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I tassi di suicidio nei paesi scandinavi

L’elevato numero di suicidi negli anni Novanta nei paesi nordici è un fatto noto. Il fatto che i tassi  grezzi siano drasticamente calati negli ultimi 25 anni, adattandosi alla media europea, porta molti a  sostenere che il fenomeno sia ormai risolto; tuttavia, i tassi standardizzati mostrano che questi paesi  sono ancora sopra alla media europea e che di conseguenza il problema sia ancora da considerare. Se i paesi scandinavi sono tra i più felici al mondo restano anche quelli in cui ci si suicida di più. Ce ne parla Martina Gatto. 

Il suicidio nei paesi scandinavi una contraddizione irrisolta 

L’elevato numero di suicidi negli anni Novanta nei paesi nordici è un fatto noto. Il fatto che i tassi  grezzi siano drasticamente calati negli ultimi 25 anni, adattandosi alla media europea, porta molti a  sostenere che il fenomeno sia ormai risolto; tuttavia, i tassi standardizzati mostrano che questi paesi  sono ancora sopra alla media europea e che di conseguenza il problema sia ancora da considerare. Se i paesi scandinavi sono tra i più felici al mondo restano anche quelli in cui ci si suicida di più. Ce ne parla Martina Gatto. 

I suicidi nel mondo

Secondo uno studio del 2019 del Global Burden of Disease1, i tassi dei decessi per suicidio sono diminuiti di un  terzo tra il 1990 e il 2016 a livello mondiale, mentre il numero assoluto di morti per tale causa è  effettivamente aumentato di circa il 7%, da 762 000 a 817 000; si tratta dell’1.49% di tutti i decessi del 2016. 

In generale, i tassi di suicidio negli uomini sono poco più del doppio rispetto alle donne poiché, con una grande variabilità nell’entità di questa differenza tra i sessi nei diversi paesi

Per quanto riguarda l’età, il suicidio risulta essere una delle principali cause di morte tra gli adolescenti, ma  questo non significa necessariamente che sia più probabile si verifichi tra i giovani.. In realtà, i suicidi a livello globale sono più  alti tra le persone di età pari o superiore a 70 anni rispetto alle fasce d’età più giovani. Semplicemente gli anziani, a differenza dei ragazzi, muoiono anche per molte altre cause: il numero di suicidi tra gli  anziani anni è alto, ma inferiore rispetto ad altre cause di morte 

Nel grafico di dispersione in Figura 1 sono confrontati i tassi grezzi di suicidio nel mondo tra il 1990 (mostrato  sull’asse y) e il 2016 (sull’asse x) per 224 paesi nel mondo, secondo i dati dell’Institute for Health Metrics and  Evaluation. I paesi che si trovano lungo la linea tratteggiata risultano avere nel 2016 gli stessi tassi del 1990,  quelli che si trovano al di sopra avevano tassi più alti nel 1990; e viceversa per quelli sotto la linea.  

Il quadro generale è variegato: la maggior parte dei paesi presenta valori  in prevalenza inferiori a 20 su  100 000 nel 1990 e  principalmente sotto i 15 su 100 000 nel 2016, con tassi in calo , soprattutto per quanto  riguarda la zona europea e del nord America. Un numero significativo di nazioni, però, si trova al di sotto  della linea, indicando un aumento dei suicidi in questi 25 anni.  

Naturalmente i dati vanno letti con cautela perché non sempre è facile determinare con certezza un suicidio e in molti paesi vengono seguite procedure diverse.

Nord Europa: felici, ma non tutti

Finlandia, Danimarca, Svezia, Norvegia e Islanda, queste nazioni appaiono in linea con il  resto dell’Europa: i tassi grezzi di suicidio sono diminuiti in modo deciso negli ultimi 25 anni e, anzi, come si  può vedere in Figura 2 risultano in calo addirittura ad una velocità maggiore rispetto alla media dell’Unione  Europea. Questo sembrerebbe in linea con quanto emerge dagli studi sulla felicità che mettono questi paesi ai vertici della graduatoria (vedi altro articolo Gatto su Neodemos).

Tuttavia se si utilizzano dei tassi standardizzati per età, a partire dai dataset  disponibili su Eurostat2 e su OECD3 Data il quadro cambia notevolmente.  

I tassi di mortalità standardizzati per i paesi europei usati nella figura 2  sono calcolati sulla base di una popolazione europea standard  definita dall’OMS; in questo modo è possibile migliorare la comparabilità nel tempo e tra i paesi, poiché indipendenti dalle diverse strutture per età delle popolazioni. OECD, invece, considera i tassi standardizzati  in base all’età per la popolazione dell’OCSE del 2010. 

Leggendo i tassi di suicidio standardizzati si nota che quelli delle regioni scandinave, confrontati in questo modo, rimangono molto alti e superiori sia alla media europea (10.33) che a quella dei paesi OCSE (10.69) – ad eccezione della Danimarca che, in entrambi i casi, è lievemente inferiore alla media. I loro numeri sono paragonabili a paesi in via di sviluppo come Cile e Romania e sono addirittura più alti di paesi di gran lunga più poveri e in difficoltà, come Brasile, Messico e Perù. Facendo un confronto con nazioni come Italia e Grecia ci rendiamo conto che nonostante questi ultimi non godano degli stessi livelli di welfare e benché il loro debito pubblico sia molto più elevato, i relativi tassi di suicidio sono più bassi di due o tre volte rispetto ai paesi scandinavi.  (figure 3 e 4).

Non è possibile individuare un’unica causa per questo paradosso felicità-suicidi, dal momento che numerosi fattori contribuiscono in modo interconnesso a spiegare e condizionare il fenomeno; tuttavia, si possono identificare alcune motivazioni culturali e sociali sistematicamente prevalenti.

Secondo una pubblicazione del Nordic Council of Ministers4, i cinque fattori che influenzano i livelli di infelicità in tutto il mondo sono nell’ordine: 

– problemi di salute: dove la violenza, la criminalità e il rischio di povertà sono limitati, come nei paesi nordici, le preoccupazioni per la salute tendono ad occupare maggiormente la consapevolezza delle persone, con un maggiore effetto negativo sul benessere
– disagio psicologico: il 12.3% della popolazione dei paesi nordici è in condizioni di infelicità e di dolore psicologico, percentuale che sale al 13.5% nei giovani tra i 18 e i 23 anni e al 16% negli anziani over 80.
– differenze di reddito
– disoccupazione
– isolamento sociale: contatti sociali e  fiducia interpersonale siano indispensabili per una buona percezione della vita; nei paesi nordici è però presente una marcata relazione tra età e mancanza di socialità: gli anziani, infatti, hanno più raramente contatti con la propria cerchia di conoscenti rispetto ai giovani.

Note

1 The Lancet, cur. Global Burden of Disease 

2 Eurostat, cur. Death due to suicide, by sex 

3 OECD, cur. Suicide rates 

4 Nordic Council of Ministers, cur. In the Shadow of Happiness

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