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Giornata internazionale delle rimesse familiari

Il 16 giugno si è celebrata la Giornata Internazionale delle Rimesse Familiari. Per l’occasione, la sede di New York delle Nazioni Unite ha ospitato l’edizione 2017 del “Forum globale su rimesse, investimenti e sviluppo”. Alla due giorni newyorkese (15-16 giugno) hanno partecipato oltre 350 rappresentanti dei principali stakeholder coinvolti: Ministeri e banche centrali, ma anche ONG (Organizzazioni Non Governative), associazioni dei migranti e numerosi privati, tra cui operatori money transfer, banche commerciali e rurali, compagnie telefoniche. La questione del resto non è di poco conto sia perché, secondo i calcoli di International Fund for Agricultural Development, “le rimesse influenzano direttamente la vita di una persona su sette tra gli abitanti del nostro pianeta”, sia perché stiamo parlando di flussi di denaro annui da oltre 400 miliardi di dollari (Ifad 2015, 2017).

Che cosa sono le rimesse e a chi possono essere utili

Secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2016 attraverso i canali ufficiali, sono state inviate verso i Paesi in via di sviluppo rimesse per 445 miliardi di dollari. Anche ignorando i trasferimenti che non passano attraverso i canali ufficiali, si parla qui di valori che sono di oltre tre volte superiori agli aiuti ufficiali allo sviluppo erogati nello steso periodo (Ocse, 2017). Si tratta della somma di piccole spedizioni di denaro che periodicamente i lavoratori emigrati effettuano in favore dei familiari rimasti a casa. Quantità e frequenza degli invii possono variare grandemente ma, secondo gli studi Ifad, si tratta in media di 200 dollari, spesso spediti su base mensile. Questo denaro contribuisce a innalzare gli standard di vita delle famiglie che li ricevono e vengono impiegati prevalentemente per acquistare beni essenziali, prima di tutto cibo e vestiti, per comprare o migliorare le abitazioni, così come per garantire istruzione e salute ai membri della famiglia. Quel che resta diviene risparmio e talvolta è destinato a investimenti produttivi o commerciali, oppure a progetti collettivi, come la realizzazione di strutture comuni per fini scolastici, sanitari o religiosi.

Tutto questo, a livello nazionale, si traduce in cifre significative: per ben 27 Paesi, ad esempio, le rimesse pesano più del 10% sul PIL nazionale (Tab. 1)

I principali vantaggi per i Paesi che ricevono questo denaro riguardano la riduzione della povertà e della domanda di assistenza pubblica e una maggiore stabilità in caso di shock economici, politici o naturali. D’altra parte, secondo alcuni osservatori, il rafforzamento delle valute locali dovuto all’ingente introduzione di rimesse può indebolire la capacità di esportazione dei Paesi che le ricevono.

Benefici si riscontrano anche per i Paesi da cui questi soldi vengono inviati, ad esempio in termini di alleggerimento della pressione migratoria. Ma fortissimi vantaggi, spesso dimenticati, li hanno gli intermediari finanziari: nel primo quadrimestre 2017, il costo medio di invio di 200 dollari in rimesse è stato del 7,45%, valore che comprende commissioni e tariffe. Applicando questa quota ai 445 miliardi si ottengono oltre 33 miliardi annui di dollari di introiti per gli intermediari: un buon business, indubbiamente.

Andamento e tendenze

Le ultime stime della Banca Mondiale segnano una riduzione dei flussi delle rimesse, per il secondo anno consecutivo. Si parla di una riduzione del 2,4% rispetto al 2015. Tale contrazione sarebbe dovuta a una serie di fattori, tra cui la debole crescita economica in Europa, Russia e nei Paesi del Golfo, dove ha pesato molto l’abbassamento dei prezzi del petrolio, e l’adozione di una serie di misure restrittive attuate da alcune banche in funzione antiriciclaggio e antiterrorismo (de-risking). Infine la debolezza dell’euro e della sterlina hanno accentuato il calo delle rimesse calcolate in dollari.

A guidare la caduta, con un -8,9% rispetto al 2015, è stata l’India, primo percettore mondiale di rimesse. I flussi, comunque, sono risultati in diminuzione in molti Paesi dell’Asia, con eccezioni rilevanti come quella delle Filippine, dove si registra una tenuta complessiva. L’unica macroregione in controtendenza è stata l’America Latina che, forte della ripresa statunitense, ha registrato flussi in aumento del 6,9 per cento.

Qualche numero sull’Italia

Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, nel 2016 le rimesse dal nostro Paese hanno raggiunto i 5,07 miliardi di euro, un valore in diminuzione del 3,4% rispetto all’anno precedente e di oltre il 30% rispetto al picco di 7,4 miliardi registrato nel 2011. Il Paese verso cui sono stati inviati più soldi è la Romania con oltre 777 milioni di euro nel 2016, seguita dal Bangladesh (486,6) e dalle Filippine (334,9) (Fig. 1).

 

L’andamento dei volumi di rimesse varia molto rispetto alle destinazioni. I flussi sono in aumento verso alcuni Paesi dell’Asia meridionale, come Bangladesh, India, Sri Lanka e Pakistan. All’opposto, colpisce il dato cinese. La Repubblica popolare, infatti, ha visto crollare il valore delle proprie rimesse dall’Italia: dal picco di 2,7 miliardi del 2012 ai 237,5 milioni del 2016, passando dal primo all’ottavo posto nella classifica dei principali Paesi beneficiari. La repentina sparizione di ben due miliardi di euro sarebbe in parte legata ad alcune inchieste e procedimenti giudiziari volti a smascherare (fig 2)

 

Il dato cinese si riflette su base provinciale con cali dell’invio delle rimesse consistenti soprattutto nelle zone a maggiore concentrazione di immigrati dalla Repubblica popolare: a partire da Prato che ha visto calare gli invii di oltre il 64% rispetto al 2011. Per quanto riguarda le regioni, sono Lombardia, Lazio, Toscana e Emilia Romagna quelle da cui si inviano più soldi. La classifica però cambia osservando lo stesso valore in rapporto al PIL regionale, con Toscana, Lazio e Liguria sul podio delle più generose (Fig. 3).

Biblio e sitografia

Banca d’Italia (2017) – Rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia

Eurete (2017) – European Reporting Team. Giornata internazionale delle rimesse familiari: cosa dicono i numeri sull’Italia

Fondazione Leone Moressa, aprile 2017. “Il contributo degli immigrati allo sviluppo dei Paesi d’origine”, Studi e ricerche sull’economia dell’immigrazione, mimeo.

Ifad (2015a), “Sending money home: European flows and markets”, luglio

Ifad (2015b), “The use of remittances and financial inclusion”, settembre

Ifad (2017), Sending money home: contributing to the SDGs, one family at a time, giugno e Sending money home: contributing to the SDGs, one family at a time, giugno

ISMU (2017) – Rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia. Anni 2005-2016 (Elaborazioni ISMU su dati Banca d’Italia)

OECD (2017) – Aiuti allo sviluppo

Sole 24 Ore (2017) “Il mistero delle rimesse cinesi”, 6 febbraio

World Bank Group (2017), “Migration and development. Brief 27”, aprile

 

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