La riforma delle politiche per la non autosufficienza in Italia è stata approvata con la Legge Delega 33/2023 ma è ancora lettera morta. Con il Decreto Legislativo 29/2024, l’impianto innovativo viene drasticamente smantellato e molte decisioni rinviate, nonostante i pareri politici e tecnici andassero in un’altra direzione. Non mancano alcune note positive, ma è chiaro che, ad oggi, questa non è la riforma di cui anziani non autosufficienti e famiglie hanno bisogno.
Dopo 25 anni di proposte e attese, la Legge Delega 33/2023 “Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” disegna la riforma italiana per la non autosufficienza nella terza età. Al pari di altri paesi europei, come Francia, Spagna e Portogallo, si prevedono cambiamenti strutturali che mettono l’attuale sistema di welfare nelle condizioni di dare risposte appropriate e integrate ai bisogni di anziani non autosufficienti. Tuttavia, con il Decreto Legislativo n.29 del 15 marzo 2024, finalizzato all’attuazione della Legge Delega (articoli 3, 4 e 5), la tanto attesa riforma è stata sostanzialmente smantellata in tre mosse: l’impianto innovativo è stato drasticamente ridimensionato, molte decisioni chiave rinviate e le proposte di modifica sono state ignorate.
Obiettivi innovativi: ridimensionati o rinviati
La Riforma, così come disegnata nella Legge Delega, avrebbe rinnovato l’attuale sistema offrendo ad anziani non autosufficienti e alle loro famiglie un settore di welfare specifico ed unitario. L’attuale frammentazione sarebbe stata superata con lo SNAA – Sistema Nazionale per la Popolazione Anziana non Autosufficiente – una modalità organizzativa permanente basata su un governo unitario degli interventi a titolarità pubblica afferenti alla sanità, al sociale e all’INPS. A tal fine, si sarebbe realizzato un coordinamento tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quello della Sanità per la gestione congiunta degli interventi sociosanitari e per semplificarne l’accesso in un solo percorso unitario e coerente. Lo SNAA è rimasto nel Decreto Legislativo ma per obiettivi meno ambiziosi e innovativi in quanto non vi sarà più una programmazione e gestione interministeriale degli interventi per la non autosufficienza. Rimarrà, infatti, titolarità solo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; il Ministero della Salute non viene nemmeno più menzionato.
Un altro obiettivo innovativo della Riforma consisteva nel ridisegnare la domiciliarità, la residenzialità e l’indennità di accompagnamento in funzione dei bisogni specifici degli anziani non autosufficienti, della loro durata e intensità e per offrire loro la maggior qualità di vita possibile. Il Decreto ridimensiona obiettivi e aspettative dando vaghe indicazioni per gli interventi domiciliari e rimandando le decisioni importanti. Scompare la riforma dell’indennità di accompagnamento che prevedeva di graduare l’importo in base alla gravità del bisogno assistenziale e offriva la possibilità di scegliere tra avere un trasferimento monetario o servizi, così come accade in altri Paesi europei. Viene invece introdotta la sperimentazione per due anni della Prestazione Universale per la Non Autosufficienza che va esattamente nella direzione contraria. La misura si aggiunge all’Indennità di Accompagnamento che rimane immutata, è accessibile solo agli over 80 con un bisogno di assistenza gravissimo e meno di 6.000 euro di ISEE. Inoltre, l’importo di 850 euro è uguale per tutti ed è vincolato all’utilizzo di prestazioni assistenziali a domicilio. In breve, poco o nulla cambia per quanto riguarda i modelli di intervento.
Consultazioni e proposte: ignorate
Il Decreto Legislativo n.29 viene approvato in maniera definitiva dal Consiglio dei Ministri senza modifiche sostanziali rispetto alla bozza. Sono stati ignorati: il parere negativo delle Regioni nella Conferenza Stato-Regioni-Comuni; la richiesta dell’ANCI di reperire maggiori risorse; le osservazioni del Parlamento con decisi cambi di direzione per quanto riguarda la prestazione universale e lo SNAA; le proposte tecniche di 60 organizzazioni impegnate nel settore e riunite nella coalizione “Patto per un nuovo welfare per la Non Autosufficienza”. La Riforma nasce e si sviluppa con tutt’altro stile. Solo tra il 2020 e il 2022, il Ministero della Salute e quello delle Lavoro e delle Politiche Sociali avevano aperto due Commissioni per delineare i possibili contenuti della riforma dell’assistenza della popolazione anziana. Inoltre, la sua introduzione tra gli obiettivi del PNRR nel 2021 avviene a seguito dell’ascolto delle richieste della citata coalizione di scopo, che ha anche contribuito a influenzarne i contenuti con dettagliate proposte tecniche. Tuttavia, proprio nel momento decisivo per l’implementazione della Riforma, le opinioni politiche e tecniche non sono state prese più in considerazione.
Note positive
Non abbiamo ancora la Riforma attesa da decenni ma dei passi avanti sono stati fatti. Il primo riguarda il riordino e la semplificazione del percorso di valutazione per la condizione di non autosufficienza che prevede una valutazione multidimensionale unificata, informatizzata e supportata da strumenti scientificamente validati. Questo intervento è potenzialmente di grande impatto per anziani e famiglie che, ad oggi, si trovano spesso disorientati al momento dell’accesso per poi essere sottoposti a svariate valutazioni. Ci si aspetta quindi un sistema più facile da accedere e navigare. La seconda nota positiva è che, per i diversi rinvii, c’è ancora spazio per azioni riformatrici e interventi volti a migliorare l’attuale offerta pubblica. Ci sono infatti numerosi decreti legislativi e linee guida che dovranno essere scritti, approvati ed attuati; tra questi, gli interventi di riforma per la residenzialità. Infine, il dibattitto sulla riforma della non autosufficienza, attivo già dagli anni Novanta, non aveva raggiunto la copertura mediatica degli ultimi 4 anni. Il settore sta quindi acquisendo una riconoscibilità che non ha precedenti nel panorama italiano e che potrebbe rilevarsi utile in futuro.
Per concludere, se consideriamo il Decreto Legislativo n.19/2024 come l’esito ultimo della Riforma per la non autosufficienza non possiamo che essere delusi. Se invece lo vediamo come una tappa del percorso riformatore, allora c’è ancora spazio per offrire alle famiglie l’assistenza di cui hanno diritto.