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Oltre l’inverno demografico, verso un futuro che fa (un po’) paura

L’Istat ha recentemente pubblicato i dati dell’indagine “Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri” realizzata nel 2023. Cinzia Conti* ci offre un primo resoconto dei risultati in cui emerge da un lato un forte desiderio di vivere in coppia e di avere figli e dall’altro una diffusa ansia verso il futuro, soprattutto tra le ragazze. Questi dati indicano la necessità di politiche mirate per ridurre l’incertezza e migliorare le prospettive per le nuove generazioni.

L’Istat ha recentemente pubblicato i primi dati dell’Indagine Istat “Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri” realizzata nel 2023 su un campione di quasi 40 mila giovanissimi tra gli 11 e i 19 anni. I dati confermano che, nonostante i mutamenti sociali che interessano il Paese, i giovanissimi desiderano ancora avere figli e anche abbastanza presto. Non è, quindi, nelle intenzioni espresse dalle nuove generazioni che bisogna cercare le ragioni della bassa fecondità italiana, ma nella difficoltà di realizzare queste intenzioni nel mondo degli adulti.

Spiragli di speranza

Dall’indagine Istat emerge netta la voglia dei giovani di vivere in coppia. Il 74,5% dei giovanissimi pensa che da grande vivrà con un partner mentre solo il 5,1% immagina di vivere da solo. Gli indecisi superano di poco il 20%. Tra coloro che hanno espresso l’intenzione di vivere in coppia, il matrimonio resta la modalità ampiamente più diffusa per formare una famiglia (72,5%). 

Anche i figli restano tra i desideri dei giovanissimi italiani, sebbene con sacche di indecisione (Figura 1): il 69,4% dei ragazzi e delle ragazze vuole dei figli, il 21,8% è indeciso e l’8,7% dice di non volerne. Tra le ragazze è leggermente più alta la quota di coloro che non vogliono figli (10,3%). La forte incidenza degli indecisi dipende probabilmente anche dalla giovanissima età dei rispondenti che vedono ancora lontana l’esperienza di diventare genitori. Anche il numero dei figli desiderati lascia aperta la porta della speranza: il 61,5% dei giovanissimi che pensa di avere figli ne vorrebbe due, l’8,8% un solo figlio, il 18,2% tre o più, mentre il restante 11,5% pur asserendo di volerne non ne indica quanti. Si pensi che tra le donne della generazione del 1973 quelle che non hanno avuto figli sono state circa il 22%, mentre il 42% ha avuto un solo figlio e il 28% due. 

Inoltre, i giovani vorrebbero vivere presto, prima di quanto avvenga ora, l’esperienza genitoriale. In Italia, nel 2022 l’età media delle madri al primo figlio è di 31,6 anni. Il 65% dei giovanissimi pensa di avere un figlio entro i 30 anni (il 14,6% prima dei 26 anni) e solo il 2,6% colloca la nascita del primo figlio dopo i 35 anni. Per le ragazze la quota di coloro che pensa di avere il primo figlio entro i 30 anni raggiunge il 71,6%. 

Si tratta di segnali molto positivi in un paese come il nostro che fanno pensare che sia possibile  agire con opportune politiche per ridare slancio alla demografia italiana. Il punto è che però il desiderio di genitorialità dei giovanissimi italiani si inserisce in un quadro non privo di profonda incertezza, tanto profonda da fare paura.

Ma il futuro fa paura… specie alle ragazze

I ragazzi tra gli 11 e i 19 anni che vivono in Italia non vedono un futuro roseo davanti a loro. Se infatti in generale il 41,3% dei giovanissimi dice che il futuro lo affascina, il 32,3% ne ha paura, il 26,5% non sa o non pensa al futuro. Tra l’altro, nel tempo i timori dei ragazzi sembrano aumentare. Rispetto all’indagine Istat condotta nel  2021, appena usciti dall’emergenza COVID-19, la quota di coloro che si sentono affascinati dal futuro è diminuita di quasi 5 punti percentuali, mentre è cresciuta di 5 punti e mezzo quella di chi ha paura.

In linea con quanto emerso già nel 2021, le ragazze evidenziano un maggiore timore per l’avvenire. La percentuale che ha paura del futuro (42,1%) è infatti ampiamente superiore a quella di coloro che ne sente il fascino (35,9%). Per i maschi la situazione è ribaltata e la quota di coloro che sono affascinati dal futuro è del 46,3%, mentre solo il 23,1% dice di averne paura. Tra le femmine è anche più bassa l’incidenza di coloro che non pensano al futuro o non sanno esprimersi (22%) rispetto ai maschi (30,6%). Essere giovane nel nostro Paese non è facile, essere una giovane donna è ancora più difficile.

Un futuro al di fuori dell’Italia

È evidente quindi che, al di là di politiche dedicate a favorire la ripresa della natalità, è necessario lavorare per ridare più in generale fiducia alle giovanissime generazioni e in particolare alla componente femminile, offrendo ai ragazzi e alle ragazze eque chances di vita. Senza un cambio di rotta ampio sull’attenzione riservata dalle politiche ai giovani e senza un mutamento delle condizioni della transizione verso l’età adulta sarà infatti non solo difficile che le intenzioni di fecondità espresse oggi possano tradursi in comportamenti di domani. Inoltre, rischiamo anche di vedere andare fuori dall’Italia questi giovanissimi spaventati dal mondo che verrà. Sono molti infatti quelli che vedono un futuro all’estero (Figura 2). Oltre il 34% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni da grande vorrebbe vivere in un altro Paese e anche in questo caso sono le ragazze che ipotizzano di lasciare l’Italia più frequentemente dei loro coetanei maschi. Infatti, tra le giovanissime – sia italiane sia straniere – la quota di coloro che vogliono vivere all’estero da grandi è più elevata di quella riscontrata per i loro coetanei maschi: rispettivamente il 37,9%, contro il 30,7%. Sicuramente siamo di fronte a generazioni cosmopolite che sognano di muoversi liberamente nel mondo, ma non sfugge che a vedersi all’estero sono proprio quelle ragazze che più dei ragazzi hanno paura del futuro.

* Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori, e non riflettono necessariamente quelle dell’istituzione di appartenenza

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