Il 7 ottobre 2010, il Parlamento europeo ha approvato la proposta di abolizione, per i cittadini albanesi e bosniaci, dei visti d’ingresso nell’area Schengen, ossia tutti i paesi dell’Unione Europea – (escluse Irlanda e Regno Unito, e i tre Stati Schengen con trattato non ancora in vigore: Cipro, Romania e Bulgaria) più Islanda, Norvegia e Svizzera. La decisione è passata con 538 voti a favore, 47 contrari e 41 astensioni[1]. Il Draft Report redatto dal deputato UE di centro-sinistra Tanja Fajon, di nazionalità slovena, che era stato convalidato il 28 settembre scorso dalla Commissione sulle libertà civili e poi proposto alla votazione del Parlamento, ha avuto l’approvazione dei Ministri degli Interni, in una loro recente riunione (8-9 novembre 2010): dal prossimo 15 dicembre, albanesi e bosniaci saranno liberi di circolare in Europa.
Alla notizia, resa nota in questi giorni, si è data poca eco in Italia, benché a sostenere la proposta sia stato, sin da quest’estate, il ministro Frattini. Vittoria dell’Europa? O dei partiti al governo nei due paesi interessati? Prima di rispondere, consideriamo i dati più da vicino.
La politica in cifre
La IOM (International Organization for Migration) ha pubblicato qualche dato sulla storia migratoria dei due paesi fino al periodo 2005-2006[2]. La Bosnia-Erzegovina, che ha conosciuto un periodo di emigrazione forzata all’inizio degli anni ’90, al 2005 aveva circa 1 milione e 400 mila cittadini emigrati, pari a quasi il 40% dei circa 3 milioni e 800 mila abitanti del paese. L’Albania è, dal 1990, un paese di emigrazione, e al 2005 contava più di 850 mila suoi cittadini residenti all’estero, ossia il 27% dei più di 3 milioni residenti all’interno dello Stato[3]. La storia continua però anche fino agli anni più recenti: nel 2008, ad esempio, la popolazione albanese residente all’estero sfiora il milione, mentre i bosniaci all’estero calano a 1,35 milioni, tra i quali si stima vi siano circa mezzo milione di rifugiati[4].
Tra le varie conseguenze di questa massiccia emigrazione vi sono le ingenti rimesse inviate nei paesi d’origine, pari a circa 1,4 milioni di dollari/anno per l’Albania e quasi 2 milioni di dollari per la Bosnia ed Erzegovina[5], per il periodo 2005-2006, in aumento al 2008, a circa 1, 5 milioni di dollari ufficialmente registrati per l’Albania[6] e quasi 2,8 milioni[7] per la Bosnia Erzegovina (rispettivamente il 12 e il 15% del PIL[8] – vedi tabella 1).
Tab. 1 Popolazione emigrata dei due paesi a confronto, 2005-2006, e 2008[9].
Fonte: IOM 2007, World Bank 2005-2010, Data UN.org, vedi note.
Tirando le somme, al momento dell’inizio dei dialoghi visa-free oriented (formalmente, nel marzo 2008 con l’Albania e nel maggio dello stesso anno con la Bosnia ed Erzegovina) la popolazione complessiva presente nei due Stati contava di circa 7 milioni di abitanti..
Inoltre, i due paesi, erano gli unici rimasti fuori dall’area Schengen, data l’abolizione dei visti per i cittadini macedoni, montenegrini e serbi nel dicembre 2009, che insieme agli albanesi e bosniaci ammontano a circa 20 milioni di abitanti[13] (vedi tabella 2), che si aggiungono ai circa 400 milioni di abitanti dell’area Schengen[14], costituendo quindi un totale di 33 Stati. Rimangono fuori – però – i cittadini del Kosovo, ai quali manca il riconoscimento di Stato Autonomo da cinque paesi membri dell’unione europea: Grecia, Spagna, Cipro, Romania e Slovacchia.
Tab. 2 Popolazioni dei 5 paesi extra-UE che non necessitano di visti d’ingresso nell’area Schengen.
Paesi neo area Schengen | Popolazione al 2010 |
Montenegro | 626 000 |
Repubblica di Macedonia | 2 043 000 |
Albania | 3 169 000 |
Bosnia ed Erzegovina | 3 760 000 |
Serbia | 9 856 000 |
Totale | 19 454 000 |
Fonte: Population Division of the Department of Economic and Social Affairs of the United Nations Secretariat, World Population Prospects: The 2008 Revision, http://esa.un.org/unpp, 2010.
Dalle cifre alle politica
La prospettiva di di aprire le porte a 7 milioni di cittadini appartenenti a Paesi in via di Sviluppo con reddito pro-capite nettamente inferiore alla media europea non piace però a tutti. Ad esempio non alla Francia, che ancora ripensa alle conseguenze dell’apertura ai cittadini di Romania e Bulgaria nel 2007, e alla recente drammatica decisione della cacciata dei Rom. La Francia solleva ancheuna “questione di sicurezza[15] e sembra temere gli elevati livelli di corruzione denunciati nei due paesi, tra gli altri, dell’agenzia Trasparency International[16]. Riluttanza mostrano anche Germania, Paesi Bassi e Svezia, mentre il Belgio è allarmato dalle centinaia di richieste “anomale” di visti da parte di cittadini serbi e macedoni già dall’anno scorso, e dall’ingente numero da parte dei cittadini albanesi, quattro volte più grande alla media europea[17].
Ma, sostengono i propositori della risoluzione, Tanja Fajon e lo slovacco Eduard Kukan, rifiutare la libertà di circolazione a 7 milioni di abitanti rischia di compromettere la credibilità dell’Unione Europea, e di tradire le aspettative delle popolazioni in questione con rischi di ripercussioni negative verso l’Unione stessa-. Solo l’apertura potrebbe contrastare un’altra ondata di nazionalismo nella regione e assicurare una difesa dal risentimento anti-europeo alle popolazioni in questione. In più, è lecito attendersi che l’ottenimento di questa apertura stimolerà i governi dei due Stati ad compiere gli ulteriori passi richiesti nella prospettiva del definitivo ingresso dell’Unione Europea. In fin dei conti dando diritto alle “libera circolazione delle persone”, non si fa altro che rispettare l’obiettivo iniziale della nascita della stessa “Europa Unita”.
[2] Coincide con l’ultima pubblicazione fatta dalle Nazioni Unite, aspettando i risultati del censimento del 2010.
[3] Dati presi dal documento, http://www.iom.hu/PDFs/Albania-Migration%20Profile.pdf, e http://www.iom.hu/PDFs/BiH_Migration%20Profile.PDF
[5] Come ammesso dagli stessi autori della pubblicazione IOM, la vera dimensione delle rimesse includendo anche il flusso non registrato dai canali formali è ritenuto essere molto superiore alla cifra attuale, ibidem, p.17.
[7] Dati World Bank, sebbene in contrasto con rilevazioni precedenti per gli stessi anni, e con OIM (vedi sopra): http://siteresources.worldbank.org/INTPROSPECTS/Resources/334934-1199807908806/Bosnia&Herzegovina.pdf,
[8]Dati presi dal documento: http://econ.worldbank.org/…
[9] World Bank, 2005; “The Republic of Albania”, e “Bosnia and Herzegovina Migration Profile”, International Organization for migration (IOM), 2007; (INSTAT, Albanian Statistical Institute); (UNCHR, 2006).
[12] Calcolo rinvenuto da http://data.un.org/CountryProfile.aspx?crName=BOSNIA%20AND%20HERZEGOVINA; dati contrastanti con, http://www.fzs.ba/Dem/ProcPrist/stalno.pdf, e con i dati CIA 2008 luglio 2008 con 4,590,310, http://books.google.it/…/bosnian…
[13] Il calcolo di 19,454,000 persone è derivato da: Division of the Department of Economic and Social Affairs of the United Nations Secretariat, World Population Prospects: The 2008 Revision, http://esa.un.org/unpp, Friday, October 29, 2010;
[15] http://www.euractiv.com/en/enlargement/france-opposes-further-eu-visa-liberalisation-talks-news-498429
[16] Giugno, 2010, http://www.worldbulletin.net/news_detail.php?id=59461