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Non ci sono più i matrimoni di una volta? Frequenza e caratteristiche delle separazioni in Italia

Quanto durano i matrimoni in Italia e quale tipologia di coppia ha maggiori chances di non separarsi? Antonella Guarneri, Francesca Rinesi, Romina Fraboni e Alessandra De Rose rispondono a queste domande sottolineando che nel trend di lungo periodo di crescente instabilità e di progressiva anticipazione del divorzio qualcosa sta cambiando.

Nel 2020 si sono celebrati i 50 anni della legge sul divorzio in Italia. A partire dal 1970, i matrimoni hanno iniziato a diminuire e l’instabilità coniugale, anche se più contenuta rispetto a quella di altri paesi europei, è in costante aumento. Diverse fonti ci aiutano a rispondere a molteplici interrogativi ancora aperti sull’instabilità coniugale nel nostro Paese. 

La tenuta dei matrimoni nel tempo

I dati sulle separazioni legali, raccolti da fonti amministrative esaustive, consentono di monitorare costantemente l’andamento dello scioglimento dei matrimoni. Ancor più informativo è l’uso integrato di questi dati con quelli della rilevazione dei matrimoni, secondo un approccio basato sui registri attualmente in progressivo consolidamento.

Combinando a livello aggregato i dati provenienti dalle due fonti è stato possibile condurre un’analisi di sopravvivenza alla separazione legale dei primi matrimoni celebrati tra il 1975 e il 2015. 

La Figura 1 mostra, per ciascuna coorte di matrimonio, la proporzione di matrimoni ancora intatti alle successive durate, cioè dopo 1, 2, …n anni di vita insieme. Di coorte in coorte, la proporzione di matrimoni sopravviventi a qualsiasi durata è in calo, mostrando così una crescente tendenza all’anticipazione della dissoluzione. Dopo 5 anni di matrimonio, praticamente quasi tutti i matrimoni celebrati nel 1975 sono ancora intatti (con appena 21 separazioni ogni 1000 matrimoni iniziali), fino a 939 per 1000 matrimoni del 2000 (con 61 separazioni ogni 1000 matrimoni). Il minimo relativo nei livelli di sopravvivenza si raggiunge con i matrimoni celebrati nell’anno 2000; invece, le coorti successive del nuovo millennio mostrano un tasso di sopravvivenza in lieve aumento.

Il trend di lungo periodo di crescente instabilità coniugale e la sua progressiva anticipazione rispetto alla durata del matrimonio sembra quindi arrestarsi con l’avanzare delle coorti del nuovo millennio. Questo potrebbe suggerire che è in atto un processo di selezione, nel senso che i (primi) matrimoni recenti, sempre meno numerosi, avvengono tra partner molto motivati e in condizioni socio-economiche favorevoli, in grado cioè di superare le difficoltà che i giovani adulti hanno dovuto affrontare nella seconda decade del 2000 e che hanno reso se possibile ancora più lungo e selettivo il processo di transizione verso l’età adulta.

Chi si separa di più?

I dati hanno permesso di dettagliare l’analisi rispetto a numerose caratteristiche dei partner e del matrimonio, sia singolarmente sia in maniera combinata, come discusso in dettaglio nel recente articolo pubblicato su Genus (cfr. “Per saperne di più”). Per esempio, i matrimoni celebrati con rito civile – in forte crescita negli ultimi anni – appaiono molto più fragili di quelli celebrati con rito religioso anche se si riduce, di coorte in coorte, il divario nel rischio di separazione tra le due tipologie di rito. Ampio anche il differenziale territoriale. Nel Nord, seguito dal Centro, i tassi di separazione sono i più elevati, e crescono di coorte in coorte per tutte le durate di matrimonio con una forte riduzione dei matrimoni sopravviventi. Nel Sud invece la più elevata “tenuta” dei matrimoni si riscontra anche tra coloro che si sono sposati molti anni prima. Per fare un esempio, dopo 15 anni dalle nozze, dei primi matrimoni celebrati nel Nord ne restano intatti circa 900 per coloro che si sono sposati nel 1975 e solo 760 per coloro che invece si sono sposati nel 1995. Facendo lo stesso confronto per il Sud, dopo 15 anni, sono circa 960 i matrimoni celebrati nel 1975 a rimanere intatti, ma i matrimoni del 1995 che sopravvivono alla stessa durata sono solo poco inferiori (circa 900). Anche il regime patrimoniale scelto al momento del matrimonio può fare la differenza: i matrimoni con comunione di beni risultano essere costantemente più solidi di quelli con separazione e il cambiamento tra le coorti è molto lento.

Fin qui il confronto tra singole caratteristiche, ma il passaggio ulteriore, che questi dati di fonte esaustiva permettono di fare anche su un fenomeno relativamente poco diffuso come quello delle separazioni in Italia, è la costruzione di profili ottenuti combinando più aspetti. Tali profili possono essere più o meno associati alla separazione a parità di durata del matrimonio per ciascuna coorte. Ad es. tra i matrimoni celebrati nel 2000 quelli più longevi, a qualsiasi durata, sono quelli celebrati nel Sud con rito religioso e in comunione dei beni (Tabella 1 e Figura 2). Al contrario, i matrimoni meno duraturi sono quelli celebrati nel Nord con il rito civile e in separazione dei beni. 

Per saperne di più

Guarneri, A., Rinesi, F., Fraboni, R., De Rose, A. (2021), “On the magnitude, frequency, and nature of marriage dissolution in Italy: insights from vital statistics and life-table analysis”, Genus, 77:28. doi.org/10.1186/s41118-021-00138-2

Nota

Le opinioni qui espresse sono quelle delle autrici e non coincidono necessariamente con quelle dell’Istituto di appartenenza.

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