L’Italia continua ad essere uno dei paesi nei quali si vive più a lungo? E’ una condizione destinata a durare? I progressi degli ultimi decenni sono andati oltre le aspettative, tanto che i valori osservati della speranza di vita alla nascita hanno sempre superato quelli previsti da Istat e Nazioni Unite.
Tuttavia, negli ultimi anni, questa crescita, apparentemente inarrestabile, ha mostrato segni di rallentamento.
Risultati recenti poco entusiasmanti
La durata media di vita stimata dall’Istat per il 2010 risulta pari a 84,3 anni per le donne e a 79,1 per gli uomini. Si confermano le difficoltà a mantenere i ritmi di crescita dei decenni scorsi (Rosina, Lunga vita alle donne?): per gli uomini l’incremento rispetto al 2005 è stato di un anno (quasi un terzo in meno rispetto al guadagno medio tra il 1975 e il 2005), mentre per le donne è stato di appena 0,6 anni (il che equivale a un dimezzamento rispetto al ritmo tenuto nei trent’anni precedenti).
Secondo le più recenti previsioni Istat (base 2007, scenario centrale), al 2010 avremmo dovuto avere una vita media pari a 84,6 per le donne e a 79,1 per gli uomini. Finora le previsioni sono sempre state riviste al rialzo, mentre ora ci troviamo con una realtà un po’ più deludente rispetto a quanto ipotizzato.
Va aggiunto che la crescita moderata della durata media di vita riguarda tutte le ripartizioni geografiche (Tab. 1). Complessivamente ci hanno perso un po’ meno i maschi e un po’ meno il Mezzogiorno, il che ha contribuito ad una attenuazione delle differenze geografiche e di genere.
Tab. 1 – Speranza di vita alla nascita nel 2010 e confronto con il 2005 e il 2008
Uomini | Donne | |||||
2010 | Incremento su 2005 | Incremento su 2008 | 2010 | Incremento su 2005 | Incremento su 2008 | |
Nord | 79,2 | 0,9 | 0,2 | 84,5 | 0,5 | 0,2 |
Centro | 79,4 | 0,9 | 0,2 | 84,5 | 0,7 | 0,2 |
Mezzogiorno | 78,7 | 1,1 | 0,4 | 83,9 | 0,9 | 0,4 |
ITALIA | 79,1 | 1,0 | 0,3 | 84,3 | 0,6 | 0,2 |
Fonte: Istat, Indicatori demografici.(www.demo.istat.it)
Il confronto con gli altri paesi
Il rallentamento del triennio 2005-2008 (periodo sul quale abbiamo dati completi per confronti internazionali) ha riguardato soprattutto l’Italia. Raffrontando i dati con quelli degli altri stati dell’Europa occidentale (Tab. 2), si nota come la nostra vita media abbia fatto relativamente meno progressi, specialmente per le donne, sia rispetto ai paesi scandinavi, dove gli incrementi sono stati comunque modesti, sia nei confronti dell’Europa Centro-Occidentale e Mediterranea, dove la crescita è stata invece tra le più intense.
L’esito è che ora le vicine Svizzera e Spagna ci hanno superato. Si tratta solo di un ripiegamento provvisorio o stiamo davvero perdendo terreno?
Possibili cause
Per approfondire i motivi di questo rallentamento servirebbero dati dettagliati per causa di morte. Il quadro che emerge dalle informazioni a noi disponibili suggerisce di concentrare primariamente l’attenzione sui fattori alla base del mancato miglioramento delle condizioni di sopravvivenza delle donne settentrionali. La spiegazione che più facilmente si può avanzare è quella di una convergenza con i meno salutari comportamenti e stili di vita maschili. Va però osservato che il rallentamento non riguarda solo le generazioni più giovani, dato che anche la speranza di vita residua a 65 anni ha registrato miglioramenti modesti. Inoltre, anche se in modo meno accentuato ha interessato anche gli uomini e l’area meridionale.
Se è la capacità di tutto il paese a mantenere i ritmi elevati di incremento degli ultimi decenni a risultare in affanno, rimane però vero che le ricadute maggiori si osservano proprio per la componente che finora ha guidato la conquista di posizioni di vertice mondiale, ovvero le donne settentrionali. L’evoluzione recente delle loro cause di morte aiuterebbe a chiarire il quadro.
Tab. 2 – Speranza di vita alla nascita nel 2005 e nel 2008 per alcuni paesi dell’Europa Occidentale
Uomini | Donne | |||||
2005 | 2008 | variazione | 2005 | 2008 | variazione | |
Nord Europa | ||||||
Danimarca | 75,2 | 76,3 | +1,1 | 79,7 | 80,7 | +1,0 |
Svezia | 77,6 | 79,1 | +1,5 | 81,9 | 83,2 | +1,3 |
Norvegia | 76,9 | 78,3 | +1,4 | 81,7 | 83,0 | +1,3 |
Europa Centro-Occidentale | ||||||
Germania | 74,5 | 77,2 | +2,7 | 78,7 | 82,4 | +3,7 |
Paesi Bassi | 76,5 | 78,3 | +1,8 | 80,9 | 82,3 | +1,4 |
Regno Unito | 75,7 | 77,6 | +1,9 | 79,5 | 81,7 | +2,2 |
Svizzera | 77,9 | 79,7 | +1,8 | 83,0 | 84,4 | +1,4 |
Europa Meridionale | ||||||
Grecia | 76,0 | 77,5 | +1,5 | 80,9 | 82,5 | +1,6 |
Spagna | 76,0 | 78,9 | +2,9 | 82,6 | 85,0 | +2,4 |
Portogallo | 74,0 | 77,6 | +3,6 | 80,4 | 81,7 | +1,3 |
Italia | 78,1 | 78,8 | +0,7 | 83,7 | 84,1 | +0,4 |
Fonte: Annuario Statistico Italiano, anni 2007 e 2010. (www.istat.it) e Tavole di mortalità della popolazione italiana anni 2005 e 2008 (www.demo.istat.it).
Per approfondimenti (su dinamiche recenti e convergenze di genere):
Prati S., Frova L. (2011), “Sopravvivenza e salute”, in Salvini S., De Rose A. (a cura di), Rapporto sulla popolazione. L’Italia a 150 anni dall’Unità, Il Mulino, Bologna.
Caselli G., Marsili M. (2010), “Increasing longevity and decreasing gender mortality differentials: new perspectives from a study on Italian cohorts”, Joint Eurostat-UNECE Work session on Demographic projections, Lisbona 28-30 aprile 2010.