L’ingresso dei dieci stati nell’Unione Europea il 1° maggio 2004 e di Bulgaria e Romania il 1° gennaio 2007 apre il dibattito sull’opportunità di instaurare un regime transitorio di limitazione della libertà di circolazione dei lavoratori provenienti da tali stati. Il fine di tale provvedimento è quello di scongiurare una possibile destabilizzazione dei mercati del lavoro dei “vecchi” stati a seguito di un eccessivo afflusso di manodopera.
Il regime transitorio
Il modulo adottato in entrambi gli allargamenti è del tipo "2+3+2", con cui s’intendono gli anni dei tre possibili intervalli di validità del regime transitorio. Questa suddivisione temporale consente di rivedere periodicamente l’utilità di tali restrizioni ed eventualmente abbandonarle a favore della libera circolazione dei lavoratori; allo stesso tempo, prevede che tale limitazione non superi i sette anni dal loro ingresso.
Al primo allargamento, per Malta e Cipro non si pongono problemi; al contrario, sono imposte restrizioni agli otto stati dell’Europa centrale e orientale (Repubblica ceca, Polonia, Lettonia, Slovacchia, Estonia, Lituania, Slovenia e Ungheria), che possono recarsi liberamente nell’UE-15 solo nel Regno Unito, in Irlanda e in Svezia. Al maggio 2006, sette stati decidono di conservare il regime transitorio (Belgio, Francia, Danimarca, Lussemburgo, Olanda, Austria e Germania). Allo scadere del secondo ciclo, il 1° maggio 2009, solo l’Austria e la Germania decidono di prorogare le restrizioni fino al termine ultimo, il 1° maggio 2011.
Nell’ampliamento avvenuto nel 2007, le restrizioni sono applicate dai paesi dell’UE-15 (eccetto Svezia e Finlandia), da Malta e, in parte, dall’Ungheria. Il 1° gennaio 2009, il regime transitorio è abbandonato da tre soli stati: Grecia, Spagna e Portogallo.
Tab. 1. Il processo di ampliamento dell’Unione Europea
Data d’ingresso nell’UE | Restrizioni in ingresso | ||||||
UE-15 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | |
Belgio | 1952 | ||||||
Francia | 1952 | ||||||
Germania | 1952 | ||||||
Italia | 1952 | ||||||
Lussemburgo | 1952 | ||||||
Paesi Bassi | 1952 | ||||||
Danimarca | 1973 | ||||||
Irlanda | 1973 | ||||||
Regno Unito | 1973 | ||||||
Grecia | 1981 | ||||||
Portogallo | 1986 | ||||||
Spagna | 1986 | ||||||
Austria | 1995 | ||||||
Finlandia | 1995 | ||||||
Svezia | 1995 | ||||||
UE-12 | |||||||
Cipro | 2004 | ||||||
Estonia | 2004 | ||||||
Lettonia | 2004 | ||||||
Lituania | 2004 | ||||||
Malta | 2004 | ||||||
Polonia | 2004 | ||||||
Rep. Ceca | 2004 | ||||||
Slovacchia | 2004 | ||||||
Slovenia | 2004 | ||||||
Ungheria | 2004 | ||||||
Bulgaria | 2007 | ||||||
Romania | 2007 | ||||||
NOTE: | |||||||
Restrizioni per l’allargamento del 2004 | |||||||
Restrizioni per l’allargamento del 2007 |
La presenza straniera comunitaria: un primo sguardo
Nei primi anni successivi all’allargamento del 2004, i flussi migratori provenienti dagli stati neocomunitari si rivelano contenuti, in linea col periodo precedente e tali da non creare instabilità nei mercati del lavoro. Ciò favorisce l’abbandono delle restrizioni per tale allargamento prima del termine ultimo, tanto che, dopo un quinquennio, il regime transitorio per gli otto stati può dirsi pressoché concluso.
Per l’allargamento del 2007, invece, le peggiori aspettative per il mercato del lavoro a seguito della crisi economica ancora in atto conducono, dopo il primo biennio, alla sostanziale riconferma del regime transitorio per la Bulgaria e la Romania.
Prima di concentrarsi sull’effetto delle restrizioni sui flussi migratori intracomunitari, un primo sguardo d’insieme sull’evoluzione della popolazione straniera comunitaria negli stati dell’UE-15 fornisce già qualche utile indicazione.
In primo luogo, si osserva che in alcuni paesi, come ad esempio la Francia e il Belgio, la proporzione di comunitari resta pressoché costante nel quinquennio considerato; dall’altro lato, in Spagna e in Italia la proporzione di comunitari residenti dopo il 2006 subisce una brusca impennata, mentre i restanti paesi si collocano in una posizione intermedia. Occorre notare, in ogni caso, che l’aumento registrato fra il 2006 ed il 2007 dipende, almeno in parte, dal fatto che nel 2006 la popolazione comunitaria comprende i cittadini di 25 stati, mentre nell’anno successivo la medesima definizione include anche bulgari e rumeni.
A livello complessivo, si nota, infine, che la popolazione straniera comunitaria continua a esser numericamente inferiore di quella extracomunitaria nella maggior parte dei paesi dell’UE-15.
Osservando la presenza straniera comunitaria a livello aggregato, quindi, la situazione non mostra rilevanti differenze fra i primi due anni, in cui la maggior parte degli stati ha restrizioni in ingresso, e gli ultimi tre, durante i quali vari regimi transitori sono cessati. Ma cosa accade considerando la crescita della popolazione straniera proveniente dagli stati neocomunitari in rapporto alla presenza o meno del regime transitorio?
La situazione post regime transitorio
Tab. 2. Crescita della popolazione straniera proveniente da macroregioni dell’UE rispetto alla popolazione straniera totale residente nei paesi dell’UE-15 (valori percentuali) – anno 2005 e 2007
2005 | 2007 | |||||
UE-10 | UE-25 | UE-10 | UE-2 | UE-27 | ||
Austria* | 1.04 | 2.58 | 0.71 | 0.81 | 3.07 | Austria* |
Belgio* | 0.84 | 2.95 | Belgio* | |||
Germania* | 0.59 | 0.62 | 0.44 | 0.28 | 0.67 | Germania* |
Danimarca* | 0.81 | 1.40 | 1.95 | 0.33 | 4.14 | Danimarca* |
Francia* | -3.50 | -0.25 | 0.07 | Francia* | ||
Lussemburgo* | -0.10 | 0.66 | 2.99 | Lussemburgo* | ||
Spagna* | 0.40 | 3.68 | 0.48 | 4.56 | 7.36 | Spagna** |
Grecia* | -6.39 | 0.07 | Grecia** | |||
Italia* | 0.48 | 0.67 | 0.72 | 9.31 | 10.30 | Italia** |
Portogallo* | 0.25 | 2.01 | 4.59 | Portogallo** | ||
Olanda* | 0.77 | 0.82 | 1.17 | 0.85 | 2.36 | Olanda** |
Finlandia* | 1.62 | 2.31 | 2.49 | 0.24 | 3.72 | Finlandia |
Regno Unito | 4.19 | 0.14 | 4.11 | Regno Unito** | ||
Irlanda | 0.33 | 16.09 | Irlanda** | |||
Svezia | 0.75 | 0.88 | 1.69 | 0.63 | 3.05 | Svezia |
Legenda:
*Stati con restrizioni
**Stati con restrizioni per Bulgaria e Romania
Stati senza restrizioni
UE-10: Cipro, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Lettoni, Slovacchia, Estoni, Lituania, Slovenia, Ungheria.
UE-2: Bulgaria, Romania.
Si possono bloccare per legge i flussi migratori?
Sulla base dei dati sopra riportati, si possono tentare alcune conclusioni.
In primo luogo, la crescita della popolazione proveniente dall’UE-10 è contenuta sia nel 2005, sia nel 2007, a prescindere dalle restrizioni in ingresso. Il consistente afflusso di manodopera paventato alla vigilia dell’allargamento del 2004, nella maggior parte dei casi non si è verificato, una volta eliminate le restrizioni in ingresso; ciò, indubbiamente, avvalora la decisione di non prorogare ulteriormente il regime transitorio nella maggior parte degli stati.
La crescita della popolazione d’origine bulgara e romena, invece, mostra una situazione analoga a quella del primo allargamento in tutti gli stati dell’UE-15, ad eccezione del caso italiano, spagnolo e portoghese. In questi ultimi paesi, l’afflusso di migranti è stato molto consistente, nonostante le restrizioni in atto. Di conseguenza, l’abbandono delle restrizioni per la Bulgaria e la Romania in alcuni stati (fra cui i tre citati) darà luogo a due possibili scenari. Nel primo caso, la fine del regime transitorio sarà seguita da flussi particolarmente consistenti; per tale motivo, la cessazione delle restrizioni dovrà esser valutata attentamente e forse rimandata il più possibile, onde evitare un’effettiva destabilizzazione del mercato del lavoro. Nel secondo caso, data la sensibile crescita nonostante le restrizioni, è plausibile supporre che, una volta abolito il regime transitorio, i flussi non aumentino ulteriormente, il che metterebbe necessariamente in forse l’efficacia di tali restrizioni.
In conclusione, il meccanismo delle restrizioni non sembra aver giocato un ruolo chiave nel primo allargamento; mentre il regime transitorio per la Bulgaria e la Romania, pienamente in atto, richiede un giudizio più sfumato, e potrebbe dar luogo, nel prossimo futuro, a esiti diversi.