La geografia della mobilità degli studenti meridionali nel passaggio dalle superiori all’università è qui analizzata nel periodo che va dal 2011/12 al 2016/17 (anni scolastici o accademici). I dati, analizzati da Massimo Attanasio, Marco Enea e Andrea Priulla mostrano una fuga allarmante, e persino crescente nel tempo, dal Mezzogiorno verso gli atenei del Centro-Nord.
Una volta conseguito il diploma di maturità, molti studenti (circa il 50% attualmente, ISTAT, 2018) scelgono ormai di tentare un percorso universitario. Ma quelli che si iscrivono all’università, dove lo fanno: rimangono nella loro regione di residenza o scelgono di cambiare? E se cambiano, verso dove vanno?
Per rispondere a queste domande si sono utilizzati i dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti (ANS) del MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), in cui ogni record del dataset contiene la carriera degli immatricolati in una laurea triennale negli aa. aa. 2011/12, 2014/15 e 2016/17. Prima di analizzare nel dettaglio la mobilità verso il Centro-Nord, iniziamo col descrivere la mobilità generale del Meridione attraverso i tassi di emigrazione regionali riportati in fig. 1.
Tra il 2011 e il 2016 si nota una crescita generale dell’emigrazione studentesca dal Meridione: la Sicilia, l’Abruzzo e il Molise registrano il maggior aumento del tasso di emigrazione, che è intorno ai 7 punti percentuali. A eccezione della Campania e della Sardegna, nel 2016 i tassi di emigrazione superano il 30%. La Basilicata, probabilmente per la presenza di un solo piccolo ateneo di recente istituzione, perde più del 70% dei suoi studenti. Si registrano valori intorno al 41% per la Calabria e al 37% per la Puglia. L’unica regione che riesce a trattenere i suoi studenti è la Campania, che ha un tasso di emigrazione che si attesta attorno al 14%, il più basso del Meridione.
Studenti in movimento: verso dove?
Quali sono le regioni di immatricolazione scelte da questi studenti? La fig. 2 mostra i maggiori flussi degli studenti meridionali verso regioni del Centro-Nord.
Il Lazio risulta essere il maggiore polo di attrazione, nonostante il calo registrato nel 2014, con più di 6300 studenti in entrata provenienti dal Mezzogiorno, cui seguono Lombardia ed Emilia con circa 2000 studenti in meno. Nel 2016 l’Emilia e il Piemonte sono le regioni che hanno aumentato di più la loro attrattività nei confronti degli studenti del Mezzogiorno, mentre, all’opposto, la Toscana registra un netto calo del flusso in entrata dopo il 2011.
Il Lazio e le Marche hanno gran parte degli studenti che proviene dalle regioni limitrofe. Le matrici origine-destinazione mostrate in tab. 1 riportano, per regione di residenza, le distribuzioni percentuali dei diplomati del Mezzogiorno nelle regioni di destinazione e i totali assoluti.
Dal 2011 al 2016 si registra un aumento di circa 2000 studenti che decidono di migrare dal Mezzogiorno (specialmente dalla Sicilia) al Centro-Nord. Gli studenti isolani si distribuiscono in maniera più o meno uguale fra le prime 5 regioni di attrazione: la Sicilia mostra una lieve preferenza verso il Lazio e un forte aumento del flusso in uscita verso il Piemonte registrato dopo il 2011, mentre i diplomati sardi sembrano prediligere il Piemonte. Risalendo lo stivale, troviamo la Calabria che perde buona parte dei suoi studenti in favore del Lazio (nonostante il calo registrato dal 2011 al 2016) e della Lombardia, mentre la Basilicata li perde in favore di Lazio ed Emilia. I maturati dall’Abruzzo e dalla Campania, frequentemente verso l’Emilia (come la Puglia) e la Lombardia, ma sono soprattutto attratti dalle regioni limitrofe: più del 50% dei diplomati in uscita dalla Campania si dirige verso il Lazio, e poco meno del 50% degli studenti di Abruzzo e Molise si divide fra Lazio e Marche.
In conclusione, i dati evidenziano una vera e propria emorragia di diplomati meridionali che, al momento dell’immatricolazione, puntano decisamente verso le regioni del Centro-Nord, in maniera crescente nell’arco dei sei anni qui esaminati, dal 2011 al 2016. Una mobilità interna al paese attribuibile certamente al divario Nord-Sud in termini occupazionali e, in misura minore, alla percezione di una migliore qualità degli atenei del Centro-Nord rispetto a quelli del Sud. Si tratta di uno squilibrio grave, per il Mezzogiorno e per l’intero Paese, che però, purtroppo, non sembra essere entrato nell’agenda politica nazionale.
Ringraziamenti
Questo articolo è stato finanziato dal Miur nell’ambito del programma PRIN 2017 “From high school to job placement: micro-data life course analysis of university student mobility and its impact on the Italian North-South divide.”, n. 2017HBTK5P
Bibliografia
AISP (2019) Rapporto sulla popolazione. L’istruzione in Italia, De Santis G., Pirani E., Porcu M. (a cura di), Il Mulino, Bologna.
ISTAT (2018) Annuario statistico italiano. Istituto Nazionale di Statistica, Roma. ISBN 978-88-458-1966-7.