Come osservato anche in altri paesi a sviluppo avanzato, in Italia i comportamenti e le opinioni favorevoli all’omosessualità si sono diffusi con particolare rapidità tra i giovani della Generazione Z, nati intorno al 2000, come spiegano Maria Castiglioni, Asher Colombo e Gianpiero Dalla Zuanna.
L’uscita dall’ombra dei comportamenti non eterosessuali è un aspetto fondamentale della rivoluzione dell’intimità, che ha investito e sta ancora investendo tutti i Paesi a sviluppo avanzato. Confrontando campioni statisticamente rappresentativi di studenti universitari italiani ventenni, intervistati in tre indagini svolte del 2023, 2017 e 2000, mostriamo come fra i giovani italiani l’omosessualità è oggi molto più accettata, e i comportamenti non eterosessuali sono assai più diffusi rispetto al recente passato1. I confronti sono possibili anche se nel 2000 e nel 2017 sono stati intervistati solo studenti di Economia e Statistica residenti in tutto il paese, mentre gli studenti intervistati nel 2023 frequentavano una maggior varietà di corsi di studio, ma solo in tre università del Nord (Bologna, Milano Bicocca e Padova): altre ricerche mostrano che fra i giovani le differenze in questo campo fra Nord e Sud Italia si sono quasi annullate2; inoltre, per rendere più validi i confronti nel tempo, per il 2023 consideriamo solo gli studenti di corsi di laurea non umanistici. La lettura è arricchita anche da un confronto con un campione di giovani italiani di 18-24 anni intervistati nel 20063.
Dal sesso alla nascita al genere dichiarato all’intervista
La relazione tra il sesso alla nascita e l’attuale autoidentificazione di genere degli studenti è stata studiata solo nel 2023. Gli studenti ventenni che si identificano solo con il sesso opposto o che dichiarano di essere in transizione sono pochi (lo 0,6% dei maschi alla nascita e lo 0,7% delle femmine alla nascita). La percentuale non trascurabile di studenti che non dichiarano di riconoscersi nel sesso assegnato alla nascita (il 4,4% dei maschi alla nascita e il 3,5% delle femmine alla nascita) è invece correlata alle risposte “Non binario” e “Altro”. Tra quanti hanno risposto “Altro” è stato chiesto di specificare: prevalgono coloro che hanno citato fumetti, romanzi, racconti o serie TV incentrati su personaggi non binari. È possibile che fra alcuni intervistati maschi – nel rispondere a questa domanda – abbiano prevalso atteggiamenti goliardici. Tuttavia, specialmente fra le donne, le differenze fra sesso alla nascita e genere auto-percepito potrebbero effettivamente non essere irrilevanti.
Attrazione
Domande sull’attrazione per lo stesso sesso non sono state poste nel 2023, ma sono disponibili per gli studenti nel 2017 e possono essere confrontate con dati rappresentativi della popolazione italiana di età compresa tra 18 e 24 anni, intervistata nel 2006. Nel 2017, rispettivamente il 5,5% degli studenti maschi e il 10,1% delle studentesse hanno affermato di essere attratti (anche) da persone dello stesso sesso. Nel 2006, tra tutte le persone di età compresa tra 18 e 24 anni, le stesse proporzioni erano del 2,7% (uomini) e del 2,5% (donne). Sebbene queste due indagini non siano del tutto comparabili, questi dati suggeriscono che l’attrazione omosessuale sia aumentata nel corso del decennio, soprattutto tra le giovani donne.
Esperienze
Nel 2023 non sono state poste domande dirette sulle esperienze omosessuali, ma è possibile confrontare due domande identiche poste agli studenti nel 2000 e nel 2017. Le due indagini mostrano il crescente interesse delle donne per le esperienze omosessuali. Fra gli studenti maschi, le esperienze omosessuali passano dal 6,3 al 7,1%, fra le femmine dal 4,3 al 14,6%. Questo aumento delle esperienze nel periodo 2000-2017 potrebbe anticipare il forte balzo in avanti delle identità femminili non eterosessuali che, come vedremo poco oltre, si osserva tra il 2017 e il 2023.
Identità
La prevalenza di identità non eterosessuali è stata indagata sia nell’indagine del 2017 sia in quella del 2023. Confrontiamo le risposte del 2017 – studenti di Economia e Statistica – con quelle del 2023, distinguendo fra studenti dei corsi di studio umanistici e non umanistici. Quest’ultima distinzione è necessaria, perché nel 2023 gli studenti di corsi umanistici sono sensibilmente più coinvolti in identità non eterosessuali rispetto ai loro coetanei che hanno scelto altri corsi di studio.
Nel corso degli ultimi anni, i cambiamenti nelle identità non eterosessuali degli studenti ventenni sono profondi (Tabella 1). Tra il 2017 e il 2023, gli studenti di corsi non umanistici che hanno dichiarato identità non eterosessuali sono passati dal 4,5 all’8,7% tra gli uomini e dal 5,0 al 19,2% tra le donne. Sia i gay che le lesbiche aumentano, ma il grosso dell’incremento è concentrato tra coloro che si dichiarano bisessuali, con cambiamenti più marcati tra le donne. Fra gli studenti di discipline umanistiche, coloro che dichiarano identità non eterosessuali sono molto più numerosi rispetto agli studenti di discipline non umanistiche, soprattutto tra le donne (15,4% fra gli uomini, 27,0% fra le donne). Nel complesso delle matricole triennali delle università di Bologna, Milano Bicocca e Padova del 2023, un maschio alla nascita su dieci e una femmina alla nascita su quattro si identificano come non eterosessuali.

Opinioni sui rapporti omosessuali
Sono evidenti forti cambiamenti negli atteggiamenti verso la non eterosessualità (Tabella 2). Le giovani donne hanno sempre espresso una valutazione simile sull’omosessualità maschile e femminile. Tuttavia, nel giro di appena 23 anni, il loro consenso (% Abbastanza+Sì) è aumentato dal 28 al 95%, diventando praticamente universale nel 2023. I giovani uomini, d’altra parte, hanno sempre avuto più difficoltà ad accettare l’omosessualità maschile rispetto a quella femminile: fino al 2017, il consenso verso l’omosessualità femminile era leggermente inferiore rispetto a quello espresso dalle ragazze, mentre il consenso per l’omosessualità maschile era molto inferiore, praticamente la metà. Tuttavia, negli ultimi sei anni, anche fra i giovani uomini i dati indicano un rapido cambiamento: nel 2023, tre ragazzi su quattro intervistati (anche tra gli studenti iscritti a corsi di studio non umanistici) approvavano le esperienze omosessuali tra due uomini. La tendenza attuale va verso una tolleranza pressoché universale dell’omosessualità maschile e femminile, senza distinzione di genere.

La non eterosessualità è sempre più accettata e diffusa
L’analisi dei dati raccolti nell’indagine del 2023 e il confronto con dati simili raccolti nel 2000 e nel 2017 mette in evidenza cinque aspetti chiave:
• il continuo incremento dell’accettazione dell’omosessualità;
• l’aumento di giovani uomini e donne che riportano esperienze di tipo non eterosessuale, tra cui attrazione verso persone dello stesso sesso, incontri sessuali con partner dello stesso sesso e identificazione con un’identità non esclusivamente eterosessuale;
• l’incremento, fra gli uomini, ma specialmente fra le donne, riguarda specialmente identità ed esperienze bisessuali, piuttosto che esclusivamente omosessuali;
• l’accelerazione della velocità di questi cambiamenti fra gli studenti nati intorno al 2000 rispetto a quelli delle generazioni precedenti;
• la visibilità statistica, anche se con proporzioni contenute, della non congruenza di genere, definita come differenza tra sesso alla nascita e genere auto-identificato all’intervista.
Mettendo insieme i risultati per gli uomini e le donne, nella nostra indagine del 2023 il 18% degli studenti ha dichiarato un’identità non eterosessuale. Lo stesso dato rilevato da alcune indagini sulla Generazione Z condotte in altri Paesi sull’intera popolazione dei ventenni (quindi non solo sugli studenti universitari) è vicino a quello italiano: Regno Unito (15-17%), Stati Uniti (22%), media di 27 Paesi ricchi (18%)4. Non possiamo sapere se il dato per i giovani italiani non universitari sia superiore o inferiore a quello riscontrato tra gli studenti delle università di Padova, Bologna e Milano Bicocca. Tuttavia, l’impressione generale è che le differenze tra l’Italia e gli altri Paesi considerati siano modeste o comunque in riduzione.
Inoltre, il confronto fra studenti ventenni di corsi non umanistici dal 2017 al 2023, mostra in Italia un’accelerazione più marcata nella diffusione della non eterosessualità rispetto agli altri Paesi. È quindi possibile che, per questa dimensione del comportamento sessuale, la Generazione Z italiana abbia colmato il divario rispetto ai Paesi che per primi hanno iniziato a vivere questo aspetto della rivoluzione dell’intimità.
In conclusione, l’Italia ha condiviso con altri Paesi il recente aumento, tra le giovani generazioni, della percentuale di persone che non si identificano come eterosessuali, ma specialmente come bisessuali. L’accelerazione della diffusione delle identità non eterosessuali e della tolleranza verso l’omosessualità potrebbe essere avvenuta qualche anno prima in Paesi come il Regno Unito e gli USA, ma i giovani delle ultime generazioni italiane sembrano aver colmato il divario che le separava dai precursori del cambiamento. In Italia, come altrove, l’aumento è più netto per le giovani donne.
Note
1 Castiglioni, M., Colombo, A., & Dalla Zuanna, G. (2025) A Recent Fast Change: Diffusion and Acceptance of Homosexuality among University Students in Northern Italy during the 21st century, Genus, in stampa.
2 Si tratta di una ricerca, non ancora pubblicata, svolta da Asher Colombo per l’Istituto Cattaneo, su commissione del Ministero Italiano per la famiglia, la natalità e le pari opportunità.
3 Barbagli, M., Dalla Zuanna, G., & Garelli, F. (2010). La sessualità degli italiani. Bologna: Il Mulino.
4 Per le fonti di questi dati vedi l’articolo su Genus citato in nota 1.