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L’età conta? La differenza d’età degli sposi e l’instabilità dei matrimoni in Italia

La differenza di età tra i partner può influire sull’instabilità coniugale. In Italia, in passato, i matrimoni delle coppie composte da un marito con un’età maggiore di quella della moglie erano più duraturi. Tuttavia, questa tendenza non si osserva più nei matrimoni più recenti. Ce ne parlano Giulia Corti, Daniela Bellani, Antonella Guarneri e Francesca Rinesi.*

La differenza di età tra coniugi in Italia

La differenza di età tra i coniugi riflette le norme sociali e culturali di una società e, al contempo, ha un impatto su diversi aspetti della vita sociale e familiare delle coppie – non ultimo sulla stabilità del matrimonio stesso. 
In Italia la maggioranza delle coppie sposate sono composte da partner con un’età simile (coppie omogame), seguite da quelli in cui il marito ha un’età significativamente maggiore della moglie (coppie ipergamiche). 
Le preferenze per partner più o meno giovani sono state storicamente influenzate da norme culturali e sociali che tipicamente attribuivano, da un lato, valore alla giovinezza femminile e, dall’altro, alle risorse economiche maschili (England & McClintock, 2009). Tali norme riflettevano un sistema di genere non egalitario all’interno del mercato matrimoniale, nel quale le caratteristiche fisiche delle donne (come la giovinezza) e lo status socio-economico degli uomini (come il reddito) erano gli aspetti maggiormente valorizzati. Il partner maschile, data la maggiore età, aveva tipicamente accumulato più esperienza lavorativa e quindi godeva di un maggior salario (Loprest 1992), generando così un disequilibrio nel potere contrattuale all’interno della coppia a sfavore delle donne.     
Da un punto di vista diacronico, però, la quota di coppie formate da partner della stessa età è andata crescendo, così come quella delle coppie dove le mogli hanno un’età maggiore di quella dei mariti (coppie ipogamiche) (Figura 1).
L’aumento delle coppie in cui le donne hanno un’età maggiore dell’uomo può essere interpretato come il risultato di un cambiamento dei tradizionali modelli di formazione delle coppie.

Qual è la relazione tra differenza d’età e instabilità del matrimonio? 

Le teorie economiche tradizionali considerano come più duraturi i matrimoni fondati su uno scambio sociale per il quale la giovinezza della moglie viene scambiata con lo status economico del marito. Le coppie in cui il marito è più giovane della moglie sono ritenute invece meno stabili, anche a causa di un pregiudizio che associa l’età delle donne a una minore desiderabilità fisica, e a un’idea diffusa che questo tipo di coppie siano «meno serie» (Alarie, 2019). Tuttavia, negli ultimi decenni, i cambiamenti dei ruoli pubblici e privati delle donne hanno progressivamente ridotto lo stigma verso coppie non convenzionali (Bellani et al., 2017), come quelle costituite da una moglie con un’età maggiore di quella del marito. 

La Figura 2 mostra l’evoluzione della probabilità di separazione delle diverse coorti di matrimonio in Italia secondo le differenze di età tra i coniugi. In un contesto più tradizionale come era quello delle coppie che si sono sposate durante gli anni Settanta, le coppie ipogamiche (età della donna maggiore di quella dell’uomo) avevano un rischio significativamente maggiore di separazione rispetto a quelle ipergamiche o omogame. Con l’aumento dell’instabilità coniugale verificatosi nei decenni più recenti, si osserva che questa associazione si attenua fino a scomparire, suggerendo un cambiamento nel modo in cui le differenze di età tra i coniugi vengano percepite e vissute. 

Tali cambiamenti possono essere attribuiti a diversi fattori. Innanzitutto, il crescente accesso delle donne all’istruzione e al mercato del lavoro ha ridotto la dipendenza economica dalle relazioni con uomini con un’età maggiore, ridefinendo così i criteri di scelta del partner. I risultati suggeriscono un declino dell’importanza di attributi tradizionali femminili, come la minore età rispetto all’uomo, e una progressiva riduzione del peso degli stereotipi di genere all’interno delle relazioni.

Inoltre, i mutamenti negli ideali familiari possono aver giocato un ruolo significativo in questa trasformazione. L’aumento di individui che scelgono di non avere figli potrebbe ridurre l’enfasi su ruoli tradizionali legati alla fertilità femminile e all’età. Parallelamente, il crescente ricorso a tecniche di riproduzione assistita offre nuove possibilità per la costruzione di una famiglia, meno dipendente dall’età della donna.

Questi cambiamenti suggeriscono che le preferenze e i valori che guidano la formazione delle coppie si stiano spostando verso una maggiore centralità di aspetti come l’affinità emotiva e il sostegno reciproco, rispetto a criteri tradizionali come l’età o lo status economico. Di conseguenza, sempre più coppie non tradizionali potrebbero sfidare gli stereotipi esistenti, contribuendo a una maggiore diversità nei modelli familiari.

*Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle delle istituzioni di appartenenza.

Riferimenti bibliografici

Alarie, M. (2019). “They’re the ones chasing the cougar”: Relationship formation in the context of age-hypogamous intimate relationships. Gender & Society, 33(3), 463-485.

Bellani, D., Esping-Andersen, G., & Nedoluzhko, L. (2017). Never partnered: A multilevel analysis of lifelong singlehood. Demographic Research, 37, 53-100.

Corti, G., Bellani, D., Guarneri, A., & Rinesi, F. (2024). Partners’ age difference and marital dissolution in Italy: A cohort comparison. Comparative Population Studies, 49, 337-370.

England, P., & McClintock, E. A. (2009). The gendered double standard of aging in US marriage markets. Population and Development Review, 35(4), 797-816.

Loprest, P. J. (1992). Gender differences in wage growth and job mobility. The American Economic Review82(2), 526-532.

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