L’assegno unico e universale è ormai in vigore da quasi sei mesi ed è tempo di fare un primo bilancio di questa misura, nata per sostenere i nuclei familiari con figli, specialmente se in situazione di disagio economico, sostituendo con una misura unica i diversi benefici preesistenti. Marcantonio Caltabiano presenta i primi dati diffusi dal Coordinamento Generale Statistico Attuariale dell’INPS che mostrano il buon successo della misura tra la popolazione, sebbene con differenze non trascurabili tra regioni.
L’assegno unico e universale è ormai in vigore da quasi sei mesi ed è tempo di fare un primo bilancio provvisorio di questa misura, nata per sostenere i nuclei familiari con figli, specialmente se in situazione di disagio economico, sostituendo con una misura unica i diversi benefici preesistenti, come gli assegni familiari, il premio alla nascita, il bonus bebè e le detrazioni per i figli a carico, e ampliando la platea dei beneficiari (si veda l’ebook di Neodemos a cura di Alessandro Rosina per una presentazione dettagliata).
Differenze territoriali
A questo proposito l’INPS ha pubblicato i primi monitoraggi a cura del Coordinamento Generale Statistico Attuariale. Dai report, a parte alcuni dati abbastanza scontati – come il fatto che le regioni con più domande sono ovviamente Lombardia e Campania, ovvero le più popolose – emerge un rapporto tra potenziali beneficiari degli assegni (ovvero tutti i minori e i giovani con meno di 21 anni economicamente a carico dei genitori) intorno all’80%.
Il rapporto tra potenziali beneficiari e domande presentate fino al 31 maggio 2022 (pag. 6 del monitoraggio di giugno 2022) risulta maggiore nel Mezzogiorno, con Calabria e Sicilia caratterizzate dal valore più elevato (89%), mentre nel Nord questa quota è più bassa, con un minimo in Liguria (73%).
Non sono stati resi noti i dati dettagliati su cui sono calcolati questi rapporti, e nemmeno le percentuali per le singole regioni, se non in due cartogrammi (figura 1) da cui però è difficile individuare i valori esatti di ciascuna regione.
Abbiamo allora provato a ricalcolarli (Tabella 1), prendendo come riferimento la popolazione residente di età 0-20 al primo gennaio 2022 in ciascuna regione, e rapportandola al numero di figli per cui è stato richiesto il beneficio (individuato dall’INPS tramite i codici fiscali univoci). Poiché la diversa proporzione di residenti non italiani tra una regione e l’altra può impattare significativamente sul rapporto, in quanto non tutti i nuclei familiari stranieri hanno i requisiti per usufruirne, lo abbiamo ricalcolato una seconda volta tenendo al denominatore solo i residenti di cittadinanza italiana.
L‘INPS al momento non è in grado di quantificare il numero di minori beneficiari dell’assegno unico appartenenti a nuclei che già fruiscono del reddito di cittadinanza, per i quali l’assegno è concesso automaticamente, e che l’INPS nel rapporto di giugno 2022 indica pari a circa 700.000, in prevalenza nel Mezzogiorno, senza tuttavia pubblicarne il dettaglio numerico regionale.
Questo importante limite nel nostro indicatore fa sì che la tendenza geografica non risulti netta come nell’analisi INPS, con il Mezzogiorno che ha un rapporto più elevato del resto del paese, ma non in maniera così marcata. Limitando il calcolo ai soli residenti italiani è invece evidente il peso dei beneficiari stranieri dell’assegno nelle regioni del centro-nord.
Confrontando invece la distribuzione per regione dei figli per cui è stato richiesto l’assegno e quella della popolazione 0-20 (Tabella 2) le differenze sono contenute, ad eccezione della Campania, dove la quota di figli con richiesta di assegno sul totale nazionale è inferiore non di poco a quella della popolazione 0-20.
La situazione economica dei beneficiari
Altro dato rilevante in questo primo rapporto è quello dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente del nucleo familiare) dei beneficiari (Tabella 3), dove però uno su cinque non ha indicato il valore, o perché non ha ancora completato la complessa procedura per la sua definizione o, meno frequentemente, perché supera la soglia massima di 40.000 euro, oltre il quale il beneficio è costante, e ha quindi ritenuto una inutile perdita di tempo la procedura per ottenere l’indicatore.
Tenendo conto di questa limitazione, circa il 46% dei minori appartiene a nuclei con ISEE inferiore a 15.000 euro, a cui spetta quindi l’assegno pieno, il 23% a nuclei con ISEE superiore a 40.000 euro o non indicato, e che hanno ricevuto quindi l’importo minimo di legge.
Una misura anche per la natalità?
L’assegno unico e universale è nato come misura volta a sostenere i nuclei familiari con figli, specialmente se appartenenti a famiglie con ISEE sotto i 15.000 euro. Per questo motivo è fondamentale un monitoraggio attento e continuo della misura, soprattutto del rapporto tra beneficiari potenziali ed effettivi e degli importi erogati secondo le caratteristiche dei nuclei familiari. Inoltre, sarebbe molto importante nei prossimi mesi studiare la relazione tra importo dell’assegno, ISEE, e ingresso per nascita di un ulteriore figlio nel nucleo familiare, così da capire se l’assegno è in grado di funzionare anche come stimolo alla natalità, specialmente nella fascia economicamente più vulnerabile della popolazione (come nel caso del bonus nascita in Friuli-Venezia Giulia studiato da Boccuzzo e colleghi nel 2008). Infine, sarebbe utile rendere disponibili agli studiosi dati più dettagliati, che permettano analisi più complesse nel rispetto della privacy.
Bibliografia
Boccuzzo G., Caltabiano M., Dalla Zuanna G., Loghi M. (2008). The impact of the bonus at birth on reproductive behaviour in a lowest-low fertility context: Friuli-Venezia Giulia (Italy) from 1989 2005. Vienna Yearbook of Population Research, 125-147.
INPS (2022) Osservatorio statistico sull’Assegno Unico Universale. A cura del Coordinamento Generale Statistico Attuariale.
Senato della Repubblica (2021). Schema di decreto legislativo recante istituzione dell’assegno unico e universale per i figli a carico, Relazione Tecnica.