La popolazione mondiale procede inesorabilmente verso un progressivo invecchiamento. Come potrà influire questo fenomeno sul cambiamento climatico? Si tratta di un processo che potrà in qualche modo frenare l’impatto sull’ambiente o, al contrario, servirà ad incentivarlo ulteriormente? Luca Venturi propone alcuni spunti di riflessione sulle relazioni tra due delle più grandi sfide che l’umanità si trova a dover fronteggiare.
Due processi lenti ma inesorabili
La popolazione mondiale sta invecchiando. Si tratta di un fenomeno ben noto che si sta verificando non solo nei paesi ricchi ma anche nel mondo povero. Secondo le stime delle Nazioni Unite nel World Population Prospect 2022, nel 2018 per la prima volta nella storia dell’umanità, le persone di 65 anni o più hanno superato i bambini sotto i cinque anni. Oggi, il numero di ultrasessantacinquenni è pari a 771 milioni, tre volte quelli che erano presenti nel 1980. Si prevede che la popolazione anziana raggiungerà i 994 milioni entro il 2030 e 1,6 miliardi entro il 2050, più del doppio rispetto ai bambini sotto i 5 anni.
L’invecchiamento della popolazione è un processo lento ma inesorabile così come il cambiamento climatico. Diventa allora lecito chiedersi quali possono essere i collegamenti tra questi due fenomeni di importanza epocale e, in particolare quali possono essere gli effetti sul cambiamento climatico di una popolazione che invecchia. Si tratta di un processo che potrà in qualche modo frenare l’impatto sull’ambiente o, al contrario, servirà ad incentivarlo ulteriormente?
Anziani e mobilità sul territorio
Un primo aspetto che si può analizzare è la mobilità degli individui, la quale ha un forte impatto sulle dinamiche climatiche in termini di emissione di gas, in particolare CO2. Uno studio sviluppato dalla Commissione Europea nel 2008, riporta l’utilizzo di veicoli motorizzati in base all’età del conducente e l’anno di rilevazione in tre paesi europei (Danimarca, Olanda e Regno Unito).
Dalla figura 1 si nota che le classi più anziane percorrono distanze inferiori rispetto a quelle percorse dagli appartenenti alle classi più giovani. Si potrebbe dunque concludere che, da questo punto di vista, le prime abbiano un impatto climatico molto più contenuto. È tuttavia necessario osservare che le abitudini potrebbe modificarsi nel tempo. Vi sono alcuni segnali che indicano una crescente propensione degli individui anziani ad utilizzare veicoli a motore per i propri spostamenti. Il progressivo miglioramento della situazione fisica e cognitiva che caratterizza gli anziani potrebbe infatti portare questi ultimi ad assumere comportamenti ‘da giovani’ con un maggiore utilizzo dell’automobile, convergendo quindi con i comportamenti dei meno anziani.
Anziani e consumi domestici
Un secondo importante aspetto da analizzare è il consumo domestico, in quanto anche esso contribuisce all’emissione di gas dannosi per il clima. La figura 2 descrive la spesa annua domestica in elettricità, gas e altri combustibili per adulto, distinguendo per paese e classe di età.
Nella maggior parte dei paesi, gli individui di età superiore ai 60 anni spendono una quota più elevata in consumo domestico rispetto alle classi di età più giovani. Questa considerazione vale soprattutto per coloro che sono in età molto avanzate, i quali trascorrono in casa un maggior numero di ore giornaliere.
I dati sembrano dunque dimostrare che esiste un trade-off, in termini di classi di età, tra il contributo alle emissioni causato dalla mobilità e quello causato dai consumi domestici. È tuttavia fondamentale sottolineare che il cambiamento nelle abitudini delle classi di età può alterare questa situazione nel medio-lungo periodo. Inoltre, vi sono altri comportamenti che potrebbero identificare un diverso impatto ambientale in base all’età. Ad esempio, il minor ricorso a viaggi a lunga distanza e la minore partecipazione al processo produttivo evidenziano un minor impatto sull’ambiente da parte dei più anziani.
Gli anziani e la questione ambientale
Le ricerche empiriche dimostrano che gli anziani sono dell’opinione che il denaro pubblico debba venire impiegato per politiche riguardanti il breve periodo; a questo punto è lecito supporre che essi attribuiranno, alla necessità di combattere il cambiamento climatico, una minore importanza rispetto alle classi di età più giovani. Una ricerca svolta tra il 2012 e il 2015 su 605 osservazioni di età compresa tra i 18 e i 90 anni (Andor, Schmidt e Sommer, 2018) ha mostrato che l’54% degli intervistati considera “molto importante” combattere il cambiamento climatico. Tuttavia, osservando le risposte per età dell’intervistato (figura 3) si nota che la quota di chi ritiene il problema ambientale molto importante decresce nelle età più anziane dove aver toccato un picco intorno ai 60 anni. Eppure, sono proprio gli anziani i più esposti al cambiamento climatico. In Europa, proprio nelle ondate di calore estive, sempre più frequenti a causa dell’azione umana, si registrano picchi di mortalità soprattutto nella popolazione più anziana. Si stima che nel 2003 il numero di vittime in Europa arrivò a circa 50000, 20000 delle quali solo in Italia, che fu il paese più colpito (Poumadére et al. 2005).
Invecchiamento e cambiamento climatico: due sfide da affrontare
In conclusione, ci sono alcuni elementi che suggeriscono un minor impatto sull’ambiente da parte della popolazione anziana. Allo stesso tempo però, gli anziani sembrano anche meno sensibili alle questioni climatiche rispetto ai più giovani. Questo almeno per gli anziani di oggi, che hanno vissuto lunghi tratti della propria esistenza in periodi nei quali il cambiamento climatico non veniva percepito come una priorità. Gli anziani di domani, che oggi sono giovani, potrebbero avere una maggiore sensibilità verso questo tema e attribuirgli una grande importanza anche in età più avanzate.
Bibliografia
Environment and Ageing, Final Report (2008) European Commission Directorate-General Environment. COWI.
Andor M., Schmidt C.M., Sommer S. (2018) Climate Change, Population Ageing and Public Spending: Evidence on Individual Preferences. Ecological economics, 151: 173-183.
Poumadère, M. Mays, C., Le Mer, S. and Blong, R. (2005): “The 2003 Heat Wave in France: Dangerous Climate Change Here and Now”, Risk Analysis, 25(6): 1483-1494.