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Per una sociodemografia dei centenari

Demografia estrema

Da tradizione, coloro che in Giappone compiono un secolo di vita vengono omaggiati con una sakazuki in argento (una tazza per le grandi occasioni che serve per il sakè) oltre che con una lettera di congratulazioni del Primo Ministro. Una tradizione che risale al lontano 1963 ma che oggi è messa in discussione dai costi insostenibili (quasi 1,9 milioni di euro in tazze a carico del ministero della Salute) dovuti al numero dei centenari giapponesi: erano allora appena 163, oggi (ultimo censimento) sfiorano le 59 mila unità.

Tazze omaggio e demografia estrema

Il caso delle tazze-omaggio è paradigmatico della vistosa crescita dei centenari, avanguardia di una “demografia estrema” che secondo il Pew Research Center¹ aumenterà a livello mondiale di ben otto volte da qui al 2050. Infatti mentre oggi i centenari nel pianeta sono 451 mila – ed erano appena 95 mila nel 1990 – nel 2050 dovrebbero essere 3 milioni 676 mila. Non cresce vertiginosamente solo il valore assoluto, ma anche l’incidenza relativa. Mentre nel 1990 c’erano 2,9 centenari ogni mille anziani, oggi siamo a 7,4 per arrivare a 23,6 nel 2050. Il motore di questa crescita è il netto miglioramento delle aspettative di vita soprattutto di ottantenni e novantenni, i cosiddetti grandi anziani (in Italia le aspettative di vita degli ottantacinquenni negli ultimi tre lustri sono salite di più di un anno). Da un punto di vista globale, Giappone e Italia guidano in modo netto l’invecchiamento longevo con 4,8 e 4,1 casi su 10 mila abitanti rispettivamente. Ma alla metà del secolo saranno sempre questi due paesi a detenere saldamente- e con numeri ben più elevati – la classifica dei superlongevi. Il Giappone avrà infatti 41,1 centenari per 10 mila abitanti mentre l’Italia seguirà a ruota con 38,3 centenari, quasi dieci volte il livello attuale.

Un centenario su mille arriva ai 110 anni ed entra nel ristretto gruppo dei cosiddetti supercentenari, un gruppo comunque anch’esso in crescita. Pur con l’incerta affidabilità delle fonti circa il loro numero (si stima tra i 300 ed i 450), è certo che tra i primi dieci supercentenari in vita (tutte donne) quattro sono giapponesi e tre italiane. In particolare la persona più anziana al mondo (la decana dell’umanità) è stata fino a pochi giorni fa un’italiana di 117 anni (Emma Morano è morta lo scorso 16 prile), l’ultimo “ponte” vivente con il secolo decimonono. Il discorso sui supercentenari, pur caratterizzato da numeri ridottissimi, rimanda comunque al dibattito sui limiti cui si può spingere la durata della vita nonché sui mezzi e le cause che permettono l’allungamento continuo della vita umana. Il noto caso di Jeanne Calment, un’arlesiana morta nel 1997 all’ineguagliata età di 122 anni e mezzo (conobbe van Gogh cui vendette i pennelli), pone il dilemma se si sia trattato solo di un unicum eccezionale ed irrepetibile o viceversa del fortunato “prototipo” di una possibile tendenza futura.

Il caso italiano

Secondo l’Istat, attualmente(31 dicembre 2016) ci sono nel paese oltre 17 mila centenari di cui poco più di tremila maschi; sarebbero 950 coloro che hanno raggiunto i 105 anni. Mentre i supercentenari (oltre i 110 anni) sono 22, di cui solo 2 maschi². Rispetto al 2006, quando i centenari erano 10.154, c’è stato un incremento del 70%. In termini relativi Liguria, Molise e Friuli sono le regioni con più centenari.Secondo i censimenti nel 1921 c’erano51 centenari, che salgono a 122 nel 1951 e a 207 nel 1971. Il grande balzo avviene a partire dagli anni settanta: il censimento del 1981 contò 976 centenari che raggiunsero i 2.548 casi nel ’91, i 5.233 nel 2001 ed infine i 15.080 nel 2011.Secondo le previsioni dell’Istat, nel 2050 i centenari dovrebbero essere circa 157 mila, con un rapporto di quasi tre femmine per un maschio.

Una stima più precisa delle persone in età veneranda si deve a Franco Bonarini³ mediante il metodo delle cosiddette generazioni estinte.crive Bonarini: “solo qualche decina di individui raggiungeva i cento anni nelle generazioni dei nati negli anni successivi al 1850 poi i centenari sono cresciuti gradualmente, i maschi lentamente, le femmine in maniera decisa soprattutto dalla generazione del 1880. Già nella generazione del 1881 le centenarie superavano le 500 unità e con la generazione del 1889 superavano le mille unità per poi raddoppiare di nuovo con la generazione del1897 e superare le tremila unità con la generazione del 1904. I maschi hanno raggiunto la soglia dei 500 centenari solo con la generazione dei nati nel 1901, cioè venti anni più tardi delle donne e solo nelle generazioni successive ai nati nel 1890 la crescita appare più decisa”.

Aspetti epidemiologici dell’invecchiamento

Alla metà degli anni settanta si sosteneva che col procedere dell’età avvenisse una riduzione uniforme della suscettibilità alle malattie età-correlate. Così il raggiungimento dei cento anni era descritto come un modello di successful aging. Oggi invece si afferma che raggiungere i cento anni non è riservato a poche persone fondamentalmente sane e che i centenari sani in pratica quindi quasi non esistono. Gli studi epidemiologici descrivono infatti una popolazione centenaria interessata nel 70% dei casi da malattie cardiovascolari, nel 10% dal diabete, dal 10 al 52% da ipertensione arteriosa e tra il 15 e il 30% da neoplasie. Il 16% ha patologie cardiache, ictus o tumori non cutanei prima degli 80 anni e sopravvive per venti anni o più con almeno una diagnosi di malattia.

Per quanto riguarda lo stato cognitivo vi è una enorme variabilità delle stime dell’incidenza della demenza, dato che negli oldest-old le performance cognitive e lo stato depressivo sono difficilmente valutabili con gli strumenti normalmente utilizzati per gli anziani “più giovani” a causa di fattori socioculturali e delle limitazioni sensoriali. Circa le condizioni cliniche dei centenari vi è un 25-30% di soggetti autonomi nelle attività della vita quotidiana, sebbene malati e/o con decadimento cognitivo ed un 88% rimasto funzionalmente indipendente fino a un’età media di 92 anni. Questi dati dicono che i centenari rappresentano una popolazione con grande variabilità clinica.

Evert e collaboratori hanno proposto tre profili di centenari4: gli escaper, che raggiungono i cento anni senza malattie (19%); i delayer, in cui le malattie sono diagnosticatedopo gli 80 anni (43%); i survivor, con la presenza di malattia già prima degli 80 anni (38%). Se i primi possono essere considerati un modello di successful aging, il rimanente 80% dei centenari è rappresentato da anziani malati. In Italia si ha un quadro epidemiologico coerente, con un 20% di centenari in buone condizioni di salute, un terzo che presenta uno stato di salute “intermedio”, mentre il rimanente 47% vive in cattive condizioni di salute. Nel primo gruppo circa metà è del tutto autosufficiente. Per quanto riguarda i supercentenari la loro salute è gravata da numerose disfunzioni che non sono però rilevanti per la loro (lunga) sopravvivenza.. In ogni caso la morte ha cause diverse da quelle comuni agli anziani (come cancro, ictus, infarto) ed anche la demenza sembra presentarsi in minor misura sia rispetto agli elderly che agli stessi centenari. Si tratta comunque di età in cui succede come al calesse di Holmes, che va improvvisamente a pezzi “come fanno le bolle di sapone”: è ciò che accade ai centenari che muoiono improvvisamente senza una causa di decesso precisa.

Prospettive

Proiettando per l’Italia l’evoluzione dei rischi di morte nel futuro ed ipotizzando che continuino a scendere al ritmo proprio degli ultimi trent’anni, avverrebbe che circa metà delle generazioni che nascono oggi toccherebbe il centesimo compleanno. Ma è un’ipotesi azzardata; in ogni caso, se i cento anni sono stati in passato le temibili colonne d’Ercole della vita umana, oggi vediamo che queste colonne possono essere varcate talvolta con incredibile successo, come sembra indicare il caso del centenario italiano che ha appena stabilito, tra i suoi coetanei, il record mondiale di salto in lungo.

Per saperne di più

¹Pew Research Center, World’s centenarian population projected to grow eightfold by 2050, April 21, 2016

²Istat, Indicatori demografici. Stime per l’anno 2016, 6 marzo 2017

³Bonarini F., Il numero dei centenari in Italia, Working Paper Series n. 4, February 2009

4 Evert J., Lawler E., Bogan H., Perls T., Morbidity profiles in centenarians: survivors, delayers and escapers, J. Gerontology Med Sci 2003; 58A: 232-7

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