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La speranza di vita nel 2023: dove eravamo rimasti?

Nel 2023, l’Italia ritorna ai livelli di longevità del 2019, l’anno prima della pandemia. Stefano Mazzuco sottolinea l’assenza di fasi di crisi durante l’ultimo anno: il Covid continua ad esistere ma il grado di immunizzazione della popolazione appare adeguato per farvi fronte; la sindrome influenzale annuale è stata ben contrastata e le ondate di calore estive hanno inciso sulla mortalità di alcune regioni meridionali, ma solo per un tempo limitato.

Finalmente, nel 2023, l’Italia (e con lei molti altri paesi) ritorna ai livelli di longevità del 2019, l’anno prima della pandemia. Il livello dell’indicatore più noto di longevità si attesta sui 83,1 anni (81,1 per gli uomini e 85,2 per le donne) quando nel 2019 l’aspettativa di vita risultava pari a 83,2 (81,1 per gli uomini e 85,4 per le donne). In effetti, non si sono registrati momenti di crisi particolari durante l’ultimo anno: il Covid continua ad esistere ma la popolazione sembra essere ormai attrezzata dal punto di vista immunitario per farvi fronte, la sindrome influenzale annuale è stata anch’essa abbastanza ben contrastata e le ondate di calore estive sembrano aver inciso solo sulla mortalità di alcune regioni meridionali e per un tempo abbastanza limitato. Va detto che non è solo l’indicatore sintetico della speranza di vita alla nascita a ritornare ai livelli pre-pandemici ma tutta la mortalità per età del 2023 è sovrapponibile a quella del 2019.

Sembra, quindi, chiudersi la parentesi dolorosa della pandemia, ma si sa che le dinamiche demografiche sono lente e le “cicatrici” di quanto sperimentato negli anni precedenti sono ancora visibili. Infatti, si deve tenere conto che in Italia, così come in molti altri paesi, I livelli di longevità erano in evoluzione nel periodo pre-pandemico, un’evoluzione anche abbastanza semplice perché Oeppen e Vaupel hanno fatto notare il trend lineare dell’aspettativa di vita dei paesi più sviluppati (Oeppen & Vaupel, 2002). Questo significa che in assenza della pandemia non avremmo dovuto aspettarci, nel 2023, lo stesso livello di longevità del 2019, ma un livello più elevato: le figure 1, 2, 3 mostrano per ogni regione (rispettivamente del nord, centro e sud Italia) il valore ragionevolmente previsto per gli anni 2020-2023 a partire dal dato del 2019 in confronto con quello osservato1. Come si può vedere, il livello osservato nel 2023 è di circa un anno inferiore a quanto ci saremmo ragionevolmente potuto aspettare nel 2019.

Questo sembra contraddire le aspettative delle Nazioni Unite che nelle proprie previsioni (base 2022) assumeva un ritorno repentino, dopo la parentesi pandemica, non ai livelli del 2019 ma a quelli previsti su base 2019. Infatti, per l’Italia il valore tutt’ora un valore della speranza di vita nel 2023 pari a 84,2, un anno in più di quanto osservato, previsioni troppo ottimiste che dovranno essere riviste.

Gli altri paesi

L’Italia e molti altri paesi sono tornati ai livelli di longevità del 2019 ma non è andata così per tutti, alcuni sono ancora rimasti sotto al livello pre-pandemico. Tra questi possiamo riconoscere due gruppi che fanno capo a due dinamiche diverse: da un lato abbiamo i paesi che durante la pandemia hanno sperimentato un calo dell’aspettativa di vita talmente elevato che ancora non sono riusciti a recuperare pienamente (ad esempio USA e Bulgaria), dall’altro abbiamo i paesi che hanno sperimentato un effetto “ritardato” del Covid (ad esempio la Finlandia) ed è quindi ritardato anche il recupero. Nelle figure 4 e 5, viene mostrato come sia cambiato il “ranking” in termini di longevità di alcuni paesi2. Come si può notare, anche in termine di “ranking” si è tornati alla situazione di partenza, con qualche eccezione (ad esempio la Scozia e Finlandia mostrano un sensibile peggioramento mentre Slovenia, Slovacchia e Polonia crescono). Colpisce vedere che i paesi che erano migliorati in tempi di pandemia (Danimarca, Norvegia, Nuova Zelanda) ritornano tutti nella situazione di ranking precedente, suggerendo che anche per loro gli effetti della pandemia sono stati temporanei.

In sostanza, qualche paese mostra ancora qualche effetto residuo della pandemia, ma la maggior parte di essi è tornata alla normalità, tuttavia, rimane il fatto che abbiamo, in Italia e in molti altri paesi, fermato per 3 anni il processo di miglioramento della longevità.

Riferimenti bibliografici

HMD. Human Mortality Database. Max Planck Institute for Demographic Research (Germany), University of California, Berkeley (USA), and French Institute for Demographic Studies (France). Available at www.mortality.org (data downloaded on April 3rd, 2024). Oeppen, J., & Vaupel, J. W. (2002). Broken limits to life expectancy. Science, 296(5570), 1029–1031.

Note

1La previsione su base 2019 è stata fatta tramite un semplice modello ARIMA. Si noti, tuttavia, che la scelta del modello previsivo è di importanza relativa dato il trend molto semplice (quasi lineare) della speranza di vita nel periodo precedente

2Vengono considerati i paesi per cui lo Human Mortality Database – HMD fornisce i dati:  BGR=Bulgaria, LVA=Lettonia, LTU=Lituania, HUN=Ungheria, SVK=Slovacchia, POL=Polonia, HRV=Croazia, EST=Estonia, USA= Stati Uniti, CZE=Repubblica Ceca, GBR_SCO=Scozia, DEUTNP=Germania, GBR_NIR=Irlanda del Nord, SVN=Slovenia, GRC= Grecia, DNK=Danimarca, PRT=Portogallo, GBRTENW= Inghilterra e Galles, FIN=Finlandia, BEL=Belgio, NLD=Olanda, NZL_NP=Nuova Zelanda, AUT=Austria, LUX=Lussemburgo, FRATNP=Francia, ITA=Italia, NOR=Norvegia, SWE=Svezia, ISL=Islanda, ISR=Israele, AUS=Australia, ESP=Spagna, CHE=Svizzera

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