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Le conseguenze economiche della separazione in Italia

La questione del benessere economico di due sposi dopo una separazione è assai spinosa, incidendo, tra l’altro, sulla decisione relativa all’ammontare degli assegni di mantenimento (i cosiddetti alimenti) per il coniuge più debole. Ma non tutte le separazioni sono uguali, e molto dipende dalle condizioni di vita sia prima che dopo l’evento. In particolare, due variabili influiscono sul benessere economico di chi si separa: la presenza di figli e la presenza dei genitori.
C’è separazione e separazione
La presenza di figli ha un peso notevole nella determinazione dell’assegno di mantenimento e un peso ancora maggiore nell’assegnazione della casa coniugale, quasi sempre accordata al coniuge cui viene affidata la tutela dei figli, solitamente la madre. Perciò se, da un lato, il genitore affidatario deve sostenere delle spese in più per il mantenimento del figlio o dei figli, dall’altro può godere dell’assegno di mantenimento (se viene pagato) e dell’utilizzo dell’abitazione. Di contro, il genitore non affidatario può ritrovarsi a dover sostenere le spese sia dell’assegno di mantenimento del figlio, sia della nuova abitazione in cui si trasferisce.
Ed è qui che, almeno in Italia, entrano in gioco i genitori, che possono offrire ospitalità al figlio (o alla figlia) reduce da una separazione e magari incapace di trovare un’abitazione o di mantenere un livello di vita adeguato. Il ritorno nella casa dei genitori dopo la separazione è relativamente diffuso tra gli uomini italiani (ben il 26% di loro torna dai genitori entro un anno dalla separazione), specialmente se confrontato con altri paesi europei come ad esempio i Paesi Bassi ed il Regno Unito, dove solo il 5-15% degli uomini separati torna dai genitori.
Le donne, invece, raramente tornano dei genitori, anche perché così facendo perderebbe il diritto all’utilizzo della casa coniugale dove, in maggioranza, continuano a vivere con i figli. Rispetto ad altri paesi europei, questa situazione si configura più frequentemente in Italia: il 61% delle donne italiane vive senza partner, ma con i figli, un anno dopo la separazione, contro il 49% nel Regno Unito e il 45% nei Paesi Bassi. Questa differenza dipende dal fatto che in Italia la maggioranza delle separazioni riguarda coppie con figli.
L’eterogeneità delle conseguenze economiche
L’aiuto dei genitori, soprattutto in termini di alloggio, può contribuire a spiegare il relativamente basso peggioramento del tenore di vita degli uomini separati in Italia, segnalato da Mencarini .
In effetti, elaborando i dati del panel Europeo[1], in cui un campione di famiglie viene seguito nel tempo (dal 1994 al 2001), si trovano conferme a questa interpretazione.

Ad esempio, concentriamoci sull’Italia e consideriamo gli uomini con figli che, dopo la separazione, sono andati a vivere da soli, cioè non sono tornati nella casa dei genitori né sono andati a vivere con una nuova partner. Questi padri separati devono sopportare diverse spese: l’assegno di mantenimento per i figli e, talvolta, per le ex-mogli, e, per se stessi, l’acquisto o l’affitto di una nuova abitazione. Ebbene, si riscontra un significativo peggioramento nel tenore di vita per questa categoria di uomini che, ad esempio, denunciano una certa difficoltà a pagare le bollette o a “mantenere uno stile di vita adeguato”. Conviene notare che queste difficoltà non erano emerse nell’analisi di tutti gli uomini che si sono separati – comprendendo, dunque, anche quelli che sono tornati nella casa dei genitori.
Ma se consideriamo le donne che, dopo la separazione, sono rimaste a vivere con i figli, il quadro si fa anche più fosco, e il peggioramento del tenore di vita è ancor più pronunciato. Per queste donne, infatti, la condizione finanziaria peggiora, il reddito pro-capite si abbassa, e la percentuale di chi riesce a mettere via dei risparmi a fine mese scende del 16%.
In breve: una separazione tra coniugi comporta normalmente un peggioramento nel tenore di vita, più accentuato se ci sono figli, e più grave per le donne. Ma, all’interno di questo quadro generale, le situazioni possono essere molto diverse, in funzione delle risorse cui i coniugi hanno accesso, e in particolare della risorsa “famiglia di origine” che, in Italia almeno, permette a molti di ammortizzare le spese e di arginare il deterioramento degli standard di vita.

Per approfondimenti:
Mazzuco S., Meggiolaro S., Ongaro F.. (2007), Economic consequences of union dissolution in Italy: findings from the European Community Household Panel, Dipartimento di Scienze Statistiche, Università di Padova, Working Paper n. 3-2006, url= http://www.stat.unipd.it/v2/ricerca/fulltext?wp=695
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