L’Istat ha pubblicato qualche giorno fa i nuovi dati sui permessi di soggiorno e le stime della popolazione straniera regolarmente presente: all’inizio del 2006, i primi sono arrivati quasi a 2,3 milioni, mentre la seconda si approssima ormai ai 2,8 milioni. I dati confermano molte delle caratteristiche già note del fenomeno, ma segnalano anche alcune interessanti novità e colmano un ritardo, dovuto principalmente a una revisione degli archivi da parte del ministero dell’Interno, che ha lasciato il paese per lungo tempo con informazioni ferme al 2004. Queste informazioni ci permettono, inoltre, una prima verifica del modo con cui i meccanismi dell’immigrazione regolare si sono rimessi in moto, dopo aver assorbito gli effetti diretti della grande regolarizzazione del 2002.
Una regolare irregolarità
Non solo per lavoro
Scendendo più nel dettaglio si possono individuare altri elementi di novità. Tra 2004 e 2006 il numero di permessi di soggiorno è complessivamente aumentato di circa 60 mila unità, con un andamento però differenziato tra i vari motivi di concessione. Sono cresciuti nel biennio i permessi per motivi di famiglia (+137.000) e quelli per studio (+11.000); invece, sono diminuiti quelli per lavoro (-60.000), residenza elettiva (-17.000) e religione (-18.700). Per questi ultimi due motivi, la ragione del calo è da ricercare nella revisione degli archivi operata dal ministero, che ha portato alla cancellazione dei permessi i cui titolari (soprattutto cittadini di paesi sviluppati) non erano più presenti sul territorio nazionale. L’aumento dei permessi per studio potrebbe invece essere un segnale positivo di una maggiore capacità e di un maggiore interesse del nostro paese ad attrarre questo particolare componente della mobilità internazionale (v. Stranieri Studenti – Francesco Billari).
L’aumento della presenza per motivi familiari è, invece, legato al progressivo processo di stabilizzazione dell’immigrazione, che ha conosciuto un’accelerazione dopo la regolarizzazione del 2002. Processo che, peraltro, i dati sui permessi di soggiorno colgono solo in parte, visto che non considerano totalmente i minori immigrati, ma solo quelli che sono titolari di un permesso. Infatti, nel biennio preso in esame i minori sono aumentati complessivamente di circa 170 mila unità, mentre quelli con permesso sono cresciuti di sole 30 mila unità.
Per quanto riguarda i permessi per lavoro, invece, la diminuzione è soprattutto dovuta al mancato rinnovo di una parte di quelli concessi con la regolarizzazione. L’Istat stima in 100 mila il numero di immigrati che non è stato in grado di dimostrare il possesso dei requisiti necessari al primo rinnovo, una cifra ragguardevole ma che secondo l’Istituto è sostanzialmente in linea con quanto avvenuto in occasione delle precedenti regolarizzazioni. Si tratta di un aspetto che meriterebbe di essere approfondito con analisi più specifiche, perché segnala la persistenza, nel mondo dell’immigrazione, di un’area di forte marginalità, che non riesce a trovare una collocazione stabile nel mercato ufficiale del lavoro, neanche dopo aver avuto la possibilità di avvalersi di un provvedimento di regolarizzazione. Difficile non vedere in questa situazione uno dei tanti perversi effetti di un’economia sommersa che nel nostro paese raggiunge dimensioni sconosciute alla gran parte dei nostri partner dell’Unione.