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Servizi educativi per la prima infanzia: una chiave contro la bassa natalità in Italia?

La nuova flessione della natalità in Italia, evidenziata nel 2023, solleva interrogativi sulle possibili chiavi per contrastare questa tendenza. In una recente analisi, Scherer, Pavolini e Brini mostrano che i servizi educativi per la prima infanzia sono cruciali per il sostegno alle famiglie, ma da soli non sono sufficienti a invertire il declino demografico.

Perché i servizi per l’infanzia possono influenzare la fecondità

L’assunto che i servizi educativi per la prima infanzia (0-3) possano costituire una soluzione efficace per mitigare la tendenza alla bassa natalità è motivato dalla loro capacità di ridurre costi (diretti e indiretti) legati alla genitorialità e di promuovere dinamiche di parità sia nel contesto lavorativo che nella sfera familiare e, di conseguenza, influenzare le decisioni riproduttive. Sebbene la letteratura converga nell’indicare questa relazione, la pluralità di risultati emersi nella ricerca internazionale sul tema porta a sollevare alcuni interrogativi e spinge la necessità di un’analisi specifica per il tessuto socio-culturale italiano.

Due Italie nel panorama Europeo

In Italia, il panorama dei servizi per l’Infanzia si presenta come un variegato mosaico, con notevoli disparità sia rispetto agli altri paesi Europei sia tra le regioni settentrionali e meridionali del paese. Mentre le scuole dell’infanzia pubbliche sono ampiamente diffuse, i nidi d’infanzia per bambini sotto i tre anni faticano a soddisfare la domanda, e, seppur crescendo, presentano una copertura inferiore alla maggior parte dei paesi Europei. Nel 2019, il tasso di copertura in Italia era del 26,3%, mentre i paesi dell’Europa occidentale, a eccezione dell’Austria, superavano il 30%. Le differenze nei servizi per l’infanzia sono marcate anche all’interno del paese, come illustrato nella Figura 1, che dipinge una dicotomia di “due Italie” con una copertura quasi doppia al Centro-Nord rispetto al Sud. Questa dualità persiste da tempo, con il Centro-Nord che assiste a una crescita nel settore pubblico contrapposta all’aumento dei servizi privati nel Sud: nel 2019, il 53,2% dei posti nei servizi per l’infanzia nel Sud era gestito privatamente, rispetto al 45,3% nel Centro-Nord.

Effetti positivi, ma limitati 

La Figura 2 mostra l’effetto dei servizi per l’infanzia sulla probabilità di avere il primo, secondo o figli di ordine superiore differenziato per età e genere, basato sull’analisi dei dati della Rilevazione sulle Forze di Lavoro dal 2003 al 2020, integrati con indicatori regionali sui servizi di educazione e cura per l’infanzia. Nel Panel A, riportiamo l’effetto marginale dell’uso dei servizi educativi nel loro insieme sui comportamenti riproduttivi per gli anni 2005-2020. 

I risultati mostrano un effetto positivo dei servizi educativi alla prima infanzia presi nel loro insieme sulla probabilità di avere il primo figlio, sia per uomini che donne. In particolare, vediamo che le donne e gli uomini di alcuni gruppi di età sono più propensi ad avere un primo figlio se aumenta l’uso dei servizi pubblici all’infanzia nella loro regione. Va sottolineato che l’entità dell’effetto è modesta: le donne nel gruppo di età 20-29 anni vedono un aumento massimo di circa 0.003 punti percentuali nella probabilità di diventare madri per ogni aumento unitario nell’uso di asili nido pubblici, mentre negli uomini l’effetto è trascurabile. Modesti effetti positivi emergono anche per il passaggio al secondo figlio nelle donne di età superiore ai 45 anni, mentre non si registrano effetti sostanziali o statisticamente significativi per le nascite di ordine superiore, né per gli uomini, né per le donne, indipendentemente dalla fascia di età.

Il Panel B della Figura 2 si concentra sui soli effetti della disponibilità dei servizi pubblici, mentre nel Panel C si analizza il ruolo della disponibilità dei servizi privati. I risultati indicano che la disponibilità pubblica di servizi per l’Infanzia ha un effetto positivo sulla probabilità di avere il primo figlio tra le donne under 30, ma non ha effetti significativi per i nati di ordine superiore o tra gli uomini. D’altra parte, la disponibilità di servizi privati mostra effetti leggermente positivi sui nati di ordine superiore: sulle seconde nascite tra le donne di 30-34 anni e gli uomini di 35-39 anni, e in misura minore, sulle nascite di ordine superiore tra le donne di 35-44 anni e gli uomini di 30-34 anni e oltre i 40 anni.

L’istruzione e l’occupazione contano? 

L’istruzione svolge un ruolo chiave nelle decisioni occupazionali e di fecondità, influenzando anche le risorse e preferenze personali verso servizi di cura formali o informali. Anche la partecipazione al mercato lavoro è determinante nella valutazione della necessità di servizi all’infanzia, suggerendo che la fecondità di coloro che lavorano può reagire maggiormente all’offerta di tali servizi rispetto a chi non lavora. È pertanto rilevante indagare se i servizi alla prima infanzia influenzino i comportamenti riproduttivi in modo differenziato in base al livello d’istruzione e alla condizione occupazionale. 

I risultati del nostro studio rivelano che l’istruzione ha un ruolo importante nel modulare il legame tra servizi alla prima infanzia e comportamenti riproduttivi: gli effetti positivi dei servizi pubblici si manifestano in modo più marcato tra le donne e uomini poco o mediamente istruiti, mentre gli effetti positivi della disponibilità di servizi privati si concentrano soprattutto tra donne con un livello più elevato di istruzione. 

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non vi sono evidenze che gli asili nido abbiano un impatto differenziato per coloro che sono occupati rispetto a coloro che non lo sono. 

Un puzzle da completare

L’aumento della disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia, sebbene fondamentale sotto diversi aspetti, tra cui la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, non sarà sufficiente da solo a invertire i trend negativi della fecondità. Tuttavia, costituisce un pezzo cruciale del pacchetto completo di politiche che, unite sinergicamente, possono consentire alle persone di realizzare i loro desideri di avere (più) figli di quelli che attualmente hanno.

Riferimenti

Scherer, S., Pavolini, E. & Brini, E. Formal childcare services and fertility: the case of Italy. Genus 79, 29 (2023). https://doi.org/10.1186/s41118-023-00208-7

Scherer, S., & Pavolini, E. (2023). Equalizing or not? Public childcare and women’s labour market participation. Journal of European Social Policy, 09589287231183169. https://doi.org/10.1177/0958928723118316

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