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Fecondità e densità demografica di stranieri e italiani

La comprensione delle interazioni tra comportamenti demografici ed ecosistemi non può prescindere dallo studio della distribuzione spazio-temporale degli individui. Benassi e Carella indagano sulla relazione esistente tra fecondità e densità demografica evidenziando il differente risultato per gli italiani e gli stranieri.  Al contempo gli autori mostrano che i comportamenti riproduttivi rilevati in un comune possono essere influenzati da quelli dei comuni contigui.

Fecondità e spazio

La densità demografica da una parte descrive la distribuzione territoriale della popolazione e, dall’altra, dà conto delle forze demografiche (nascite, morti, migrazioni) che ne determinano la variazione. Esplorare la distribuzione degli individui attraverso la densità demografica è quindi importante al fine di comprendere il contesto in cui gli individui compiono le proprie scelte.

Le persistenti differenze che si osservano nei tassi di fecondità delle diverse aree geografiche del pianeta si prestano forse meglio di ogni altro indicatore ad evidenziare la relazione esistente tra demografia e spazio. Esse rilevano, infatti, un’eterogeneità dei comportamenti riproduttivi che, indagati sia da una prospettiva diacronica che sincronica, riportano a specifici contesti spaziali in cui le preferenze riproduttive risultano influenzate da molteplici fattori. La maggior parte della letteratura su questo argomento ha esaminato le variazioni spaziali della fecondità in diversi contesti geografici – compresi naturalmente quello europeo e italiano – soffermandosi per lo più sulle determinanti della contrazione della fecondità connessa a fattori economici, socioculturali e politici. 

Un recente studio1 ha analizzato, mediante un modello di regressione spaziale, le relazioni che intercorrono tra la fecondità e la densità demografica di italiani e stranieri. L’idea è quella di comprendere se le dinamiche di fecondità di un certo comune dipendono anche da cosa succede nei suoi dintorni, cioè in relazione alla fecondità e alla densità demografica dei comuni vicini.

Densità e fecondità: la differenza tra italiani e stranieri

Lo studio prende in analisi due indicatori, ossia il tasso generico di fecondità (numero di nati ogni mille donne di età compresa tra 15 e 49 anni) e la densità demografica (numero di residenti sia italiani sia stranieri per chilometro quadrato), entrambi calcolati a livello comunale e riferiti al periodo 2002-20182. Nella Figura 1 i tre indicatori sono rappresentati mediante mappe tematiche che ne consentono di apprezzare i patterns geografici.

I risultati del modello di regressione spaziale3 evidenziano una differenza chiave nella relazione tra densità demografica e fecondità tra italiani e stranieri. Per gli italiani, ad una maggiore densità demografica (maggiore urbanizzazione e quindi specifici stili di vita)4 corrispondono valori di fecondità minori, mentre per gli stranieri nei comuni dove la densità demografica è maggiore anche la fecondità è più alta. La relazione negativa tra fecondità e densità di popolazione degli italiani è spiegata dal fatto che nei contesti geografici più densamente popolati, dove quindi mediamente le risorse e le possibilità sono minori perché più alta è la competizione per aggiudicarsele, gli individui devono possedere abilità e conoscenze adatte per riuscire ad acquisire adeguate competenze in ambito professionale. Tale necessità richiede tempi più lunghi per il conseguimento di un’istruzione superiore e di un lavoro conforme alle abilità possedute e implica un ritardo nella formazione della famiglia e nel passaggio alla genitorialità. In un ambiente più competitivo, che richiede necessariamente maggiori investimenti, si potrebbe ipotizzare, dunque, che individui e famiglie assumano comportamenti finalizzati a conciliare opportunamente scelte di vita e tempi necessari per la loro realizzazione. 

La relazione positiva tra fecondità e densità di popolazione degli stranieri potrebbe essere dovuta a norme sociali o tradizioni religiose, per cui negli spazi a maggiore densità di popolazione straniera questi fattori potrebbero essere più dominanti nell’orientare le decisioni degli stranieri in tema di procreazione, soprattutto nel periodo immediatamente successivo al loro insediamento nel territorio di accoglienza. La forza dei vincoli e delle norme culturali è poi ancora più rilevante tra gli stranieri che optano intenzionalmente per i modelli insediativi ad alta concentrazione, garantendosi così il sostegno reciproco e la coesione nell’affrontare le sfide prodotte dall’ambiente e dalla società ospitante. D’altra parte, in alcuni territori ad elevata densità demografica potrebbero concentrarsi alcune collettività straniere tradizionalmente più prolifiche rispetto ad altre più orientate verso comportamenti meno fecondi.

Comuni e comuni “vicini”

I risultati dello studio qui presentato suggeriscono, inoltre, che talune caratteristiche delle aree limitrofe (ovvero simili livelli di densità demografica e quindi simili livelli di urbanizzazione, stili di vita) contribuiscano a definire la distribuzione spaziale della fecondità. Tutto ciò, naturalmente, in un quadro generale in cui persistenti sono le differenze Nord-Sud (si veda Figura 1). Il contesto demografico di un certo comune rappresenta quindi un fattore chiave non solo nel plasmare i comportamenti riproduttivi degli individui che vivono nel comune stesso, ma anche nei comuni contigui. 

In conclusione, gli studi sulla fecondità non possono essere interpretati al di fuori dei contesti geografici (contingenti e vicini) in cui si manifestano preferenze e comportamenti riproduttivi. Non a caso la demografia è stata, ormai già da qualche anno, definita come una scienza sociale spaziale da Voss (2007).

Per saperne di più

Benassi, F., Carella, M. (2022). Modelling geographical variations in fertility and population density of Italian and foreign populations at the local scale: a spatial Durbin approach for Italy (2002–2018). Quality and Quantity. https://doi.org/10.1007/s11135-022-01446-1

Lutz, W., Testa, M.R., & Penn, D.J. (2006). Population Density is a Key Factor in Declining Human Fertility. Population and Environment, 28, 69–81Voss, P. R. (2007). Demography as a spatial social science. Population research and policy review, 26(5), 457-476.

Note

1  Benassi e Carella (2022)

2 I dati sono ottenuti dalla ricostruzione intercensuaria della popolazione residente diffusa dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat).

3Si tratta di un modello (noto con il nome di Spatial Durbin) con effetti ritardati spazialmente (lag spaziali) sia della variabile endogena (y) che delle variabili esogene (xi). Inoltre, mediante una specifica procedura gli effetti sono scomposti in diretti e indiretti. Per maggiori dettagli si rimanda al lavoro Benassi e Carella (2022). 

4Non è un caso che proprio la densità demografica sia il concetto base su cui è costruito il c.d. Degurba (Degree of Urbanisation), un indicatore, appunto, utilizzato a livello europeo da Eurostat per classificare i territori in base al loro livello di urbanizzazione. 

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