Nel 2065, secondo le ultime previsioni dell’Istat, la popolazione italiana potrebbe contare oltre dieci milioni di abitanti in meno rispetto ad oggi. Stefano Mazzuco riferisce sul metodo seguito nel formulare le ipotesi che sottostanno a questo risultato, e le ragioni della più accentuata contrazione demografica rispetto alle previsioni formulate nel 2017.
Le nuove previsioni della popolazione italiana pubblicate dall’ISTAT il 26 novembre modificano al ribasso quanto previsto nel 2018: per il 2065 si prevede che la popolazione residente ammonti a 49 milioni di persone, contro i 54 milioni previsti nel 2018. Anche i principali parametri demografici (numero medio di figli per donna e speranza di vita alla nascita) vengono modificati al ribasso (si veda Tabella 1) mentre per quanto riguarda il saldo migratorio si prevede una sostanziale stabilità sui livelli attuali.
Queste previsioni sono tuttavia in linea con quanto previsto dalle Nazioni Unite (48,6 milioni) e più ottimistiche delle previsioni prodotte dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (44,5 milioni) e decisamente più pessimiste rispetto ad Eurostat (54,9 milioni). Al di là del confronto con le previsioni fatte dagli istituti internazionali viene da chiedersi quale sia il motivo di una revisione così al ribasso rispetto alle edizioni precedenti, non solo per quanta riguarda la popolazione ma anche per i principali parametri demografici. I motivi sembrano essere più di uno.
Troppo ottimismo nel passato?
Nel suo rapporto l’ISTAT fa notare che la base di partenza per queste previsioni (1 gennaio 2020) è molto diversa da quelle delle precedenti edizioni. In particolare, l’ultima previsione prima di quella attuale ha una base di 60 milioni e 400 mila abitanti, mentre quelle attuali partono da una base di 59 milioni e 600mila abitanti. Ma se la popolazione italiana nel 2020 è così bassa rispetto alle previsioni, questo significa che in passato si è stati troppo ottimisti. Riguardo alla fecondità, ad esempio, il numero medio di figli per donna osservato nel 2020 è pari a 1.24, quando l’ultima previsione per lo stesso anno era di 1.34. I numeri riportati in Tabella 2 mostrano, in generale, che le passate previsioni tendevano a ipotizzare un aumento della fecondità che, per ora, nei fatti non si è realizzata. La nuova versione continua a prevedere una fecondità in aumento, e il numero medio di figli per donna previsto per il 2065 (1,54) è molto vicino alle previsioni delle scorse edizioni (1.59), ma ovviamente la base di partenza è più bassa di quanto sperato.
Nuovo panel di esperti
Le precedenti versioni delle previsioni demografiche si basavano su una metodologia che prevede il contributo di un panel di esperti, i quali sono chiamati a fornire delle ipotesi sull’evoluzione futura dei principali indicatori demografici. Queste ipotesi vengono in seguito utilizzate per definire non solo la previsione della popolazione, ma anche l’incertezza ad essa legata. Questa metodologia è stata definita da Billari, Graziani e Melilli (2012). In questa nuova versione, l’ISTAT ha utilizzato un nuovo panel di esperti, più numeroso (86 esperti invece di 24) e soprattutto consultato in un momento diverso, nel 2019 quando il numero medio di figli per donna era pari 1.27 diminuito rispetto all’1.35 osservato nel 2015, anno in cui il precedente panel ha formato il suo parere. È del tutto verosimile che tale trend decrescente abbia influenzato le opinioni degli esperti, portandoli sempre ad ipotizzare un nuovo aumento della fecondità nei prossimi anni, ma con minore velocità
Effetto Covid
L’Istat ha dovuto fare i conti anche con un evento non prevedibile fino a poco tempo, quale è stato il Covid. Nella nota metodologica si specifica che si è tenuto conto di questo aspetto applicando una componente correttiva di nowcasting: di fatto si correggono i valori delle previsioni (che hanno base, ricordiamolo, all’1 gennaio 2020, quindi appena prima dell’esplosione dell’epidemia) alla luce dei dati riscontrati fino alla prima metà del 2021. Si tiene conto, quindi dei circa 100mila decessi in più registrati nel 2020, del numero eccezionalmente basso delle nascite (404mila) e della contrazione delle migrazioni. In questo modo, si è cercato di tenere conto dell’effetto di breve termine della pandemia, mentre se ci saranno effetti di medio-lungo termine, questi non rientrano nelle ipotesi previsive. Naturalmente, questa componente correttiva non fa altro che ridurre ulteriormente la base di partenza delle previsioni, determinando quindi un ulteriore calo della popolazione prevista.
La proiezione delle forme familiari
La novità introdotta quest’anno dall’ISTAT è la previsione delle forme familiari con cui si aggregheranno gli italiani nei prossimi anni. In realtà, per questo aspetto, sarebbe più corretto parlare di proiezioni, un’estrapolazione nel futuro delle dinamiche attuali per mostrare cosa succederebbe se i trendi osservati finora continuassero anche nel futuro. La metodologia è ripresa da quanto fatto dall’istituto di statistica australiano (ABS, 2019). I risultati sono un aumento, nei prossimi vent’anni delle famiglie unipersonali, una diminuzione delle coppie con figli e un aumento delle coppie senza figli, per un globale aumento delle famiglie, le quali, tuttavia, tendono a diventare sempre meno numerose.
Conclusione
Le previsioni demografiche prodotte dall’Istat sono, come abbiamo visto, al ribasso ma questo sembra essere una naturale conseguenza di come si sono evolute le componenti demografiche del paese negli ultimi anni, oltre all’impatto determinato dalla pandemia. Infatti, si prevede un ulteriore calo delle future nascite, in particolare a partire tra il 2040 e il 2050, arrivando a circa sole 350mila nascite all’anno ma questo calo non dipende da una minore propensione a fare figli ma da un decrescente numero di donne in età fertile. Un fenomeno noto come “trappola demografica”: la ormai cronica bassa fecondità sta determinando un numero sempre più basso di donne, le quali, essendo poche, non riusciranno a risollevare il numero di nascite.
Riferimenti bibliografici
ABS – Australian Bureau of Statistics (2019), Household and Family Projections, Australia methodology. Reference period: 2016 – 2041.
Billari, F.C., Graziani R. e Melilli E. (2012), Stochastic population forecasts based on conditional expert opinions. Journal of the Royal Statistical Society. Series A. 175(2): 491-511.