Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

Cambiamenti demografici, risparmio e solidarietà intergenerazionale

Firenze, 22 novembre, 0re 17,30

Programma

1 – Arnstein Aassve e Agnese Vitali, Università Bocconi, Le disuguaglianze di
ricchezza tra generazioni
2 – Maria Letizia Tanturri, Università di Padova, I trasferimenti di tempo e la
solidarietà tra le generazioni: una lettura di genere
3 – Alfonso Rosolia, Banca d’Italia, Risparmio, certezza e demografia
Colloquio con Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, conduce Massimo Livi Bacci

Perché l’incontro

I cambiamenti demografici degli ultimi tempi sono formidabili: la durata della vita si allunga, la
fecondità declina (sotto il rimpiazzo), la mobilità (e quindi la lontananza tra parenti) aumenta, e le
famiglie sono più fragili sia per il forte aumento dei divorzi e separazioni e delle separazioni sia per
la minore, e più tardiva, formazione delle coppie e dei nuclei familiari. Questi fenomeni hanno,
indubbiamente, una profonda influenza sull’atteggiamento verso il futuro, e in particolare
sull’organizzazione della vita – anche sotto il profilo economico – negli anni della tarda maturità e
della vecchiaia. Indipendentemente dal contesto economico generale. In particolare, la rarefazione
delle reti di parentela rende l’istituzione familiare sempre meno adeguata a fornire sostegno ed
appoggio nella parte finale del ciclo di vita. Inoltre, nel corso della vita adulta, la bassa fecondità
riduce il costo totale per i figli e le donne lavorano di più: in linea teorica ciò potrebbe significare
una maggior capacità di generare reddito e, per conseguenza, risparmio anche per sovvenire alle
necessità di una vecchiaia meno protetta dalla rete familiare, come sopra ricordato. D’altra parte,
l’accumulazione di risparmio si renderebbe necessaria anche per i cambiamenti normativi, con
pensioni meno generose e un sistema sostenuto dai “tre pilastri” (soprattutto all’estero, per ora). Un
sistema nel quale l’intervento statale rimane per il “primo pilastro”, ma è di tipo soprattutto
assistenziale e perciò modesto, e magari declinante fino a scomparire per i più ricchi.
Le tendenze sopra ricordate dovrebbero, in teoria, accrescere la propensione al risparmio.
Se ciò non avviene, occorre comprenderne le ragioni. Varie piste possono essere esplorate, ad
esempio si può pensare che i lasciti ereditari (in forte aumento se espressi pro-capite) sono già
forme di risparmio che gli adulti scontano fin da subito, e che ciò deprime il tasso di risparmio alle
età più giovani. Oppure le nuove forme familiari (piccole dimensioni, frequenza delle rotture e delle
ricomposizioni) riducono le “economie di scala” e quindi impongono maggiori spese. Oppure, le
modalità di vita in un contesto post-industriale, fanno guadagnare di più, ma impongono anche più
spese (affitto, trasporto, minori autoconsumi). Oppure, e ancora, l’aumentato capitale immobiliare
pro-capite impone spese di manutenzione che (apparentemente) erodono il potenziale
risparmio.

Sintesi delle relazioni


Arnstein Aassve e Agnese Vitali, Università Bocconi

Le disugualianze diricchezza tra generazioni

Nel 2011 l’Istituto americano Pew ha pubblicato un report intitolato “The Rising Age Gap in
EconomicWell-being” in cui si evidenzia un incremento senza precedenti nelle differenze
intergenerazionali in termini di ricchezza e benessere economico. A partire dalla metà degli anni
’80 i giovani sono diventati più poveri rispetto alle generazioni più anziane.
In questo contributo estendiamo la ricerca condotta dall’Istituto Pew confrontando gli Stati Uniti,
vari paesi Europei e il Giappone in prospettiva cross-section. Studiamo la distribuzione della
ricchezza netta, intesa comepatrimonio finanziario e non finanziario al netto dei debiti, per gruppi di
età. Servendoci di microdati armonizzati forniti dal LuxembourgWealthStudy Database, siamo in
grado di tracciare un confronto tra paesi appartenenti a diversi regimi di welfare. Ad esempio,
confrontiamo il regime di welfare Mediterraneo Italiano con quello Social-Democratico dei paesi
Scandinavi (Norvegia, Svezia e Finlandia). I risultati mostrano che l’Italia è piuttosto simile agli
Stati Uniti, mentre le disuguaglianze intergenerazionali nella ricchezza sono molto minori nei paesi
Scandinavi.
Proponiamo una descrizione dettagliata delle differenze tra paesi in termini di ricchezza netta,
reddito familiare, tasso di proprietà della casa per età del capofamiglia e a parità di livello di
istruzione e composizione della famiglia. Infine discutiamo le potenziali connessioni (e
implicazioni) tra indipendenza economica e indipendenza abitativa dai genitori per i giovani adulti.

Alfonso Rosolia, Banca d’Italia

Risparmio, incertezza e demografia


L’evoluzione del tasso di risparmio aggregato riflette numerosi fattori. Tra questi, la composizione
demografica della popolazione sottostante. Essa rileva perché la quota di reddito risparmiata (o di
ricchezza decumulata) dipende dalla fase del ciclo vitale: i giovani accumulano in previsione della
vecchiaia, oltre che di eventuali eventi negativi inattesi; gli anziani decumulano la loro ricchezza,
ancorché non interamente per lasciti ereditari o, come per i giovani, in previsione di eventi inattesi.
Tuttavia, anche in costanza di composizione, il saggio di risparmio aggregato può muoversi perché
il reddito permanente di generazioni successive è diverso o perché mutano le esigenze di risparmio
precauzionale. Per l’Italia, tutti questi fattori possono giocare un ruolo di rilievo: il progressivo,
rapido invecchiamento della popolazione si è accompagnato con una crescente segmentazione del
mercato del lavoro e conseguente impoverimento e instabilità dei redditi da lavoro, soprattutto tra le
generazioni più giovani.
Sulla base dell’Indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, si documenta il ruolo
rivestito dai diversi fattori nello spiegare l’evoluzione del saggio di risparmio a partire dagli anni
’90 e si offrono considerazioni circa la sua potenziale evoluzione futura sotto ipotesi alternative
sulle condizioni lavorative e reddituali delle nuove generazioni del futuro.

Maria Letizia Tanturri, Università di Padova

I trasferimenti di tempo e la solidarietà tra le generazioni: una lettura di genere


Lo scambio di tempo è un aspetto molto importante nei rapporti tra le generazioni: i figli
“consumano” una grande quantità di tempo parentale quando sono piccoli, ma, una volta diventati
adulti, ripagano solitamente i genitori offrendo sostegno ed aiuto. Gli studi volti a tracciare un
bilancio intergenerazionale degli scambi di tempo nelle famiglie europee mostrano proprio che
bambini e anziani sono fruitori netti di trasferimenti, al contrario degli adulti che invece offrono più
tempo di quanto ricevono. Al tempo stesso, si riscontra anche un trasferimento netto di tempo dagli
uomini alle donne, particolarmente ampio nell’Europa del Sud.
L’entità e il tipo di trasferimenti di tempo tra le generazioni dipendono sia da fattori endogeni che
da fattori esogeni. Verosimilmente ci si attende che siano tanto più intensi quanto più forti sono i
legami familiari e le norme socio-culturali che spingono le famiglie a gestire in proprio le attività di
“produzione familiare” (essenzialmente i compiti domestici e di cura). I trasferimenti, tuttavia,
dipendono anche da fattori strutturali e saranno tanto più cospicui quanto più scarse sono le
possibilità per le famiglie di affidare le attività di produzione familiare ad altri soggetti: come, ad
esempio, i servizi di cura pubblici (asilo nido o case di riposo) e privati (baby sitter, colf e badanti).
In una societ,à come quella italiana, caratterizzata da forti legami familiari e un welfare di tipo
familista, i trasferimenti inter-generazionali di tempo sono intensi e più alti di quelli registrati in
altri Paesi (ad es. la Francia, la Svezia o gli Stati Uniti). Ovviamente questo aumenta le possibilità
di risparmio pubblico e privato (si pensi soltanto a quanto fanno risparmiare i nonni-baby sitter) e
rende la famiglia italiana al tempo stesso produttrice e consumatrice di servizi presumibilmente di
migliore qualità.
Studi comparativi recenti mostrano che gli italiani dedicano relativamente più tempo alla famiglia
in tutte le fasi del ciclo di vita, ma con differenze di genere molto più profonde: in realtà, infatti,
sono le italiane a lavorare per la famiglia più delle omologhe residenti in altri paesi occidentali,
mentre i profili di uso del tempo degli italiani sono paragonabili (con qualche interessante
differenza) a quelli osservati per gli uomini stranieri.
Le italiane sicuramente dedicano molto tempo ai figli, specialmente ai bambini sotto i tre anni (sia
in termini diretti di cura, sia indirettamente svolgendo per molte ore i servizi domestici). Non è
chiaro però se questo dipenda dal loro maggiore investimento sulla “qualità” dei figli e dalla
maggiore intensità dei legami familiari, o piuttosto dalla loro minore presenza sul mercato del
lavoro. Nel nostro Paese, infatti, l’inadeguatezza dei servizi di cura per l’infanzia, così come la
mancanza di forme di flessibilità lavorativa che si adattino alle diverse fasi del ciclo di vita, portano
le madri con profili più deboli a non entrare nel mercato del lavoro o a lasciare la propria
occupazione dopo la nascita dei figli.
Sono le più istruite a passare più tempo con i figli, anche se lavorano. E lo stesso si osserva per gli
uomini. A parità di altre condizioni, un più alto livello di istruzione, invece, è legato ad una
riduzione del tempo per le attività domestiche per le donne, mentre spinge gli uomini ad un
maggiore impegno.
In Italia i trasferimenti netti di tempo dai genitori ai figli conviventi (specie se maschi) continuano
ad essere particolarmente generosi (rispetto ad esempio alla Francia), anche quando i figli sono
ormai adulti, tanto che la lunga permanenza dei giovani in famiglia potrebbe essere in parte spiegata
proprio dall’elevato livello di “confort domestico” di cui godono i giovani italiani. Il livello di
risparmio dei figli adulti aumenta se continuano a stare con i genitori non solo per via delle minori
spese per l’alloggio (affitto o mutuo), ma anche perché i giovani riescono ad ottenere, contribuendo
solo in minima parte alla loro produzione, servizi di buona qualità (ad es: i pasti della mamma o la
biancheria lavata e stirata) che sarebbe molto costoso acquistare ai prezzi di mercato. Anche nel
caso della presenza dei figli adulti, sono le mamme ad aumentare il loro carico di lavoro per la
famiglia.
La sostenibilità di un sistema familiare così ad alta intensità di tempo delle donne, viene messa in
discussione dai cambiamenti socio-demografici in atto: l’invecchiamento molto rapido della
popolazione italiana aggiunge alle esigenze di allevamento dei figli un impegno più gravoso per la
cura degli anziani non autosufficienti, che ricade tradizionalmente sulle donne. Al tempo stesso,

4
però, la partecipazione lavorativa femminile sta aumentando sia tra le coorti più giovani (anche per
via della maggiore istruzione femminile) sia alle età più avanzate (per effetto delle riforme del
sistema pensionistico) e diventa sempre più necessaria per promuovere la crescita economica e
sostenere il sistema di welfare. Il sistema dei trasferimenti di tempo, capace di saldare i legami tra le
generazioni e migliorare la qualità della vita familiare, potrà resistere ai cambiamenti futuri solo se
si attiveranno “sostituti” di tempo femminile: gli uomini, in primis, e poi i servizi di cura. In questo
senso, misure che prevedano un certo grado di flessibilità lavorativa per le coppie in relazione alle
esigenze del ciclo di vita, potrebbero rendere la conciliazione più facile.

PDFSTAMPA

Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche