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Censimento o anagrafe? SIREA!

Mentre il censimento in Italia ha una data di nascita precisa, il 31.12.1861, le anagrafi hanno avuto una gestazione assai più travagliata: dopo i primi tentativi, sostanzialmente abortiti, che risalgono al 1864, il deciso salto di qualità si è avuto nel 1929, con un Regio Decreto (n. 2132) col quale i registri anagrafici venivano posti sotto il controllo dell’Istat, esso stesso del resto nato da poco (1926).
Fin da subito si è capito che il confronto censimento-anagrafe sarebbe stato necessario per il buon funzionamento delle anagrafi, da “revisionare” e ripulire periodicamente. Ma l’operazione, in realtà, ha sempre avuto un duplice scopo: migliorare, sì, la qualità dell’archivio anagrafico e allineare il calcolo della popolazione censuaria alle iscrizioni anagrafiche, ma anche vagliare con occhio critico i risultati censuari. A seguito di ogni censimento, infatti, emerge una discrepanza tra il numero dei censiti e quello degli iscritti in anagrafe, che da sempre divide gli esperti di popolazione tra partigiani del censimento e difensori delle anagrafi, con scambi di accuse reciproche: “Hai fatto male il censimento!”, “No, sono le anagrafi che sono sporche”.

2011: Nasce SIREA (Sistema di Revisione delle Anagrafi)

In occasione dei passati censimenti le conoscenze relative ai non censiti e alle modalità della revisione delle anagrafi erano scarse e poco trasparenti. Nonostante l’obbligo di legge, la revisione era sostanzialmente lasciata alla buona volontà del comune, e poco si sapeva della logica che guidava cancellazioni e iscrizioni d’ufficio negli anni successivi al censimento.
A seguito del censimento del 2011, invece, i Comuni hanno effettuato la revisione utilizzando gli elenchi informatizzati, disponibili in Istat a chiusura del censimento, delle persone i cui esiti censuari e anagrafici non trovavano corrispondenza: persone iscritte in anagrafe e non censite e persone censite e non iscritte nel comune di censimento. Tali elenchi individuali e nominativi, per la prima volta nella storia del nostro paese a disposizione dell’Istat, hanno posto le premesse per lo sviluppo di un sistema informatizzato on-line, che ha consentito ai comuni di documentare l’attività di revisione, utilizzando regole e strumenti condivisi e uniformi: il Sistema di Revisione delle Anagrafi (SIREA).
I vantaggi sono stati immediati. Ad esempio, si sono facilitate le operazioni di revisione, realizzate in tempi ridotti (marzo 2012-ottobre 2014) anche per i comuni più grandi. Il sistema ha consentito all’Istat di controllarne e monitorarne quotidianamente i risultati e di calcolare in modo uniforme le rettifiche da apportare al calcolo della popolazione.

I numeri di SIREA

La maggior parte dei comuni ha svolto un lavoro “sostenibile”: il 78% dei comuni doveva revisionare tra 3 e 300 casi, mentre solo il 5% ne aveva più di mille. Complessivamente, sono più di tre milioni le persone sottoposte a verifica anagrafica. I non censiti iscritti in anagrafe (circa 2 milioni e 400 mila) rappresentano il 3,8% della popolazione legale. Un terzo (650 mila) delle persone sono sfuggite alla rilevazione poiché nel periodo a cavallo del censimento hanno effettuato un movimento anagrafico (decedute o trasferite in altro comune o all’estero). Spesso, infatti, l’evento e la sua registrazione avvengono in tempi diversi, così come il censimento è solo “teoricamente” simultaneo, mentre le sue operazioni si protraggono per svariati mesi.
Differentemente, 995 mila non censiti (44% del totale) sono stati confermati in anagrafe a seguito di verifica: si tratta di persone effettivamente presenti per le quali si può parlare di un vero e proprio errore di sotto copertura del censimento. Infine, quasi 600 mila persone (di cui circa il 70% stranieri) sono state cancellate per irreperibilità censuaria: il dato fornisce la misura dell’errore di sovra copertura delle anagrafi, dovuta in gran parte alle mancate cancellazioni di chi emigra o rientra in patria senza comunicarlo (Figura 1).

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Analogamente, gli esiti della revisione delle persone censite ma non risultanti iscritte nell’anagrafe dello stesso comune (circa 700 mila unità) confermano gli effetti dei trasferimenti di residenza come motivo prevalente del disallineamento: il 36,8% erano già iscritti in anagrafe, il 28,5% sono state censite prima che la loro residenza venisse formalmente trasferita in quel comune. Infine, il 34,7% non era  iscritto in anagrafe per mancanza di requisiti per la dimora abituale (Figura 2).Schermata 2015-01-15 a 13.53.35

Dal punto di vista del calcolo della popolazione residente (quella iscritta in anagrafe), complessivamente la revisione ha prodotto un aggiustamento pari a +1 milione e 200 mila unità.

L’esperienza della revisione con SIREA

SIREA è stato uno strumento che ha permesso di realizzare con maggiore trasparenza la revisione anagrafica mettendo più chiaramente in luce i meccanismi che provocano un disallineamento tra la realtà colta dalle indagini statistiche e quella rappresentata dagli archivi amministrativi. Se da una parte si manifesta chiaramente la difficoltà del censimento a cogliere una popolazione sempre più eterogenea e mobile, dall’altra si impone la necessità di una migliore tenuta delle anagrafi, cosa oggi resa più agevole dallo sviluppo delle tecnologie. Da una corretta gestione dell’anagrafe dipende la buona conoscenza della realtà sociale del Comune al fine di poter rispondere al meglio alle esigenze dei propri cittadini. La revisione anagrafica ha prodotto un miglioramento della qualità delle Anagrafi e ha stimolato riflessioni ai fini di progettare un nuovo sistema di verifica delle anagrafi non più decennale, ma costante, basato sul nuovo censimento continuo della popolazione.

Per saperne di più:

ISTAT – Slideshare

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