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Migrazioni internazionali in Italia. Scenari futuri a confronto.

Prevedere i flussi migratori è molto difficile, poiché questi sono legati a molteplici fattori sociali, economici e politici, che spesso mutano rapidamente. Marcantonio Caltabiano mette a confronto le più recenti previsioni dei flussi migratori con l’estero dell’Italia elaborate da Istat, Eurostat e Population Division delle Nazioni Unite. I risultati sono molto diversi e diverso è l’impatto sul futuro della popolazione italiana, oscillando tra un profondo declino e una limitata contrazione del numero dei residenti.

Migrazioni internazionali in Italia

Tra tutte le componenti della dinamica demografica la più difficile e complessa da prevedere sono i movimenti migratori con l’estero. Questo perché gli spostamenti da e verso altri paesi non sono influenzati solo dalle scelte individuali e dalla congiuntura economica, ma anche dalle politiche migratorie dei singoli stati di partenza e di arrivo, e più in generale da fattori geopolitici, il cui impatto a breve e lungo termine non è sempre facile da valutare o prevedere per chi elabora le previsioni. Inoltre, i dati esistenti possono non essere pienamente rappresentativi del fenomeno per problemi di sottoregistrazione dei flussi, sia in entrata sia in uscita, mentre a volte mancano dati dettagliati sulla composizione per sesso ed età dei flussi migratori.

La variabilità dei movimenti migratori è ben rappresentata dall’andamento del saldo migratorio netto con l’estero dell’Italia negli ultimi vent’anni (Figura 1), influenzato da eventi come cambiamenti normativi in Italia (ad esempio regolarizzazioni di stranieri già presenti), ingresso nell’Unione Europea di altri stati (Romania tra tutti), congiuntura economica, come mostrato da Tucci, Bonifazi e Di Fraia qui su Neodemos (neodemos – Una nuova misura delle migrazioni italiane – 21 marzo 2023).

Scenari a confronto

Per l’Italia esistono previsioni piuttosto diverse tra loro dell’evoluzione futura del saldo migratorio netto con l’estero, elaborate rispettivamente dalla Population Division delle Nazioni Unite, da Eurostat e dall’Istat. In Tabella 1 si mette a confronto il saldo con l’estero previsto nello scenario di base e/o mediano delle ultime tre previsioni elaborate da ciascun di questi enti per il periodo 2025-2080. 
Come si vede livelli e tendenze sono molto diversi tra loro. La Population Division stima un saldo migratorio netto con l’estero dell’Italia positivo ma nettamente inferiore a quello delle altre due istituzioni. Inoltre, mentre nelle previsioni ONU del 2017 e del 2019 il saldo migratorio è destinato a ridursi gradualmente nel tempo, nell’ultima versione (2022) questo è previsto costante ed è stato ribassato anche nei primi anni della previsione rispetto alle versioni precedenti.
Eurostat prevede invece un saldo migratorio positivo e notevolmente più elevato rispetto a quello Istat e delle Nazioni Unite, solo leggermente declinante nel tempo. Rispetto alle previsioni del 2015, il valore stimato del saldo migratorio è stato innalzato sia nel 2019 sia nel 2023. 
Infine, la previsione Istat si colloca a metà strada tra le altre due, con valori decrescenti nel tempo del saldo migratorio netto, che tra la previsione con base 2018 e quella con base 2021 è stato ribassato, specialmente nei primi anni.
Queste notevoli differenze tra previsori sono dovute alle diverse metodologie e ipotesi sottostanti. Per approfondimenti rimandiamo ai documenti originali in bibliografia. 
In sintesi, la Population Division ha previsto flussi costanti nel tempo rispetto alla stima del saldo migratorio del periodo pre-COVID-19, tenendo conto anche delle politiche governative e dei flussi di immigrati irregolari e di rifugiati, per cui è previsto che due terzi rientrino in patria entro cinque anni dall’arrivo.
Eurostat (per cui la metodologia delle previsioni 2023 non è ancora stata pubblicata) nella previsione 2019 delle immigrazioni dai paesi extra-UE tiene conto della spinta attrattiva dovuta alla riduzione della popolazione attiva (WAFM – working-age feedback mechanism). 
L’Istat, che ha basato le sue previsioni su un modello multiregionale, si è avvalsa delle opinioni di esperti (86, reclutati tra i partecipanti al convegno dell’Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione del 2019) che hanno fornito le loro stime di ingressi e uscite da/verso l’estero al 2050 e al 2080, quest’ultimo condizionatamente al livello previsto al 2050. Il modello probabilistico utilizzato per la previsione è stato elaborato a partire da queste stime.

Conseguenze su ammontare struttura della popolazione italiana

Ipotesi molto differenti sui flussi migratori con l’estero generano, come prevedibile, una evoluzione piuttosto diversa della popolazione italiana nel corso di questo secolo. In Tabella 2 raffrontiamo le stime al 2050 e al 2070, estratte dalle previsioni più recenti di ciascuna istituzione. 

La popolazione italiana nei prossimi cinquant’anni è destinata molto probabilmente a declinare, ma in maniera nettamente differente tra previsioni. Dai 58,850 milioni stimati dall’Istat al primo gennaio 2023 si passerà ad appena 44 milioni al 2070 (-14 milioni) secondo le Nazioni Unite o a 53 milioni secondo Eurostat (solo -5 milioni), mentre la quota di over 64 nella popolazione oscilla tra il 33,6% di Eurostat e il 37,4% della Population Division. Per quanto riguarda la quota di bambini e ragazzi le differenze sono invece molto più contenute, in quanto questa componente risente soprattutto delle differenze nelle ipotesi sui livelli di fecondità futura, leggermente più elevati per Istat. Infine, la popolazione adulta scenderà di circa dieci punti percentuali, meno secondo Eurostat, più secondo la Population Division, tendendo a stabilizzarsi dopo il 2050, per l’uscita delle generazioni molto numerose nate negli anni del baby boom. 

In conclusione, il declino della popolazione italiana è inevitabile, a meno di saldi immigratori ancora maggiori rispetto a quelli previsti da Eurostat, o di una decisa ripresa della fecondità, che al momento non sembra essere all’orizzonte. Tuttavia, il declino potrebbe essere meno pesante abbinando politiche di sostegno alle nascite (come evidenziato da Alessandro Rosina su Neodemos ( Sette punti per un piano condiviso sulla natalità) a politiche di gestione dei flussi migratori dall’estero che non siano esclusivamente di rigida chiusura, ma di guida e governo degli arrivi.

Per saperne di più

Istat (2022). Previsioni della popolazione residente e delle famiglie con base 1/1/2021, Collana Statistiche Report, 22 settembre 2022.

Eurostat, Directorate F: Social statistics, Unit F-2: Population and migration (2020). Methodology of the Eurostat population projections 2019-based (EUROPOP2019), Technical Note ESTAT/F-2/GL, 30 April 2020. 

United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division (2022). World Population Prospects 2022: Methodology of the United Nations population estimates and projections. UNDESA/POP/2022/TR/NO. 4.

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