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Obiettivi di Lisbona nel campo dell’’istruzione e della formazione: a che punto siamo?

Nel 2000, il Consiglio Europeo, riunito a Lisbona, si propose l’ambizioso obiettivo di trasformare l’Unione europea “nell’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile e una maggiore coesione sociale”.
Obiettivi ambiziosi, ma …
La strategia concertata per il raggiungimento dell’obiettivo entro il 2010 riguardava diversi settori. Nei campi dell’istruzione e della formazione furono esplicitate cinque aree prioritarie di intervento, con relativi livelli di riferimento da raggiungere:
  • diminuzione degli abbandoni precoci (dispersione scolastica): percentuale non superiore al 10% al 2010;
  • aumento dei laureati in matematica, scienze e tecnologia (MST): aumento almeno del 15% in dieci anni;
  • aumento dei giovani che completano gli studi secondari superiori: al 2010 almeno l’85% della popolazione ventiduenne;
  • diminuzione della percentuale dei quindicenni con scarsa capacità di lettura: nel 2010 almeno del 20% rispetto al 2000;
  • aumento della media europea di partecipazione a iniziative di apprendimento permanente (o lifelong learning), almeno fino al 12% della popolazione adulta in età lavorativa di 25/64 anni.
Ogni anno la Commissione presenta al Consiglio europeo una relazione, detta Rapporto di primavera, che esamina in dettaglio i progressi compiuti nei 27 paesi dell’Unione Europea.
Il grafico, tratto dal progetto di relazione per il 2008, segnala le differenze nei cammini verso i diversi obiettivi: mentre l’aumento dei diplomi di laurea in MST (matematica, scienze e tecnologia) ha già abbondantemente superato l’obiettivo posto per il 2010, nel caso della dispersione scolastica (abbandoni) e del completamento degli studi superiori l’avvicinamento agli obiettivi procede a ritmi molto lenti. Quanto poi al contenimento della quota di giovani con scarse capacità di lettura, la tendenza sembra essere quella di un peggioramento della situazione anche rispetto ai livelli del 2000.
E l’Italia?
Come si colloca l’Italia in questo quadro europeo di luci e di ombre?
La tabella successiva riassume la situazione nazionale e la confronta con la media europea.
Fonte
Parametro
Obiettivo 2010
UE 27 2000
UE 27 2006
ITA 2000
ITA 2006
posizione assoluta ITA
dinamica relativa ITA
Dispersione scolastica
Eurostat/IFL
% 18-24 abbandoni prematuri
< 10 %
17,60%
15,30%
25,30%
20,80%
+
Diplomi III livello (lauree) in matematica, scienze e tecnologia
Eurostat
crescita media annua
+ 15% v.a. in dieci anni
4,70%
11,30%
=
+ +
Completamento ciclo secondario superiore
Eurostat/IFL
% 20-24 che ha completato
> 85 %
76,60%
77,80%
69,40%
75,50%
+ +
Discenti con scarsi risultati in lettura
OCSE-PISA
% 15enni di livello 0 o 1
< 17 %
21,30%
24,10%
18,90%
26,40%
– –
Partecipazione all’apprendimento permanente
Eurostat
% 25-64
> 12 %
7,10%
9,60%
4,80%
6,10%
Fonte: Elaborazioni dal Progetto di relazione congiunta 2008 del Consiglio e della Commissione sull’attuazione del programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010”
La penultima colonna della tabella indica la posizione dell’Italia in Europa relativamente ai valori assoluti dei diversi parametri: in quattro casi su cinque i valori italiani sono peggiori della media dell’Unione europea a 27. Solo per i diplomi di III livello nelle discipline matematiche, scientifiche e tecnologiche la situazione italiana è allineata alla media europea: 13,3 diplomati per 1000 giovani in età compresa tra 20 e 29 anni, rispetto a al dato europeo di 13,1 per 1000.
L’ultima colonna fa invece riferimento alla dinamica relativa dell’Italia in Europa: nella lotta alla dispersione scolastica, nella diffusione del completamento del ciclo secondario superiore e soprattutto nella crescita delle lauree in MST i progressi italiani degli ultimi anni sono stati più intensi di quelli complessivamente registrati sulla scena europea. Conviene però notare che, per tutti e tre gli indicatori, l’Italia partiva da livelli inferiori alla media dell’UE a 27.
Deludente risulta invece il ritmo di crescita della partecipazione ad attività di formazione degli adulti, con un aumento della partecipazione dal 5% al 6% in sei anni, e l’obiettivo del 12% ancora lontano. Ancora più preoccupante è l’aumento dei quindicenni apparentemente incapaci di comprendere quel che leggono: un fenomeno diffuso all’intero continente – e che ha avviato una riflessione sulla metodologia delle indagini Ocse-Pisa (http://www.pisa.oecd.org/) – con un arretramento più marcato dell’Italia, scivolata in questi anni sotto la media europea.
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