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Il cibo è un’arma

“Il cibo è un’arma”, è un’affermazione attribuita a Maxim Litvinov, ministro degli esteri dell’Urss negli anni ’30, gli anni del holodomor, la grande carestia in Ucraina e nel Caucaso che costò milioni di morti. A quel disastro biblico condusse la politica staliniana, la collettivizzazione e l’estrazione forzosa dei prodotti delle campagne. Novanta anni più tardi, Dmitrij Medvedev, già primo ministro russo, ha dichiarato che “molti paesi dipendono dai nostri rifornimenti per la loro sicurezza alimentare. Risulta perciò che il nostro cibo è la nostra arma tranquilla. Tranquilla, ma minacciosa”. 

Il blocco alle esportazioni di cereali dall’Ucraina sta affamando decine di milioni di persone in Africa e in Asia. Scrive l’Economist: “la guerra sta sconvolgendo il sistema globale del cibo. Già indebolito dal Covid-19, dal cambio climatico e dallo shock energetico. Le esportazioni di cereali e di olio di semi dall’Ucraina si sono praticamente fermate, e quelle dalla Russia sono minacciate”. E il 19 maggio scorso, David Beasley, Direttore esecutivo dello WFP (World Food Program, un’agenzia delle Nazioni Unite) in una riunione del Consiglio di Sicurezza, ha chiesto ai leader mondiali “di agire immediatamente per aiutare 276 milioni di persone che nel mondo stanno rischiando la fame”. Aggiungendo che il “rifiuto di aprire i porti nella regione di Odessa (dove sono stoccati 25 milioni di tonnellate di cereali) è una dichiarazione di guerra nei confronti della sicurezza alimentare globale, e causerà carestia, destabilizzazione e migrazioni di massa nel mondo”. 

 Già circolano le prime valutazioni circa l’aumento della popolazione affamata e malnutrita, sulle conseguenze per la salute e la mortalità infantile, sull’entità delle possibili ondate migratorie sospinte dalla fame, e dall’esplodere di altri conflitti attizzati dalla povertà; sulle conseguenze che una maggiore incertezza potrà avere sulla natalità dove questa è già troppo bassa, o sulla volontà di pianificare il futuro dove questa è ancora troppo alta.  L’evolversi degli eventi si incaricherà di consegnarci elementi più attendibili per valutare le conseguenze negative della crisi alimentare in atto. Ma i pericoli sono veri, non immaginari. Il pianeta è sempre più collegato da una fitta e inestricabile rete fatta di rapporti fisici, sociali e economici, e ogni strappo indebolisce la trama che lo tiene assieme. La guerra in Ucraina è uno strappo profondo con conseguenze sistemiche ancor più forti di quelle generate da altri e altrettanto cruenti conflitti (si pensi alla Siria o allo Yemen). Neodemos cercherà di riferire circa le possibili conseguenze di natura demografica della crisi in corso, che vanno oltre la biblica emigrazione di milioni di rifugiati, sulla quale abbiamo più volte scritto.

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