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Il ruolo dell’origine e della destinazione sulla fecondità degli immigrati in Italia e Regno Unito

La fecondità delle donne straniere può essere legata sia all’effetto della migrazione stessa, sia alle norme dei due contesti, di origine e di destinazione. Eleonora Mussino e Stefano Cantalini studiano i principali meccanismi che legano immigrazione e comportamenti riproduttivi comparando la fecondità dei migranti (dalla Polonia e dalla Romania verso l’Italia e il Regno Unito) con quella dei non migranti all’origine e dei nativi alla destinazione.

Le preferenze e i comportamenti di fecondità sono una delle dimensioni chiave dell’integrazione degli immigrati nelle società di destinazione. Da un lato, infatti, essi possono essere visti come un indicatore di integrazione culturale, poiché sono il risultato dell’influenza delle norme culturali e sociali della società dalla quale l’individuo proviene. Dall’altro lato, essi possono essere considerati come un indicatore indiretto dell’integrazione socioeconomica, dal momento che possono dipendere dalle condizioni, dai vincoli e dalle opportunità che gli immigrati sperimentano nella società di destinazione.

Sulla base dei dati delle Rilevazioni sulle Forze di Lavoro realizzate tra il 2009 e il 2015, abbiamo potuto studiare la fecondità degli immigrati e delle immigrate provenienti da due paesi di origine (Polonia e Romania) e residenti in due paesi di destinazione (Italia e Regno Unito), includendo nelle nostre analisi sia la popolazione immigrata che quella stanziale rimasta nella società di origine e i nativi nella società ricevente. Si sono così potuti mettere in risalto da una parte le differenze tra i due paesi, di origine e di destinazione, e dall’altra l’effetto della migrazione stessa.

Ci siamo focalizzati su migranti provenienti da paesi a bassa fecondità come la Polonia e la Romania, che hanno in media una propensione inferiore di avere figli prima o intorno al momento della migrazione (Tønnessen e Mussino, 2020). Abbiamo così potuto più facilmente verificare la presenza o meno di un processo di adattamento degli immigrati agli standard di fecondità del paese ricevente, che però in questo caso, e contrariamente al solito, sono su valori medi più elevati di quelli del paese di origine. Si tratta quindi, eventualmente, di un “adattamento dal basso”. Inoltre, abbiamo analizzato i modelli riproduttivi non soltanto per le donne immigrate, ma anche per gli uomini, adottando poi una prospettiva di coppia che ci ha consentito di studiare il ruolo delle scelte migratorie familiari sulla fecondità.

Il focus europeo del nostro lavoro è particolarmente rilevante in un’Europa che sta ancora attraversando la transizione dalla Brexit. La migrazione intraeuropea sta guadagnando sempre più attenzione, in particolare quella riguardante la Polonia e la Romania, che negli ultimi anni hanno sperimentato una massiccia emigrazione, diretta soprattutto verso altri paesi europei e, più specificamente, verso l’Italia e il Regno Unito.

La fecondità di polacchi e rumeni in Italia e nel Regno Unito

Sia le donne polacche che quelle rumene hanno meno figli rispetto alle native nel paese di destinazione (fig. 1 e 2). Inoltre, i rumeni (sia uomini che donne) presentano una fecondità simile a quella degli stanziali all’origine, soprattutto nel Regno Unito, il che suggerisce un modello di forte socializzazione per questo gruppo (valori “modello” di fecondità interiorizzati fin dall’infanzia). 

Abbiamo anche riscontrato rilevanti effetti di composizione/selezione, poiché i due gruppi di migranti hanno profili sociodemografici diversi sia dagli stanziali all’origine che dai nativi alla destinazione. Inoltre, essi si “autoselezionano” in maniera diversa a seconda del paese di destinazione: la componente meno istruita degli Est europei si trasferisce in Italia, e quella più istruita punta verso il Regno Unito. Questi effetti di composizione/selezione non contribuiscono a spiegare le differenze di fecondità tra migranti e nativi nel paese di destinazione, ma riducono leggermente il divario tra coloro che migrano nel Regno Unito e gli stanziali, come emerge dal confronto dei coefficienti di modelli di regressione (rispettivamente il secondo e il terzo) che controllano o meno per titolo di studio e condizione occupazionale (figg. 1 e 2). 

Tenendo anche conto del tempo trascorso nel paese di destinazione, sembra emergere un meccanismo di disruption per gli immigrati e le immigrate, soprattutto per chi si trasferisce in Italia (fig. 3). Cioè: gli immigrati dell’Europa orientale hanno una bassa fecondità nei primi anni dopo la migrazione, a causa dei costi, della separazione dalla famiglia di origine e delle difficoltà incontrate dopo lo spostamento, come ad esempio la ricerca di un lavoro, l’interruzione delle reti sociali e il cambiamento delle condizioni di vita. Infatti, i migranti in Italia dall’est Europa si spostano spesso come precursori, lasciando coniuge e figli nel paese d’origine e deprimendo così la fecondità nel breve termine. Nel lungo periodo, però, si assiste a una riduzione del divario tra immigrati (e immigrate) e nativi in Italia, un recupero che può essere in parte determinato dal ricongiungimento familiare, ossia dal fatto che il partner e i figli raggiungono il coniuge/genitore dopo aver ammortizzato i costi della migrazione.

Al contrario, nel Regno Unito, anche se i migranti in coppia mostrano una fecondità relativamente alta, non emerge la stessa dinamica per durata del soggiorno nel paese di destinazione.

Tuttavia, il recupero di fecondità è risultato più lento rispetto a quanto rilevato in studi precedenti (ad esempio, Lübke, 2015), e questa relativa lentezza sembra da collegare più all’ipotesi di disruption – unita al ricongiungimento familiare nel lungo periodo – che all’ipotesi di adattamento. Questo spiegherebbe anche perché i polacchi, in particolare, hanno una fecondità più bassa rispetto ai nativi e agli stanziali. 

Per saperne di più

Lübke, C. (2015). How migration affects the timing of childbearing: The transition to a first birth among polish women in Britain. European Journal of Population31(1), 1-20.

Mussino, E., & Cantalini, S. (2022). Influences of origin and destination on migrant fertility in Europe. Population, Space and Place, e67.

Tønnessen, M., & Mussino, E. (2020). Fertility patterns of migrants from low-fertility countries in Norway. Demographic Research42, 859-874.

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