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Giovani immigrati e autoctoni nel mercato del lavoro*

Il background migratorio influisce sui percorsi di ingresso nel mercato del lavoro e sulle condizioni lavorative dei giovani immigrati. Sulla base della Rilevazione delle forze di lavoro dell’Istat, Eugenia De Rosa e Maria Elena Pontecorvo pongono a confronto tre gruppi di giovani. Si tratta degli immigrati di “prima generazione”, nati all’estero e arrivati in Italia da maggiorenni; degli immigrati di generazione intermedia, nati all’estero e arrivati in Italia da minorenni; degli autoctoni, nati in Italia e cittadini italiani dalla nascita. Le differenze tra i tre gruppi, per quanto riguarda i tassi di attività e il tipo di occupazione, vanno nella direzione attesa ma non senza qualche sorpresa.

Il background migratorio può avere effetti sui percorsi di ingresso nel mercato del lavoro e sulle condizioni lavorative dei giovani immigrati. Focalizzando l’attenzione sui giovani tra i 15 e i 34 anni residenti in Italia, attraverso i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro (Istat) è possibile analizzare la situazione degli immigrati confrontando tre gruppi di giovani: immigrati di “prima generazione” (nati all’estero, arrivati in Italia da maggiorenni); immigrati compresi tra le generazioni 1,25 e 1,75 (Rumbaut, 1997), ovvero migrati in età prescolare e scolare (nati all’estero, arrivati in Italia da minorenni); autoctoni (nati in Italia e cittadini italiani dalla nascita). Le seconde generazioni definite in senso stretto (i figli di genitori, entrambi stranieri, nati in Italia), sono ancora poco numerose nelle età lavorative per essere incluse nell’analisi.

Differenti percorsi per generazione migratoria e genere

I tre gruppi individuati presentano un profilo sociodemografico molto diverso, con una più alta quota di donne e di 30-34enni tra gli immigrati di prima generazione e una maggiore presenza di giovanissimi tra quanti sono giunti in Italia da minorenni.

Gli immigrati di prima generazione sperimentano un inserimento più precoce nel mercato del lavoro: tra i 15-24enni la quota di occupati e disoccupati è più elevata rispetto agli altri due gruppi dove prevalgono gli studenti; si riscontra tuttavia in questo gruppo una forte presenza di inattivi non disponibili a lavorare (34%), dovuta soprattutto alle giovani madri. Il vantaggio relativo degli immigrati di prima generazione si annulla nelle classi di età successive dove la quota di occupati è minore rispetto agli altri gruppi e resta molto elevata la presenza di inattivi per motivi familiari.

Tra i 25-29enni sono i giovani arrivati da minorenni ad avere il tasso di occupazione più elevato (62,4%); ciò è dovuto da un lato a percorsi di istruzione più brevi rispetto agli autoctoni (gli studenti sono rispettivamente il 5,6% e il 13,4%) ma anche alla maggiore propensione ad accettare lavori di più bassa qualifica e alla concentrazione in territori più produttivi (circa i due terzi risiedono al Nord). Tra i 30-34enni la distanza tra chi è arrivato da minorenne e gli italiani dalla nascita tende a ridursi ma risulta più elevata per questi ultimi la quota di disoccupati e di forze lavoro potenziali, dovuta soprattutto ai residenti nel Centro-Sud.

Integrazioni subalterne nel mercato del lavoro

Le differenze tra i tre gruppi diventano anche più nette guardando al tipo di occupazione svolta.
I giovani di prima generazione presentano una quota più elevata di occupazione maschile nelle costruzioni (15,8%%) e femminile nei servizi alle famiglie (24,5%). Uno su tre svolge professioni non qualificate (es. muratori, braccianti, venditori ambulanti, badanti). A ciò si accompagna il sottoutilizzo del capitale umano (sovraistruzione), soprattutto per le donne.
Gli immigrati arrivati da minorenni si caratterizzano per una maggiore concentrazione maschile nell’industria in senso stretto (30,7%), e femminile nel settore alberghi e ristorazione (25,1%). Sebbene più contenuta rispetto alla prima generazione, la presenza di donne nei servizi alle famiglie rimane elevata specie se confrontata a quella delle italiane dalla nascita (13,3% vs. 1,6% rispettivamente). Tra gli autoctoni, di contro, un terzo è occupato in professioni qualificate mentre la percentuale è inferiore al 10% in entrambi i gruppi di immigrati. Il vantaggio per gli italiani dalla nascita si riscontra già nelle fasce di età più giovani e si amplia al crescere dell’età: tra i 30-34enni un occupato italiano su quattro svolge un lavoro di elevata qualifica (contro appena il 6,5% degli immigrati di prima generazione e il 12,4% di quelli arrivati da minorenni).

Conclusione

L’integrazione degli stranieri nel mercato del lavoro si configura ancora come subalterna (Ambrosini, 1999) e a più velocità: l’immigrato si inserisce se è disposto ad accettare lavori a “bassa desiderabilità sociale” e funzionali alla conciliazione famiglia-lavoro delle famiglie italiane in carenza di welfare. I giovani immigrati, soprattutto di prima generazione, da una parte confluiscono in una classe operaia sempre più cosmopolita (Leogrande, 2017), dall’altra formano il nuovo segmento di lavoratrici sottopagate e sovraistruite del settore della riproduzione sociale (Sassen, 2008). In una condizione intermedia tra gli immigrati di prima generazione e gli autoctoni si collocano i giovani arrivati in Italia da minorenni, impiegati perlopiù con contratti temporanei e in settori più esposti ai cicli economici, quali l’alberghiero e la ristorazione (Sacchetto, Vianello, 2013). D’altra parte l’ingresso precoce nel mercato del lavoro, e la quota elevata di studenti che potranno contare su titoli di istruzione e qualifica conseguiti in Italia, prefigurano possibilità di miglioramento su cui giocheranno un ruolo importante le risorse familiari, culturali e le relazioni sociali. Se e a quale segmento della società tali giovani finiranno per somigliare (Portes e Zhou, 1993) è una questione aperta.

*Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle delle autrici e non coinvolgono l’istituzione di appartenenza.

Per saperne di più

Ambrosini, M. (1999), Utili invasori. L’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro, Franco Angeli, Milano.

Leogrande, L. (2017), Nuovi cittadini nel mondo del lavoro. Internazionale, 13 ottobre 2017.

Sacchetto, M. e Vianello, F.A. (2013), “Introduzione”, in Sacchetto, M., Vianello, F.A. (a cura di), Migranti nella crisi economica tra lavoro e disoccupazione, Franco Angeli, Milano, pp. 5-20.

Sassen, S. (2008), Two Stops in Today’s New Global Geographies. Shaping Novel Labor Supplies and Employment Regimes, American Behavioral Scientist, 52(3): 457-496.

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