Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

I vecchi di oggi non sono più quelli di una volta

L’invecchiamento demografico è un fenomeno ormai intrinseco della civiltà odierna. Da anni si cerca di trovare una risposta, una soluzione, una via d’uscita a questo problema, perché è così che spesso viene considerato un Paese “vecchio”, un problema. Come ci spiega Alessia Belli, basterebbe cambiare il punto di vista con il quale lo si osserva per ottenere un quadro completamente diverso e una visione del tutto innovativa.

Ad oggi, una popolazione vecchia è sinonimo di crisi, di retrocessione, di difficoltà economiche, sociali, culturali e sanitarie. L’Italia ne è la più ovvia dimostrazione: poche nascite, molti anziani e tante conseguenze negative. In realtà la situazione è molto più complessa e profonda di quanto si possa credere.

Oggi una persona si definisce anziana al suo ingresso alla soglia dei 65 anni di età compiuti. Fino a qualche anno fa questa soglia descriveva a pieno lo stato dell’anziano, in termini di età media, di stato di salute e speranza di vita.
D’altra parte, negli ultimi anni si è assistito ad un allungamento della vita media, ad un miglioramento delle condizioni di salute in età avanzate e, anche, ad uno slittamento in avanti dell’età pensionistica. Il 65enne di oggigiorno non è lo stesso di 70 anni fa.

Per questo motivo è necessario un adattamento, e magari anche un cambiamento, degli attuali indici di struttura, in modo tale da poter tener conto dell’evoluzione a cui, periodicamente, è soggetta una popolazione.
L’aggiornamento degli indici demografici, infatti, non solo permette di ottenere un quadro più veritiero, realistico ed affidabile dell’invecchiamento all’interno di una popolazione ma, rappresenta anche il primo passo verso una nuova visione ed interpretazione di tale fenomeno, come quella proposta dall’invecchiamento attivo.

A che età si diventa vecchi?

Il bisogno di un aggiornamento delle misure di invecchiamento era già stato notato anni fa, come testimoniano De Vergottini, Billiter, Laslett, Cagiano de Azevedo, Livi Bacci e molti altri che avevano già formulato nuove interessanti proposte per far fronte ai cambiamenti della popolazione.
Confrontando la piramide delle età italiana di 70 anni fa con quella attuale del 2022 è possibile osservare come la struttura della popolazione italiana sia notevolmente mutata (figura 1).


Ormai si può solo parlare di popolazione italiana vecchia: le nascite, anno dopo anno, diminuiscono mentre le persone ad età elevate aumentano.
Ma quando una persona può essere definita anziana? Dall’osservazione della piramide delle età del 2022, la soglia più corretta può essere associata a quella dei 75 anni. Infatti, è possibile osservare una decrescita più rapida della frequenza percentuale delle classi proprio dai 75 anni in poi.
L’aggiornamento più urgente, quindi, riguarda la suddivisione in classi della popolazione. Si propone, quindi, la creazione di nuove classi, incentrando il cambiamento su una diversa soglia di ingresso all’età anziana, ossia, quella dei 75 anni:

  • P[0,14]bambini: popolazione giovane non attiva nella società a causa della tenera età e dipendente dalla parte attiva della popolazione;
  • P[15,66]lavoratori: popolazione attiva nella società, indipendente e lavoratrice;
  • P[67,74]pensionati: popolazione attiva nella società, indipendente, non lavoratrice ma partecipante alla vita dinamica attraverso attività come il volontariato;
  • P75+anziani: non attivi nella società, dipendenti dalla parte attiva della popolazione.

Per maggior concretezza, bisognerebbe considerare valida la classica suddivisione fino agli anni ’90 e, successivamente, utilizzare la nuova.
Nonostante l’aggiornamento delle misure, il cambiamento è stato comunque notevole dato che, indubbiamente, la popolazione italiana è invecchiata: le persone vivono più a lungo, le condizioni di salute migliorano, le nascite diminuiscono e gli anziani di oggi non possono più essere definiti come tali.
Una popolazione vecchia, però, non deve essere necessariamente un problema: è un problema nel momento in cui lo si affronta come tale.

Vecchio e malato: un binomio superato

Un’altra interessante proposta riguarda lo studio degli anziani in buona e cattiva salute. Considerare anziana, infatti, la persona over 65 che gode di ottima salute è in contrapposizione con il concetto d’invecchiamento attivo.
Si propone, quindi, l’indice di buona salute, ossia una nuova misura di invecchiamento che tiene conto anche della qualità della vita ad età estreme:

IBS = “ogni 100 persone con le stesse caratteristiche, l’indice di buona salute indica quante persone over 65 godono di buona salute”
Questo indicatore conferma, quindi, che ½ della popolazione tra i 65 e i 75 anni di età è in buone condizioni di salute, mentre ben ⅔ degli over 75 non sono in condizioni ottimali.
Di conseguenza, slittare la soglia d’ingresso all’età anziana dai 65 ai 75 anni è più che ragionevole anche dal punto di vista delle condizioni fisiche, della possibilità di essere attivi nella società e dell’invecchiamento sia della popolazione in generale sia della singola persona (Figura 2).

Le nuove proposte confermano, quindi, un invecchiamento sempre più presente in Italia, ma non così esplosivo come lo si percepisce oggi: è vero, gli anziani sono aumentati, il numero di giovani e di nascite è crollato e la vita media si è allungata, ma la verità è che la società non è stata in grado di reagire in maniera positiva e attiva al cambiamento.

Il resto del mondo

L’analisi incentrata sull’Italia mostra come un aggiornamento delle misure di invecchiamento sia, ad oggi, indispensabile. In realtà il rinnovamento non dovrebbe riguardare solo l’Italia ma, in generale, qualsiasi popolazione.
A titolo esemplificativo: il Giappone è il Paese più vecchio al mondo con una situazione senile simile a quella dell’Italia, anche se più aggravata; l’Irlanda e il Sud Africa, invece, sono rispettivamente il secondo Paese più giovane d’Europa e il Paese con più popolazione giovane al mondo, di conseguenza, presentano una situazione completamente opposta all’Italia; gli Stati Uniti e l’Australia sono dei Paesi in cui l’invecchiamento non è ancora del tutto esploso come in Italia ma, in un futuro prossimo, gli anziani supereranno i giovani.

Queste tre tipologie di popolazioni permettono di considerare tutte le sfaccettature dell’invecchiamento. In ogni caso, il risultato è sempre lo stesso: la popolazione muta con il tempo e con essa tutte le sue caratteristiche sociali, economiche, culturali e sanitarie.
L’aggiornamento, di conseguenza, deve essere fatto in funzione di questi cambiamenti e di ogni singolo Paese.

Considerazioni

In generale, l’aggiornamento delle misure di invecchiamento costituisce solo un primo passo verso una nuova visione dell’invecchiamento che vede l’anziano come una risorsa e non come un peso per la società, come proposto dall’invecchiamento attivo.
Indubbiamente, la strada da percorrere è ancora lunga ma, se si inizia ad avere la consapevolezza che l’anziano può anche non essere visto come un problema da risolvere o un peso che grava sulle spalle dei giovani, allora il cambiamento inizierebbe fin da subito.

Per saperne di più

R. Cagiano de Azevedo, G. Capacci, (2006), Invecchiamento e svecchiamento della popolazione Europea

ISTAT, (2021), Previsioni della popolazione residente e delle famiglie in Report Previsioni Demografiche

ISTAT, (2020), Invecchiamento Attivo e Condizioni di Vita degli Anziani in Italia

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