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I primi amori dei figli e delle figlie degli immigrati

Un tema ancora poco esplorato nello studio dell’immigrazione in Italia è quello della socialità degli adolescenti stranieri rispetto agli italiani. Ce ne parlano in quest’articolo Martina Cvajner e Margherita Odasso

Le seconde generazioni in Italia 

I figli e le figlie degli immigrati costituiscono una presenza importante e in continuo aumento in Italia: uno straniero ogni cinque è, infatti, un minore. Il luogo in cui questa componente della popolazione immigrata è più visibile è probabilmente la scuola, dove gli stranieri rappresentano un alunno ogni dieci1 e si relazionano quotidianamente con i nativi. Dati questi numeri non stupisce, quindi, che ci sia un’attenzione crescente, in ambito accademico e nel dibattito pubblico, sulle seconde generazioni e il tipo di rapporto che questi ragazzi e ragazze costruiranno con l’Italia e con gli italiani. Tra i diversi aspetti studiati – identità, esiti scolastici etc. – un tema ancora relativamente poco esplorato è quello della socialità degli adolescenti stranieri rispetto agli italiani. Se i rapporti umani hanno un ruolo rilevante per gli individui durante tutta la vita, per i ragazzi e le ragazze con background migratorio l’interazione con i nativi assume anche altri significati, in quanto elemento indispensabile nel percorso di integrazione, di apprendimento della lingua e della cultura italiana. C’è ancora molto da capire riguardo le reti sociali e le amicizie dei giovani stranieri; tuttavia, ancora meno si sa – per l’Italia nulla che non sia a livello aneddotico – della vita sentimentale delle seconde generazioni, ovvero di chi si innamorano e con chi vivono le prime storie d’amore i figli e le figlie degli immigrati. 

Le relazioni sentimentali delle seconde generazioni 

Le relazioni sentimentali costituiscono una sfera particolarmente importante e intima della socialità degli adolescenti. Essere stranieri, e venire percepiti come tali, può rappresentare un ulteriore elemento di complessità nel delicato processo di ricerca di un partner e l’inizio di una storia d’amore. Rispetto ai nativi, di chi si innamorano e con chi vivono le prime relazioni di coppia le seconde generazioni in Italia? Che ruolo gioca l’anzianità migratoria nel determinare la nazionalità del partner? Per fare luce su questo aspetto delle vite dei figli e delle figlie degli immigrati, abbiamo usato dei dati raccolti nelle scuole superiori trentine da Martina Cvajner nell’ambito del progetto, terminato nel 2013, “Le seconde generazioni in Trentino: clima di classe, integrazione sociale e risultati scolastici degli studenti stranieri”. La ricerca, che ha avuto una durata totale di cinque anni, si basa su un campione di 4.436 studenti, il 12% dei quali ha alle spalle un background migratorio. 

Gli alunni stranieri rappresentano un gruppo tutt’altro che omogeneo, e per questo li abbiamo divisi ulteriormente in base all’anzianità migratoria2. Abbiamo differenziato tre categorie: gli studenti nati in Italia da genitori immigrati o arrivati entro i cinque anni di età – ragazzi che, quindi, hanno frequentano la scuola interamente nel nostro paese, gli studenti arrivati tra i 6 e i 10 anni – prima di iniziare le scuole medie, e infine gli alunni immigrati con un’età superiore agli 11 anni. Quest’ultimo gruppo rappresenta la cosiddetta prima generazione, ovvero studenti che hanno avuto un ruolo in qualche modo attivo nella decisione di emigrare e che, al momento di rispondere al questionario, erano in Italia da un periodo che va da qualche settimana a pochi anni. La figura 1 mostra la nazionalità della persona per cui gli studenti hanno avuto una “cotta” – il termine usato dagli adolescenti trentini per indicare qualcuno di cui ci si innamora senza essere ricambiati, e del partner con cui hanno iniziato una storia d’amore nell’ultimo anno. 

Il ruolo dell’omofilia

L’adolescenza è il periodo della sperimentazione: non sorprende, quindi, che la maggioranza degli studenti e delle studentesse abbia affermato di avere avuto una relazione sentimentale nell’ultimo anno, si tratta di oltre 6 intervistati su 10. Non ci sono differenze significative riguardo questo aspetto tra stranieri e italiani. La prima cosa che si nota guardando la figura 1 è che i nativi tendono ad avere relazioni in prevalenza con altri nativi. Nonostante gli stranieri rappresentino il 12% del campione, solo il 5% degli studenti italiani ha avuto una storia d’amore con un figlio o una figlia di immigrati, e ancora meno (4%) sono quelli che dichiarano di essersi innamorati di uno straniero. Se non ci fossero preferenze implicite e la scelta del partner avvenisse indipendentemente dall’origine etnica, la percentuale di italiani che ha avuto una relazione con uno straniero dovrebbe essere simile alla percentuale di stranieri nel campione. In questo caso, invece, c’è un chiaro squilibrio tra i due numeri. Tuttavia, è prematuro concludere con certezza che i ragazzi italiani prediligano partner italiani. Infatti, le storie d’amore non si limitano ai compagni di classe, ma possono nascere anche con persone incontrate fuori dall’ambiente scolastico; quindi, per studiare eventuali processi di chiusura o emarginazione sarebbe opportuno prendere in considerazione la numerosità dei figli degli immigrati nelle reti sociali sia interne che esterne alla scuola – informazione di cui al momento non disponiamo. Tenuta a mente questa riflessione, il risultato fornisce comunque alcuni indizi su come il principio dell’omofilia, ovvero la tendenza nei rapporti umani a preferire partner con caratteristiche simili alle nostre, sia applicabile anche al ruolo del background migratorio nelle relazioni sentimentali.

Per quanto riguarda le seconde generazioni, l’anzianità migratoria gioca un ruolo fondamentale nel determinare la nazionalità del partner e della “cotta”. I figli di immigrati nati in Italia o arrivati entro i 10 anni si innamorano e hanno relazioni principalmente con nativi, mentre i numeri cambiano se si considera chi è arrivato nel nostro paese solo dopo gli 11 anni: questo gruppo di stranieri tende ad avere relazioni sentimentali in prevalenza con altri stranieri – in particolare con co-etnici. Si tratta di una scelta comprensibile se si considerano le difficoltà che la migrazione, soprattutto nella fase iniziale, presuppone e la naturale facilità nell’interagire con qualcuno che condivide la nostra stessa cultura e lingua.  In ogni caso, quello che emerge chiaramente è che, con il passare del tempo dall’arrivo in Italia, i figli di immigrati tendono a diventare progressivamente più simili ai nativi nelle scelte e nei comportamenti nella sfera amorosa. Vale la pena, però, notare che gli stranieri nati in Italia o arrivati in giovanissima età sono il gruppo più simile ai nativi, ma comunque non sono uguali e hanno una probabilità circa sette volte più alta di avere partner immigrati rispetto a chi ha entrambi i genitori italiani. 

Infine, è interessante osservare una discrepanza non marginale, di oltre dieci punti percentuali, tra la nazionalità della persona di cui gli stranieri si innamorano e la nazionalità del partner con cui vivono la loro storia d’amore. I figli di immigrati si innamorano più spesso di italiani rispetto alla percentuale cha ha effettivamente una relazione sentimentale con un nativo. Ai nativi non sembra succedere lo stesso. Questa discrepanza suggerisce un possibile segnale di apertura, di preferenza, dei figli di immigrati verso un potenziale partner italiano – preferenza che però non si traduce in una relazione reale dal momento che queste “cotte” non sono contraccambiate. Forse gli stranieri sono più propensi a interagire – anche nei loro rapporti più intimi – con gli italiani rispetto a quanto gli italiani lo siano con loro?

Note

1Per sapere di più sulla presenza di alunni stranieri nelle scuole italiane si veda il report Miur 2022 “Gli alunni con cittadinanza non italiana. A.S. 2020-2021”. 

2La distinzione dei ragazzi stranieri in base all’anzianità migratoria si basa sui criteri adottati da importanti ricerche condotte negli Stati Uniti, per esempio quelle di Portes e Zhou (1993) o Portes e Rivas (2011).

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