Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

L’ambiente, la popolazione, i demografi e la COP28

Lo scorso 13 dicembre si è chiusa a Dubai la Cop28, con un compromesso che ha permesso di evitare un clamoroso insuccesso. Nel darne conto, Neodemos sottolinea alcuni temi – relativi ai rapporti tra popolazione, cambio climatico e ambiente – di particolare interesse per la demografia.

L’ambiente, la popolazione, i demografi e la COP28

Il 13 dicembre scorso, Sultan al-Jaber, presidente della COP28 ha chiuso a Dubai due settimane di lavori e ha posto il sigillo all’accordo raggiunto dai paesi partecipanti, contenuto nel documento finale1. La figura di Sultan al-Jaber sintetizza bene il travaglio e le ambiguità che permeano il mondo, alle prese col tema del clima (e dell’ambiente): uomo con vasta formazione, scientifica e economica, è il capo della grande compagnia petrolifera degli emirati (EAU) e fondatore di Masdar, una potente società che investe in energie rinnovabili, e che al-Jaber gestisce tuttora. Insomma: petrolio oggi – vale il 40% dell’energia consumata nel mondo – e energie pulite domani, punto di partenza e traguardo di arrivo della transizione energetica. Una transizione piena di problemi e di ambiguità.

I risultati della COP28 sono stati accolti con un misto di sollievo – per chi temeva un clamoroso fallimento – e di disillusione – per chi ritiene troppo lenta e disordinata l’azione internazionale. John Silk, capo delegazione delle Isole Marshall (uno dei 39 SIDS, Small Islands Developing States), 42mila abitanti in 29 atolli e 5 piccole isole, ha definito l’accordo “una canoa che fa acqua dalla chiglia bucherellata che però dobbiamo mettere in acqua perché non disponiamo di altre soluzioni”.  

L’accordo raggiunto non contiene indicazioni vincolanti per gli stati, ma contiene raccomandazioni circa gli indirizzi da seguire, gli obbiettivi da centrare, e le politiche da porre in atto – senza obblighi e senza penalità. I documenti finali prodotti da questi consessi internazionali sono generici, ma servono per sensibilizzare gli stati e la comunità internazionale, le istituzioni private e pubbliche, attorno ai grandi temi globali. Concorrono alla costruzione di un clima culturale favorevole a concrete azioni politiche.  Il documento finale (“Stocktake”) sottolinea il fatto che per limitare il riscaldamento globale a 1,5° rispetto alla media pre-industriale “occorre una profonda, rapida e sostenibile riduzione delle emissioni di gas serra del 43% nel 2030 (rispetto al 2019) e del 60% nel 2035, al fine di ridurre a zero le emissioni nette nel 2050”. Ma siamo già in ritardo rispetto a questi obbiettivi, che richiedono un triplicarsi delle energie rinnovabili e un raddoppio dell’efficienza energetica prima del 2030; l’abbandono del carbone come fonte di energia; un’accelerazione delle azioni volte a ottenere un sistema globale senza combustibili fossili, attorno alla metà del secolo. Questo concetto viene ribadito, invocando una “uscita dall’uso dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato e equo, e accelerando le azioni necessarie in questo critico decennio”. Una uscita che deve tener conto, però delle particolari circostanze dei vari paesi, dando così a questi principi una certa elasticità nella loro applicazione. 

Non è nelle competenze di Neodemos l’analisi, la valutazione e la critica dell’accordo, che sono ampiamente discussi da centri di ricerca e siti specializzati. Tuttavia, le relazioni tra popolazione, cambiamento climatico e ambiente sono argomenti centrali per i demografi e la demografia: sette di questi sono i seguenti.

1 – Il cambio climatico e il riscaldamento globale sono di natura antropogenica e legati alla crescita della popolazione, che pur rallentata, aggiungerà un altro paio di miliardi agli otto già raggiunti nel prossimo mezzo secolo.

2 – Le ricadute sullo stato di salute delle popolazioni sono incerte, e richiedono puntuali analisi, particolarmente nelle zone più colpite dall’aumento delle temperature (il Mediterraneo è una delle aree maggiormente esposte e vulnerabili del mondo).

3 – Molte centinaia di milioni di persone vivono in regioni che stanno subendo acuti processi di desertificazione, con ricadute graduali sulle migrazioni interne e internazionali

4 – L’effetto combinato dell’aumento del livello del mare e dell’aumento di frequenza e intensità di eventi metereologici straordinari pongono in una situazione di vulnerabilità crescente le popolazioni insediate nelle basse aree costiere, che hanno una crescita demografica assai più intensa di quella delle regioni interne. 

5 – Per quanto sopra detto, le piccole isole-stato degli oceani sono a rischio di spopolamento, dovuto anche alla sommersione dei loro territori.

6 – La migrazione e intrusione umana nelle aree fragili del pianeta, e particolarmente nelle foreste pluviali, ha effetti climatici complessi, compromette la biodiversità e gli equilibri ambientali in vaste aree del mondo, con conseguenze globali.

7 – I grandi addensamenti umani e le megacittà sono “bombe energetiche” che richiedono energia in modo sproporzionato e producono inquinamento di aria, suolo e acque che si estende ben oltre la loro superficie.

Sette argomenti, quelli sopra richiamati, sui quali i demografi, e la demografia, sono invitati a rivolgere la loro attenzione. 

Fonte figura www.climate.gov

note –  1United Nations, First Global Stocktake, FCCC/PA/CMA/2023/L.17, 13 dicembre 2023 

PDFSTAMPA

Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche