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“Ci sono troppi immigrati in Italia?” Lo abbiamo chiesto a loro

La percezione degli italiani sulla numerosità degli immigrati appare distorta. Sono in molti quelli che sopravvalutano l’incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva. E qual è la percezione dei diretti interessati? Simona Maria Mirabelli e Gian Carlo Blangiardo provano a rispondere al quesito sulla base dei dati di un’indagine campionaria dell’ISTAT che consente di valutare quanto gli stranieri di prima e seconda generazione sono d’accordo con l’affermazione “Ci sono troppi immigrati in Italia

Le Les faits sont les faits, scriveva il filosofo della scienza Gaston Bachelard: i fatti sono inevitabilmente “fatti” nel senso di “costruiti”, esito ineludibile di un processo di selezione, inclusione, codificazione e interpretazione (soggettiva e interpersonale). Se ciò vale nell’ambito delle science sociali, dove ogni passo del processo di ricerca incide sui “fatti” che saranno prodotti, a maggior ragione vale nei processi cognitivi che sovrintendono alla percezione dei fenomeni verso cui volgiamo lo sguardo, direttamente o meno (attraverso la comunicazione sociale), come la sicurezza, la disoccupazione, la povertà, le migrazioni. Rispetto a quest’ultimo tema, la percezione degli italiani è risultata distorta, deformata, come ampiamente documentato da alcune ricerche condotte sull’argomento, sia in termini assoluti, sia in termini di raffronto comparativo (l’Italia rispetto agli Paesi europei ed extraeuropei). Ma qual è la percezione degli stranieri sull’argomento? I dati di un’indagine Istat consentono di rispondere alla nostra domanda.

I veri numeri sull’immigrazione in Italia

Al 1’ gennaio 2018 si contano 5.144mila stranieri residenti nel nostro Paese, pari all’8,5% della popolazione totale. Se a questo numero si aggiungono i regolari non residenti e le presenze irregolari, stimate dalla Fondazione ISMU in 533mila unità, si arriva ad una incidenza di poco inferiore al 10% del totale. Questa è la fotografia fornita dalle statistiche ufficiali che consente di cogliere l’entità del fenomeno e di valutare gli effetti che ne possono derivare, sia in termini di rischi sia in termini di opportunità.

La percezione degli italiani sul fenomeno

La maggioranza dei cittadini sembra avere una immagine deformata dell’immigrazione in Italia. È ciò che emerge da alcune ricerche condotte sull’argomento i cui risultati, attraverso il confronto delle opinioni espresse dagli intervistati con i numeri reali forniti dalle statistiche ufficiali, documentano una “distorsione percettiva”. Due studi sintetizzano efficacemente tale affermazione: il Rapporto Eurispes 2018 e la Ricerca dell’Istituto Cattaneo. Dal primo, emerge che solo meno di un intervistato su tre indica correttamente l’incidenza di stranieri sulla popolazione complessiva, il 10% ne sottostima la presenza, più della metà ne sovrastima la diffusione sul territorio, fino a indicare la presenza di un residente non italiano ogni quattro. L’Istituto Cattaneo propone un’analisi basata sui dati forniti dall’Eurobarometro in merito alla presenza di immigrati stimati dai cittadini in Italia e negli altri Stati-membri dell’Unione Europea. Alla domanda: “Per quanto ne sa Lei, qual è la percentuale di immigrati rispetto alla popolazione complessiva in Italia?” gli intervistati italiani stimano una presenza di stranieri pari al 25% del totale, superiore di 17 punti percentuali rispetto a quella reale. Lo studio sottolinea altresì che l’errore percettivo commesso dai cittadini italiani è il più alto tra tutti i Paesi dell’Unione Europea.

L’opinione degli stranieri

Nell’ambito dell’Indagine condotta dall’ISTAT nel 2012 sulla condizione dei cittadini stranieri in Italia, è stato approfondito il tema della rappresentazione di se’ e dell’altro elaborata nel corso della propria esperienza di vita nel nostro Paese. A tale riguardo, il questionario dell’indagine ha previsto la somministrazione di alcune domande volte ad indagare l’opinione dei rispondenti su tematiche che attengono non solo alla sfera personale, ma anche a fenomeni di rilevanza sociale (politica, economica, culturale), come quello dell’immigrazione. Ai rispondenti veniva chiesto di esprimere il grado di accordo/disaccordo con l’affermazione: «Ci sono troppi immigrati in Italia».

Sulla base delle risposte raccolte nel corso dell’indagine, risulta che oltre il 70% degli intervistati concorda (seppure non completamente) con l’affermazione. Il collettivo delle seconde generazioni con cittadinanza italiana sembrerebbe ritenere la presenza degli immigrati eccessiva nella stragrande maggioranza dei casi: in tale ambito il pieno accordo è espresso dall’ 83% dei rispondenti, 12 punti percentuali in più rispetto al contingente degli stranieri nati all’estero, con cittadinanza straniera, che dichiara di concordare completamente con l’affermazione in meno di un caso su tre. Riguardo alle caratteristiche che definiscono il profilo dal punto di vista socio-demografico e culturale dei rispondenti, i risultati dell’indagine evidenziano aspetti differenziali riguardo all’anzianità migratoria, al genere, al titolo di studio, alla religione e alla cittadinanza di appartenenza.

Tra gli immigrati di prima generazione, chi ha trascorso in Italia meno di due anni dal suo arrivo, esprime accordo con l’affermazione sui “troppi” nel 77% dei casi, mentre chi vanta la più lunga permanenza nel paese la condivide nella misura di due terzi del collettivo. Riguardo al genere, emerge che le donne, più degli uomini, ritengono che gli immigrati presenti in Italia siano troppi (73% contro 68%), mentre la lettura dei dati declinati per titolo di studio segnala il più alto grado di accordo da parte dei rispondenti che dichiarano di aver conseguito la licenza media o un attestato professionale (quasi tre casi su quattro), 7 punti percentuali in più rispetto a chi ha non ha conseguito alcun titolo di studio o è in possesso della sola licenza elementare. I diplomati e laureati si attestato su una quota in linea con la media del campione intervistato (70%).

Per quanto riguarda il credo religioso risulta che la componente di fede cristiana ritiene che il numero di immigrati presenti in Italia sia eccessivo per quasi tre quarti dell’insieme, quasi dieci punti percentuali in più rispetto a chi professa altre religioni e nessuna di esse (64%).

L’analisi delle principali cittadinanze evidenzia il più elevato grado di accordo con l’affermazione da chi proviene dalle Filippine, dal Perù, dall’Ucraina e dall’Ecuador (oltre l’80% dei rispettivi collettivi), mentre chi è di origine cinese concorda in meno di due casi su tre.

È questo, in sintesi, il quadro che emerge dall’indagine Istat rivolta alla popolazione con background straniero, grazie alla quale si possono cogliere aspetti differenziali inediti, non solo riguardo al processo di inserimento degli immigrati nel nostro Paese, ma anche a dimensioni riconducibili alla percezione e alla rappresentazione di sé che incidono sensibilmente sul processo di identificazione con il contesto di adozione.

 

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