italia: viaggiatori rientrati dalle Maldive o dal Brasile). Qui il rischio è di sottovalutare o ignorare sintomatologie lievi, che possono portare a esiti gravi.
Urbanesimo, cambio climatico, globalizzazione
La crescente diffusione della dengue – e la resistenza della sua sorella maggiore, la malaria – è la conseguenza di molteplici fattori, molti dei quali connessi con l’alterazione delle condizioni ambientali generata dalla disordinata urbanizzazione, dalla crescente mobilità umana, dal cambio climatico e il riscaldamento globale. La dengue – radicata nelle fasce tropicali di America, Africa e Asia – è una patologia frequente soprattutto negli aggregati urbani e nelle aree più degradate, spesso adiacenti a corsi d’acqua o ad acque stagnanti, o in zone umide. La lotta alla dengue consiste essenzialmente, nel controllo del vettore zanzara, e nell’interruzione del contatto con le persone. Povertà, assenza di pianificazione urbana, accresciuta mobilità sono i fattori che sostengono la circolazione del virus e l’accelerazione della sua diffusione. Combatterli e controllarli è assai costoso e non alla portata dei paesi più poveri, dove la dengue sta diventando un problema di salute pubblica, un gravoso onere per la collettività, una perdita di capacità di lavoro e di reddito.
Note
1Parola di origine caraibica, dal swahili dinga, convertito in dengue, che in spagnolo significa smorfia, e si riferisce al fastidio provocato dalla malattia.