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La diffusione di nuovi modelli familiari: quali conseguenze per le disuguaglianze di istruzione secondo l’origine sociale?

Utilizzando dati ISTAT, Raffaele Guetto e Nazareno Panichella si domandano se la diffusione di nuovi modelli familiari abbia inasprito le disuguaglianze di istruzione secondo l’origine sociale. I figli che vivono in famiglie monogenitoriali o con due genitori conviventi hanno, in effetti, esiti scolastici peggiori rispetto ai figli di due genitori sposati. Tale svantaggio, tuttavia, è fortemente eterogeneo a seconda del livello di istruzione dei genitori e del tipo di esito scolastico considerato, confermando solo in parte l’ipotesi secondo cui la Seconda Transizione Demografica sarebbe foriera di nuove disuguaglianze sociali.  

Negli ultimi decenni si è assistito a profondi cambiamenti nei modi di fare famiglia, e in particolare a una crescente diffusione di separazioni e divorzi, convivenze e nascite fuori dal matrimonio, che hanno riguardato anche l’Italia, seppur con notevole ritardo rispetto agli altri paesi europei,. Questi mutamenti, riconducibili alla Seconda Transizione Demografica, avrebbero influenzato un progressivo aumento delle disuguaglianze nelle opportunità di vita degli individui (McLanahan, 2004). Ma è vero?

Lo svantaggio dei giovani che vivono in famiglie monogenitoriali e con genitori conviventi

Sulla base dei dati ISTAT della Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (2005-2014) in Italia, abbiamo potuto verificare l’esistenza di un’associazione statistica tra tipologia familiare e scelte scolastiche all’interno di un campione di 123.045 adolescenti di età compresa tra i 15 e i 16 anni. (Guetto e Panichella, 2019).

Gli esiti scolastici considerati sono due. Il primo è la probabilità di essere iscritti ad una scuola superiore di 5 anni, a prescindere dallo specifico indirizzo scelto: in questo caso si analizza la probabilità di evitare situazioni di forte svantaggio, quali l’iscrizione a corsi professionali che non danno accesso diretto all’Università o addirittura la mancata frequenza negli anni dell’obbligo scolastico. Il secondo esito riguarda la probabilità (incondizionata) di essere iscritti al liceo classico o scientifico: in questo caso si analizza la probabilità di aver scelto gli indirizzi più “prestigiosi” e a cui fa seguito, normalmente, l’iscrizione all’università.

I coefficienti di regressione presentati in Tabella 1 mostrano le differenti probabilità di iscrizione, per i due esiti considerati, dei ragazzi che vivono con due genitori biologici conviventi e in diverse forme di famiglia monogenitoriale rispetto allo standard di riferimento, rappresentato dai ragazzi che vivono con entrambi i genitori biologici sposati. I risultati mostrano che ragazzi e ragazze che vivono in famiglie monogenitoriali soffrono di uno svantaggio rispetto ai figli di due genitori sposati, tranne nel caso della vedovanza e dei genitori soli mai sposati quando si analizza l’iscrizione al liceo classico o scientifico. Ad essere particolarmente svantaggiati sono i figli che vivono con un solo genitore risposato o convivente (6 e 8 punti percentuali di svantaggio, a seconda dell’esito considerato).

Mentre i risultati relativi alle famiglie monogenitoriali sono in linea con la letteratura (Amato, 2010), più difficile era ipotizzare il forte svantaggio associato al vivere con due genitori biologici conviventi. Analisi aggiuntive, sui soli figli che vivono con entrambi i genitori biologici, mostrano che anche i figli nati da genitori conviventi che si sarebbero successivamente sposati hanno minori probabilità di iscrizione ad una scuola superiore di 5 anni rispetto ai figli nati da genitori già sposati (Figura 1). Questi ultimi, inoltre, massimizzano le loro probabilità di iscrizione al liceo se nati pochi anni dopo, piuttosto che in concomitanza o a diversi anni di distanza dal matrimonio dei genitori. Questi risultati suggeriscono il possibile ruolo di fattori di selezione: esiti scolastici migliori sono associati al contesto familiare prevalente e (ancora) normativamente accettato per la riproduzione.

L’eterogeneità degli effetti dei nuovi modelli familiari secondo l’origine sociale: l’importanza dell’esito scolastico considerato

La teoria del “vantaggio compensativo” dell’origine sociale (Bernardi, 2014) afferma che le famiglie di status più elevato sono in grado di mobilitare efficacemente le proprie risorse culturali, economiche e sociali per proteggere i figli da eventi che potrebbero compromettere le loro future opportunità di vita. Se tale meccanismo fosse all’opera anche nel caso della separazione dei genitori, gli effetti negativi che le famiglie monogenitoriali esercitano sugli esiti scolastici dei figli sarebbero concentrati tra le famiglie svantaggiate e, dunque, sarebbero effettivamente associati ad un aumento delle disuguaglianze sociali di istruzione. Tuttavia, vivere in famiglie monogenitoriali, tipicamente con la madre, può comportare una forte riduzione delle risorse appannaggio dei figli. Dato che tali risorse sono mediamente più disponibili nelle famiglie di status elevato, un’ipotesi alternativa è che siano proprio i figli di origine sociale elevata ad avere maggiormente da perdere dalla rottura del nucleo familiare.

Per confrontare queste ipotesi alternative, abbiamo stimato degli effetti di interazione tra tipologia familiare e livello di istruzione dei genitori. I risultati mostrano che, nel caso dell’iscrizione ad una scuola superiore di 5 anni, gli effetti negativi delle famiglie “non tradizionali” sono concentrati a bassi livelli di istruzione dei genitori; viceversa, nel caso dell’iscrizione al liceo classico o scientifico, gli effetti negativi sono concentrati ad alti livelli di istruzione (Figura 2). C’è quindi una forte eterogeneità degli effetti esercitati dalle nuove forme familiari sui risultati scolastici dei figli, che dipende dalla combinazione tra origine sociale e tipo di esito scolastico considerato.

Discussione

I nostri risultati confermano solo in parte la tesi secondo cui la Seconda Transizione Demografica sarebbe foriera di nuove disuguaglianze sociali (McLanahan, 2004). Le nuove forme familiari sono effettivamente associate a peggiori esiti scolastici dei figli, al netto di altre caratteristiche sociodemografiche della famiglia di origine, ma non è chiaro se a patire le conseguenze peggiori siano i figli di origine sociale più o meno elevata. Se si analizza un buon risultato scolastico, come la frequenza di un liceo, le conseguenze negative sono più forti per i figli di famiglie avvantaggiate, i quali hanno più da perdere rispetto alle loro controparti di status meno elevato. Se, invece, si analizza un esito scolastico negativo, come la mancata iscrizione ad una scuola superiore di 5 anni, ad essere maggiormente penalizzati sono i figli di origine sociale più svantaggiata. A simili conclusioni circa l’eterogeneità degli effetti delle nuove forme familiari è giunto un recente lavoro di Bernardi e Comolli (2019) relativo alla Spagna.

Riferimenti bibliografici

Amato, P.R. (2010). Research on Divorce: Continuing Trends and New Developments. Journal of Marriage and Family 72(3): 650–666.

Bernardi, F. (2014). Compensatory Advantage as a Mechanism of Educational Inequality: A Regression Discontinuity Based on Month of Birth. Sociology of Education 87(2): 74–88.

Bernardi, F. e Comolli, C.L. (2019). Parental separation and children’s educational attainment: Heterogeneity and rare and common educational outcomes. ZfF – Zeitschrift für Familienforschung / Journal of Family Research 1: 3–26.

Guetto, R. e Panichella, N. (2019). Family arrangements and children’s educational outcomes: Heterogeneous penalties in upper-secondary school. Demographic Research 40 (35): 1015–1046.

McLanahan, S. (2004). Diverging destinies: How children are faring under the second demographic transition. Demography 41(4): 607–627.

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