All’inizio degli anni Cinquanta del Novecento, su iniziativa dell’Italia, cominciarono le trattative fra il governo italiano e quello tedesco per il reclutamento dei Gastarbeiter, che si conclusero con un accordo bilaterale fra i due paesi firmato il 20 dicembre 1955. Nel 1957 fecero seguito i Trattati di Roma che introdussero la libera circolazione per i cittadini degli stati membri e rappresentano l’inizio della costruzione dell’Unione Europea. Attualmente in Germania coesistono la generazione dei Gastarbeiter e una seconda e terza generazione di Italo-Deutsche caratterizzati da identità miste. Dopo anni di stagnazione si può osservare dagli anni Novanta una ripresa dell’emigrazione italiana verso la Germania, con un aumento costante degli arrivi: dalle 24.502 persone nel 2010 alle 70.339 nel 2014 (Statistisches Bundesamt). Se inizialmente si trattava di una “nuova mobilità europea” favorita dal processo d’integrazione europeo, con la crisi finanziaria ed economica in Europa è iniziato un nuovo periodo di migrazione interna dettata dalla necessità e dal bisogno. Fra i nuovi arrivati non ci sono solo giovani, single e laureati, ma anche tante persone con un diploma di scuola secondaria e molti gruppi familiari.¹ Come nel passato anche per i nuovi arrivi le reti sociali giocano un ruolo importante, con la differenza che oggi si tratta spesso di reti virtuali (blog) che come una “colonia interna virtuale” forniscono informazioni e permettono una prima sistemazione. Ma anche queste reti moderne possono essere vincolanti, favorendo le relazioni all’interno delle reti sociali ma, di fatto, limitando i contatti con ciò che è al di fuori.².
Negli anni 50 e 60 gli italiani si sono dovuti confrontare con forme di rifiuto e pregiudizi, oggi il rischio è di una immagine stereotipata legata a quell’idea di italianità che vive nell´immaginario tedesco e che lascia poco spazio a forme sfumate di identità. Agli stereotipi vengono associati determinati lavori e attività, per esempio quelle di ristoratori e pizzabecker³, frenando in parte per le successive generazioni prospettive diverse e l’accesso ad altri settori[4]. La generazione dei Gastarbeiter associava all’emigrazione un miglioramento delle prospettive di vita per i figli e un’ascesa sociale verso white- collar job. Ed infatti i dati mostrano che l´industria (dove sono occupati nel 1 marzo 2015 31,6% degli italiani) è ormai superata dal settore dei servizi con il 68,3% degli occupati. Tuttavia il desiderato white collar é non di rado il colletto bianco del cameriere o del commerciante, poiché la gastronomia e il commercio, con rispettivamente il 15,6% ed il 14,1% , rappresentano i comparti più importanti per gli occupati di origine italiana[5]. Tuttavia ci sono esempi di persone di origine italiana che con successo sono attivi in diversi settori come medici, giornalisti, dirigenti sindacali o di imprese, professori etc.
Una particolarità italiana è il basso tasso di occupazione femminile (34,7%) rispetto alle altre immigrazioni della EU (per esempio Spagna 41,8%, Grecia 38,5%, Francia 39,7%, Croazia 46,0%) . Ci sono comunque importanti differenze regionali, che sono da ricondurre alla situazione del mercato del lavoro e alle specificità regionali.
Come partecipano gli italiani alla vita tedesca? Nel settore scolastico per anni gli scolari italiani hanno avuto performance negative, per effetto di un sistema scolastico molto selettivo che premia alunni provenienti da famiglie con un elevato capitale culturale. Attualmente le carriere scolastiche dei ragazzi di origine italiana sembrano migliorate, ed è da sperare che i circa 6.000 scolari italiani giunti in Germania negli ultimi due anni possano accedere con successo ai diversi livelli formativi[6].
Come cittadini dell´Unione Europea gli italiani dispongono del diritto elettorale attivo e passivo a livello comunale e di circondario[7]. La partecipazione alle elezioni è però bassa e i pochi rappresentanti eletti non sono conosciuti a livello nazionale, non sono presenti nelle discussioni pubbliche e non influenzano i dibattiti politici . Gli Italiani sono diventati grazie a Barilla, Prosecco, Armani and Co. una superficie di proiezione della “buona degustazione e del buon gusto italiano” e sono parte della quotidianità. Solo ogni tanto la quotidianità comune è disturbata, come è avvenuto dopo i fatti di Duisburg, quando «Der Spiegel» ha pubblicato un articolo, nella rubrica Ausländer (e non EU Bürger), con il titolo “Weiße Weste für die Parallelwelt”(Una veste bianca per un mondo parallelo), usando appunto il concetto di mondi e società paralleli.
Per saperne di più
¹ Pichler, E, 2015, Gastarbeiter, Italo-Deutsch e “nuovi mobili”. Immigrazione italiana a 60 dagli Accordi bilaterali fra l´Italia e la Germania, in Licata, D. (curatrice), Rapporto Italiani nel Mondo 2015, Todi, pp. 245-253,
²Pichler, E. , 2014, Dai vecchi pionieri alla nuova mobilità. Italiani a Berlino tra inclusione ed esclusione”, in Elettra De Salvo-Gherardo Ugolini-Laura Priori, a cura di, Italo-Berliner. Gli italiani che cambiano la capitale tedesca, Mimesis, Milano-Udine, , pp. 25-40
³ Non solo nel linguaggio quotidiano viene spesso usato il termine “beim Italiener” per indicare che si è stati o si va, ecc. presso un ristorante italiano. Questo stereotipo viene riprodotto per esempio anche nei media. In un intervista, il politico social-democratico e ora Ministro degli Esteri Steinmeier alla domanda su un incontro con un altro politico rispose: «Manchmal treffen wir uns sogar zufällig beim Italiener» (Qualche volta ci incontriamo per caso dall´Italiano). Cfr., «Tagesspiegel»19 agosto 2013.
[4] Pichler, E.: 2014 Von Gastarbeiter/-innen zu neuen Mobilen. Soziale Milieus der italienischen Migration, in: Pfeffer-Hoffmann (Hrsg.), Arbeitsmigration nach Deutschland, Berlin, S. 417-448.
[5] Bundesagentur für Arbeit 2015, Beschäftigung von Staatsangehörigen der EU-Mitgliedsstaaten in Deutschland. 31.03.2015, Nürnberg, 2015
[6] Mercator Institut (Hrsg.): 2015, Neu zugewanderte Kinder und Jugendliche im deutschen Schulsystem. Bestandsaufnahme und Empfehlungen. Mercator-Institut für Sprachförderung und Deutsch als Zweitsprache
und Zentrum für LehrerInnenbildung der Universität zu Köln. Köln, 2015
[7] Pichler, E.: 2005, La partecipazione ai diritti di cittadinanza politica degli italiani in Germania- The partecipation to citizenship rights of Italian Migrants in Germany, in: Studi Emigrazione, 2005/158, Dossier: Italian Migrants in Germany. S. 309-326