Documenti inoppugnabili dimostrano che tra i 10 i 12 milioni di africani siano stati fatti schiavi e trasportati in America, e venduti nei mercati dell’Avana, di Veracruz, di Cartagena de las Indias, di Bahia, di Rio. Una migrazione forzata crudele, impietosa, durata oltre tre secoli, dall’inizio del ‘500 alla seconda metà dell’800, ad opera di trafficanti portoghesi, inglesi, francesi, olandesi e scandinavi. Razziati nei villaggi delle regioni costiere, dal Senegal all’Angola, rinchiusi in depositi in attesa dell’imbarco sulle navi negriere, ammassati nelle stive, venduti nei porti di arrivo, impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero, di caffè, di tabacco e di cotone. Le violenze subite, le condizioni di vita e di lavoro spesso disumane, minavano la salute e accorciavano la vita degli schiavi che sostituirono, almeno in parte, le popolazioni autoctone, falcidiate dalle nuove malattie portate dall’Europa. Oggi, il 15 per cento della popolazione dell’America rivendica un’origine africana, discendenti della più violenta, prolungata e numerosa migrazione forzata dello scorso millennio. Ce ne parla Massimo Livi Bacci e questo è “Per terre e per mari” il nuovo podcast di neodemos.
Podcast “Per terre e per mari” • Ep.3 – Tre secoli di tratta degli schiavi
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