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Diseguaglianze e interruzione volontaria di gravidanza negli USA

L’aborto legale negli USA è praticato in misura molto diversa secondo alcune caratteristiche delle donne. Come ci spiega Alessandra Minello, la restrizione dell’accesso alle IVG avrebbe quindi effetti molto diversi per donne bianche e donne nere, donne giovani e meno giovani, istruite e meno istruite.

L’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) nei primi tre mesi di gestazione della donna è diventata legale in tutti gli Stati Uniti nel 1973, in seguito alla decisione dei giudici della Corte Suprema, nel caso Roe contro Wade. Oggi questa decisione viene messa in discussione (La Corte Suprema degli Stati Uniti e una decisione pericolosa – neodemos 2022).

Per meglio comprendere quale sarebbe la portata di decisioni che possono restringere drasticamente la possibilità di aborto legale, è importante sapere chi sono le donne americane che ricorrono all’IVG e che quindi verrebbero maggiormente colpite da questo cambiamento.

Quanti sono e quanti erano gli aborti legali negli USA

Il Center for Diseases Control and Prevention degli Stati Uniti raccoglie e rende pubblici ogni anno i dati sulle interruzioni volontarie di gravidanza, ottenuti dalle aree di segnalazione del Paese, che comprendono la quasi totalità degli Stati. Nel 2018 sono state segnalate 629.898 IVG legali, ossia un tasso di abortività di 11,4 IVG ogni mille donne di età compresa tra 15 e 44 anni. Il rapporto di abortività è stato di 195 IGV ogni mille nati vivi, più alto di quello osservato nello stesso anno in Italia (174 IVG ogni mille nati vivi).

Dal 2010 al 2019, il numero, il tasso e il rapporto delle IVG negli USA sono diminuiti rispettivamente del 18%, 21% e 13%. Tuttavia, rispetto al 2018, nel 2019 il numero totale è aumentato del 2%, il tasso dello 0,9% e il rapporto del 3% (Figura 1). Si può quindi affermare che negli USA l’abortività volontaria nell’ultimo decennio è diminuita, ma che tale diminuzione- recentemente – dà segnali di arresto.

Il 92,7% delle IVG avviene entro la tredicesima settimana di gestazione. Una quota minore (6,2%) è stato eseguita a 14-20 settimane di gestazione, e ancora meno (<1,0%) oltre le 20 settimane. L’IVG medica precoce è definita come la somministrazione di farmaci per indurre un’interruzione di gravidanza prima delle 9 settimane di gestazione, in linea con l’attuale etichettatura della Food and Drug Administration (implementata nel 2016). Nel 2019, il 42,3% di tutte le IVG è composto da interruzioni mediche precoci. Il ricorso a questa procedura è aumentato del 10% dal 2018 al 2019 e del 123% dal 2010 al 2019, dimostrandosi il metodo con la maggior crescita nella diffusione.

Le differenze d’età

L’abortività è assai variabile per età. Fra le giovanissime gli aborti sono relativamente pochi, ma è molto alta la proporzione di gravidanze che si conclude con un aborto legale. Fra le donne adulte, tassi e rapporti di abortività sono più contenuti. I rapporti di abortività nel 2019 sono stati più alti tra le adolescenti (873 e 348 aborti per 1.000 nati vivi tra le donne di età <15 anni e 15-19 anni) e più bassi tra le donne di età compresa tra 25-39 anni (194, 132 e 145 aborti per 1.000 nati vivi tra le donne di età 25-29, 30-34 e 35-39 anni, rispettivamente).

Le adolescenti di età compresa tra i 18 e i 19 anni hanno rappresentato la maggior parte (70,2%) delle IGV adolescenziali e hanno avuto i tassi di aborto adolescenziale più elevati (8,6 e 12,2 aborti per 1.000 adolescenti di età compresa tra i 18 e i 19 anni, rispettivamente). Le adolescenti di età inferiore ai 15 anni hanno rappresentato la percentuale minore di aborti adolescenziali (2,6%) e hanno avuto il tasso di abortività adolescenziale più basso (0,4 aborti per 1.000 adolescenti di età compresa tra 13 e 14 anni).

Dal 2010 al 2019, i tassi di aborto sono diminuiti tra tutte le fasce d’età, anche se le diminuzioni per le adolescenti (-60% e -50% per le adolescenti di età inferiore ai 15 anni e tra i 15 e i 19 anni) sono state maggiori rispetto alle diminuzioni per tutte le fasce d’età superiori.

Gruppo etnico, status familiare ed esperienze abortive passate

Nel 2019 il tasso di abortività più basso (7 aborti per mille donne) è stato osservato fra le donne bianche non ispaniche, fra cui si è osservato anche il più basso rapporto di abortività (117 aborti ogni mille nati vivi). All’opposto, il tasso di abortività delle donne nere non ispaniche è stato quasi il quadruplo (24 aborti per mille donne), e il rapporto di abortività più del doppio (386 aborti per mille nati vivi) rispetto a quello delle coetanee bianche non ispaniche.

Solo il 14,5% delle donne che hanno fatto ricorso all’IGV erano sposate. Anche il rapporto di abortività era radicalmente diverso per stato civile: 46 aborti per mille nati vivi fra le coniugate, 394 aborti per mille nati vivi fra le non coniugate.

Il 40% delle IVG è stato praticato da donne senza figli. Inoltre, per il 58% si trattava della prima IVG, per il 24% della seconda, per l’11% della terza, per il 7% della quarta o più.

Questi dati – anche se non esaustivi – sono sufficienti per affermare che le donne americane sono assai diverse di fronte alla IVG. Il nucleo della popolazione che gode di maggiori vantaggi socio-economici (le donne bianche coniugate) è meglio in grado di proteggersi rispetto a una gravidanza non desiderata. Per contro, nella parte più debole (le donne nere non coniugate) le IVG sono molto più diffuse, anche quelle ripetute. Proibire l’aborto legale – specialmente per queste categorie svantaggiate – con tutta probabilità non vorrebbe dire diminuire gli aborti, ma aumentare quelli illegali.   

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