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Afrodiscendenti e discriminazione in America Latina

In America Latina 134 milioni di persone, il 21% della popolazione della regione, sono afrodiscendenti, ovvero discendono da persone ridotte in schiavitù in Africa, e tratte forzatamente in America durante il periodo coloniale e per buona parte dell’Ottocento. Si tratta di una grande collettività che tuttora affronta enormi problemi di discriminazione e esclusione sociale.

Oltre dieci milioni di africani furono forzatamente trasportati in America, dai primi contatti con gli europei fino alla completa abolizione della schiavitù alla fine del xix secolo. Il peso di una tragica storia incombe ancora su un continente che ha fatto grandi passi avanti sulla strada dello sviluppo, ma nel quale il solco delle discriminazioni razziali e dell’esclusione sociale non è stato ancora rimosso.

L’ identificazione della popolazione afrodiscendente

L’America Latina é una regione che si caratterizza per una popolazione molto diversa, che va dalle popolazioni indigene a quelle di origine europea, da persone di origini asiatiche a quelle discendenti dagli schiavi africani. Secondo un rapporto della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL) delle Nazioni Unite1, nel 2020 queste ultime erano 134 milioni, rappresentando il 20,9% della popolazione regionale. La cifra é una stima basata sui dati degli ultimi censimenti disponibili, nei quali si include una domanda di autoidentificazione riguardante la discendenza africana. La inclusione di questa domanda nei censimenti è il risultato della pressione dei movimenti sociali afrodiscendenti per il diritto alla informazione e alla visibilità statistica: nei censimenti intorno all’anno 2000 solo 8 di 20 paesi incorporarono domande sull’autoidentificazione etnica, intorno al 2010 questi aumentarono a 14, e per i censimenti del 2020 si prevede che tutti i paesi, meno Haiti e la Repubblica Dominicana, includeranno il quesito sull’autoidentificazione. Tuttavia, per Haiti, si può ragionevolmente assumere che la quasi totalità della popolazione sia di origine africana; nella Repubblica Dominicana, tale qualità può evincersi dalla risposta al quesito circa la lingua parlata, assumendo che coloro che parlano la lingua creola siano afrodiscendenti (probabilmente sottostimandone il numero) (Fig. 1). 

La distribuzione territoriale della popolazione afrodiscendente

In termini assoluti, gran parte della popolazione afrodiscendente latinoamericana vive in Brasile (108 milioni di persone), cui seguono con cifre assai minori Haiti (11 milioni), Cuba (4 milioni) e Colombia (3,5 milioni). In termini relativi, Haiti è il paese nel quale gli afrodiscendenti rappresentano la percentuale piú alta della popolazione nazionale (95,5%), seguito dal Brasile (50,9%), Cuba (35,9%) e Panama (8,8%). In America Latina, si identificano tre poli di insediamento delle persone afrodiscendenti: gli insediamenti storici legati ai territori di arrivo nell’ epoca del traffico di schiavi (come la costa del Pacifico, e quella dei Caraibi in Colombia), le aree legate alla migrazione da paesi limitrofi (ad esempio la migrazione degli afro-caraibici verso Panama avvenuta verso la fine del XIX e l’inizio del XX secolo durante la costruzione del canale) e le principali città, dove la presenza degli afrodiscendenti é sia di vecchia data, come luoghi di destinazione della tratta degli schiavi, sia piú recente, frutto dei processi migratori interni collegati allo sviluppo economico. 

Discriminazione e disuguaglianze strutturali

Gli effetti della schiavitú, che per secoli ha plasmato le societá dell’America Latina, si sentono ancora oggi. Nonostante le persone afrodiscendenti abbiano tratto beneficio dallo sviluppo economico e sociale avvenuto nella regione, il progresso é stato insufficiente per superare il razzismo e le profonde disuguaglianze strutturali. Secondo i dati piú recenti disponibili, in Brasile, il tasso di povertá della popolazione afrodiscendente (25,5%) é piú del doppio di quello del resto della popolazione (11,0%) e le morti annuali per omicidio tra i giovani afrodiscendenti (22.136) sono quasi il quintuplo di quelle tra il resto dei giovani (4.679). Risultati simili si osservano negli altri paesi della regione e per altri aspetti dello sviluppo, come l’istruzione, la salute, il lavoro o l’accesso alle infrastrutture di base. In Colombia, il tasso di mortalitá infantile della popolazione afrodiscendente (26,3 per mille) é 10 punti superiore a quello del resto della popolazione (16,0 per mille). In Perú, solo il 29,8% degli afrodiscendenti maggiori di 15 anni possono accedere a internet dalle loro case, contro il 50% per il resto della popolazione. Inoltre, le disuguaglianze razziali si incrociano con quelle di genere: ad esempio in Guatemala, il 49,7% delle donne tra 15 e 29 anni non studiano né sono occupate nel mercato del lavoro, mentre tra i giovani uomini non afrodiscendenti questa percentuale scende al 14,7%. E siccome le persone che vivono in povertá o hanno minore accesso ai servizi di salute soffrono peggiori conseguenze in caso di malattia, in tempi di pandemia del Covid-19 le popolazioni afrodiscendenti hanno minore copertura vaccinale, maggiore frequenza di infezione e maggiore mortalità per Covid-192

Sono pertanto prioritarie, nell’agenda delle azioni di politiche sociali dei paesi, quella azioni tendenti ad assicurare la piena partecipazione delle persone afrodiscendenti nella vita sociale, implementando i loro diritti civili e politici, proteggendo le loro identità culturali, e eliminando tutte le forme di discriminazione razziale che ancora esistono. Deve essere anche chiaro che lo sviluppo economico, da solo, e non integrato in più vaste politiche, non è sufficiente per raggiungere queste finalità. 

Note

 1 Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL), Afrodescendientes y la matriz de la desigualdad social en América Latina. Retos para la inclusión, Santiago del Cile, Nazioni Unite.

2 Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL), Las personas afrodescendientes y el COVID-19: develando desigualdades estructurales en América Latina, Informes COVID-19, Santiago del Cile, Nazioni Unite.

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