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Le città metropolitane italiane tra declino e competizione demografica*

L’analisi dell’evoluzione demografica nel tempo e nello spazio assume (o dovrebbe assumere) rilevanza notevole non solo per gli studiosi ma anche per i decisori politici. Alessio Buonomo e Salvatore Strozza evidenziano le diverse dinamiche demografiche degli ultimi dieci anni nei centri e nelle periferie delle 14 città metropolitane, segnalando similitudini e differenze tra il Nord e il Mezzogiorno del Paese. 

I centri e le periferie come territori di mutamento demografico

La letteratura scientifica è piuttosto concorde nel sostenere che la crescita della popolazione urbana continuerà anche nei prossimi anni, in special modo nel caso dei paesi in via di sviluppo ma anche nelle economie avanzate caratterizzate da forte pressione migratoria. Il ruolo centrale ricoperto dalle migrazioni interne e internazionali nel determinare la crescita urbana è ben documentato nei paesi ricchi. Invece, più dibattuto è il ruolo giocato dalla componente naturale. Le ricerche più recenti stanno però evidenziando che anche nascite e decessi giocano un ruolo determinante nei processi di urbanizzazione a scala locale. 

Per quanto riguarda i sistemi demografici dell’Europa meridionale, una loro caratteristica comune è l’eterogeneità spaziale. I centri e le periferie stanno diventando rappresentativi di territori in fase, rispettivamente, di crescita e declino demografico (Salvati et al. 2018). In effetti, i centri corrispondono in genere a distretti urbani attrattivi per diversi segmenti di popolazione, mentre le periferie corrispondono ad aree in fase di spopolamento e con un più elevato processo di invecchiamento (Reynaud et al. 2020). Nel quadro europeo, sono stati compiuti sforzi crescenti per contrastare la contrazione demografica nelle aree locali in cui il fenomeno è più severo. Anche l’Italia, all’interno della “Strategia Nazionale per le Aree Interne”,  ha da tempo messo in atto politiche volte a riequilibrare i divari territoriali nello sviluppo demografico e a contrastare lo spopolamento delle località interne e periferiche. 

Differenze nei modelli demografici nel territorio della penisola

Chiara appare l’importanza di studiare i meccanismi che regolano il modo in cui l’eterogeneità spaziale nelle dinamiche demografiche influenza lo sviluppo (demografico) locale dei singoli contesti metropolitani. In particolare, ci si può domandare se esiste in Italia una “demografia differenziale”, ossia se centri e periferie abbiano sperimentato diversi modelli demografici negli ultimi dieci anni e con quali eventuali differenze tra Nord e Sud.

Per rispondere a questa domanda, in uno studio recente (Buonomo et al. 2024), abbiamo usato dati di stock e di flusso derivanti dalla ricostruzione intercensuaria della popolazione residente e dai bilanci demografici rilasciati dall’Istat. L’analisi si riferisce alle 14 città metropolitane italiane, suddivise in centri e periferie. Dieci di queste hanno registrato un calo demografico nel decennio 2011-2020 (Tabella 1). Ad eccezione di Genova, dove il calo demografico è stato intenso, una moderata contrazione demografica ha caratterizzato solo alcuni contesti specifici del Nord Italia (Torino, Venezia); al contrario, tutte le città metropolitane del Mezzogiorno hanno registrato una riduzione della loro popolazione, che in alcuni casi (Reggio Calabria e Messina in particolare) è stata sensibile. Nel Nord Italia, perdite abbastanza intense sono state registrate dai comuni centrali di Genova, Torino e Venezia, le cui periferie nei primi due casi hanno sperimentato a loro volta saldi negativi. Ad eccezione di Venezia, dove la popolazione dell’area periferica è cresciuta leggermente, nelle altre aree metropolitane c’è concordanza di segno e spesso anche di intensità nella variazione relativa della popolazione dei centri e delle periferie. 

Più in dettaglio, la Figura 1 consente di distinguere, per ciascuna delle 14 città metropolitane, i comuni con valori positivi (in verde) da quelli con valori nulli o negativi (in rosso) dei tassi di incremento. Il cartogramma evidenzia un quadro d’insieme relativamente più complesso ed eterogeneo di quanto delineato in precedenza. Nello specifico, per quanto riguarda i contesti metropolitani del Centro-Nord, nel decennio considerato Torino, Genova e Venezia hanno sperimentato una diminuzione della popolazione diffusa a molti dei comuni dei loro territori, mentre i comuni delle altre città metropolitane settentrionali sono risultati prevalentemente in crescita, sebbene si ravvisino alcune realtà locali in decremento. Nei contesti metropolitani del Mezzogiorno, la contrazione demografica è stata generalizzata e, in alcuni casi, particolarmente intensa, ma anche in questi contesti si possono ravvisare alcuni comuni con tassi di incremento positivi.

Con riguardo alle aree centrali delle 14 città metropolitane si è cercato di capire se esita un divario Nord-Sud nelle dinamiche demografiche, scomponendo i tassi di incremento (r) del periodo 2011-2020 nella componente naturale (sn), in quella migratoria interna (mi) e in quella migratoria internazionale (me). I valori osservati indicano che le differenze tra le aree del Centro-Nord e del Mezzogiorno persistono, ma non per tutti gli indicatori considerati. Tutti i comuni centrali registrano valori positivi dei tassi migratori netti con l’estero, sebbene tendenzialmente più elevati nei capoluoghi delle città metropolitane del Centro-Nord. Anche i tassi di incremento naturale hanno lo stesso segno in tutti i territori considerati, in questo caso si tratta sempre di valori negativi. Notevolmente differente è il ruolo giocato dalle migrazioni interne nelle diverse realtà territoriali qui considerate. Con la sola eccezione di Cagliari, i comuni centrali delle città metropolitane meridionali e insulari hanno qui fatto registrare perdite, particolarmente forti nei casi di Reggio Calabria e Messina. Viceversa, nei centri delle città metropolitane del Centro-Nord il tasso migratorio interno risulta talvolta positivo (Milano, Bologna e Roma) e talaltra negativo, ma in modo meno marcato di quanto registrato nei comuni centrali dei comuni metropolitani del Mezzogiorno. Complessivamente, dunque, i tassi di incremento sono negativi in tutti i centri considerati con le sole eccezioni di Milano, Bologna e Roma, che sono le tre realtà con un bilancio migratorio interno positivo.

Tra declino demografico e competizione demografica

Le evidenze empiriche emerse posizionano la maggior parte delle aree metropolitane in una fase (più o meno evidente) di declino demografico, ma con l’eccezione delle città metropolitane più aperte e globalizzate, sia per tradizione storica e politica (Roma), sia per una maggiore capacità di internazionalizzazione (Milano). Solo pochi altri comuni, come Bologna o Firenze, possono avvicinarsi alle dinamiche demografiche delle aree più aperte e globalizzate grazie ad un fondamentale collegamento alle reti globali. 

Le restanti realtà, sia del Nord che del Mezzogiorno, hanno registrato una contrazione della popolazione. Da questo punto di vista, appare chiaro come il livello di “competizione demografica” tra territori (intesa come la competizione nella capacità di attrarre popolazione) sia aumentato, e non è solo una questione di divario Nord-Sud. Infatti, città importanti come Torino, Genova e, in misura minore, Venezia, non hanno mostrato una vitalità demografica sufficiente a contrastare l’attuale declino. Certamente si tratta di città particolari sia per le loro caratteristiche territoriali, come Genova e Venezia, sia per la loro specializzazione economica orientata verso il comparto industriale, come Torino (Benassi et al. 2021). In questo senso, il valore negativo del tasso migratorio interno registrato tra il 2011 e il 2020 nel comune capoluogo piemontese è emblematico se confrontato con le dinamiche passate, poiché Torino è stato il principale attrattore di flussi migratori interni dal Sud Italia tra gli anni ’50 e ’80 del secolo scorso.

Nel caso dei comuni centrali delle città metropolitane del Mezzogiorno, l’attrattività demografica dipende esclusivamente dall’immigrazione straniera e, con la sola eccezione di Cagliari, i fattori di espulsione hanno prevalso sui fattori di attrazione della mobilità interna. Ne consegue che quasi tutti i contesti metropolitani meridionali e insulari qui studiati stanno vivendo una fase di declino demografico, il che evidenzia l’urgenza di affrontare le questioni dello spopolamento e dell’invecchiamento anche all’interno delle città metropolitane e di intervenire per contrastare il declino demografico così generale e trasversale al territorio della penisola. 

*Le riflessioni ed elaborazioni si collocano all’interno del progetto di ricerca PRIN-PNRR “Foreign population and territory: integration processes, demographic imbalances, challenges and opportunities for the social and economic sustainability of the different local contexts (For.Pop.Ter)” [P2022WNLM7], finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU, componente M4C2, Investimento 1.1. Le opinioni espresse sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle dell’Unione Europea o della Commissione Europea. Né l’Unione Europea né la Commissione Europea possono essere ritenute responsabili per esse.

Per saperne di più

Benassi, F., Busetta, A., Gallo, G., & Stranges, M. (2021). Le diseguaglianze tra territori. In F.C. Billari, & C. Tomassini (Eds.), AISP – Rapporto sulla popolazione. L’Italia e le sfide della demografia (pp. 135-161). Bologna: Il Mulino. 

Buonomo, A., Benassi, F., Gallo, G., Salvati, L., & Strozza, S. (2024). In-between centers and suburbs? Increasing differentials in recent demographic dynamics of Italian metropolitan cities. Genus80(1), 1. DOI: https://doi.org/10.1186/s41118-023-00209-6

Reynaud, C., Miccoli, S., Benassi, F., Naccarato, A., & Salvati, L. (2020). Unravelling a demographic ‘Mosaic’: spatial patterns and contextual factors of depopulation in in Italian Municipalities, 1981- 2011. Ecological Indicators, 115, 106356. DOI: https://10.1016/j.ecolind.2020.106356

Salvati, L., Ferrara, A., & Chelli, F. (2018). Long-term growth and metropolitan spatial structures: An analysis of factors influencing urban patch size under different economic cycles. Geografisk Tidsskrift – Danish Journal of Geography, 118(1), 56-71.

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