Popolazione mondiale:

Popolazione italiana:

Giovani (0-19 anni):

Anziani (64+ anni)

L’integrazione delle comunità immigrate e l’imprenditoria straniera

A cura di: Neodemos

isbn: 978-88-941008-9-1

Progetto grafico: Caterina Livi Bacci

Lo scorso 23 Aprile, come nei precedenti anni, Neodemos ha organizzato una giornata di riflessione e studio su un argomento dove la demografia fa da sfondo ad un tema di grande interesse per la società e l’economia del nostro paese. Il tema prescelto è stato  “L’integrazione delle comunità immigrate e l’imprenditoria straniera”.

Nel primo quindicennio di questo secolo, l’Italia è stata mèta di un flusso di immigrazione tra i più intensi nel mondo sviluppato, smorzato ma non certo spento negli ultimi anni di grave crisi. Molti fattori, anche strutturali, sono alla radice del fenomeno, quali la debolezza demografica e il forte invecchiamento della popolazione; un’economia con importanti settori ad alta intensità di manodopera; una forte segmentazione del mercato del lavoro; una bassa mobilità interna; un welfare familiare debole e squilibrato, che le famiglie integrano con collaboratrici straniere; una normativa obsoleta e inadatta a regolare la migrazione di massa, come oramai è quella verso il nostro Paese. Gli stranieri regolarmente presenti nel nostro paese si avvicinano oggi a cinque milioni e mezzo, il 9 per cento della popolazione.  Costituiscono un’imponente collettività portatrice di una pluralità di caratteristiche, motivazioni, attività e comportamenti che devono essere descritti e interpretati con cura se si vuole governare il fenomeno: ci sono coloro che sono nati o sono lungo-residenti in Italia, cui una legislazione miope ostacola il percorso verso la cittadinanza; ci sono quelli che arrivano per studio (pochi), per lavoro (di più) o per ricongiungimenti familiari (ormai la maggioranza – segno di una immigrazione “matura”); ci sono quelli che fuggono da situazioni di vero e immediato pericolo, causato da guerre o persecuzioni. E poi ci sono diversità di provenienze (circa 200), di genere, di età, di situazioni familiari, di distribuzione sul territorio nazionale, di inserimento nel mondo del lavoro e nel tessuto sociale, di progetti di permanenza nel nostro paese, talvolta considerato solo una tappa all’interno di un percorso più complesso e che porta più lontano, …

In questo quadro, molto variegato, la giornata Neodemos di quest’anno si è focalizzata su un aspetto particolare della presenza degli stranieri: la loro integrazione nella società italiana, in particolare nel mondo imprenditoriale, e la loro capacità di generare reddito, occupazione e innovazione. Si è  cercato, insomma, di guardare oltre il contingente e oltre l’emergenza, per comprendere gli effetti attuali e di più lungo termine di una realtà che non è più marginale e non può più essere considerata né eccezionale né transitoria. Gli stranieri sono tra noi, per restarci.

Il riconoscimento di questa nuova componente strutturale dovrebbe rallegrarci, e non farci paura come invece di norma avviene. Perché una società che invecchia troppo rapidamente, come quella italiana, trova nell’arrivo e nella presenza degli stranieri un puntello a uno stato sociale squilibrato, troppo attento alle esigenze degli anziani e troppo poco a quelle degli altri gruppi deboli; un sostegno a un sistema sanitario sotto pressione e, argomento sviluppato qui, una nuova spinta a agire nella sfera economica, anche sul piano dell’imprenditoria.

Come illustrano le relazioni che riportiamo nell’e-book, si tratta di un quadro con luci e ombre: le imprese straniere sono tipicamente più caduche delle altre, più piccole in termini di numero di addetti, meno profittevoli, se si guardano i bilanci e i margini operativi, e con una certa propensione alle attività sommerse (è il caso dell’economia cinese a Prato, ad esempio), forse persino maggiore di quella che caratterizza gli imprenditori locali, che pure, in questo, sono grandi esperti. Però sono ormai numerose e in crescita; cominciano ad assumere personale non solo straniero, ma anche italiano; agiscono nei campi economici più diversi e si stanno affacciando anche nei settori tecnologicamente più avanzati, uscendo dal ghetto (e dallo stereotipo), della badante e dell’uomo (o dell’impresa) che si occupa solo delle pulizie o dei piccoli cantieri edili.

E’ anche grazie a questo spirito imprenditoriale, che si rivela più forte di quanto una visione superficiale del fenomeno porterebbe a credere, che il saldo della presenza straniera è positivo per il nostro paese, anche dal punto di vista economico: ciò che spendiamo per “loro” (in termini di servizi offerti, di controllo del territorio, ecc.) è meno di quanto “loro” pagano in tasse e contributi, anche perché di questi ultimi, in molti casi, i lavoratori stranieri non vedranno i frutti: la mancanza di accordi con i paesi di origine implica che gli stranieri che tornano a casa, dopo un po’ di anni di lavoro in Italia, semplicemente perdono i contributi versati, e non beneficeranno di alcun trattamento pensionistico nella loro età anziana. Una delle numerose distorsioni di un sistema di welfare nato (e con svariate imperfezioni), per un mondo che nel frattempo è molto cambiato, con la trasformazione della famiglia, del mercato del lavoro e, adesso, anche della società nel suo complesso in conseguenza della presenza straniera.

PDFSTAMPA

Condividi questo articolo

Sostieni Neodemos


Cara Lettrice e caro Lettore, fare buona e seria divulgazione è il mestiere che esercitiamo da 15 anni con impegno e entusiasmo e, ci dicono, con autorevolezza. Dacci una mano a fare il nostro lavoro e rafforza la nostra indipendenza con un contributo, anche piccolo. Ci aiuterà a sostenere i costi di Neodemos, e ci incoraggerà a far meglio.

Grazie!

Iscriviti alla nostra newsletter


Due volta la settimana, riceverai una email che ti segnalerà i nostri aggiornamenti


Leggi l'informativa completa per sapere come trattiamo i tuoi dati. Puoi cambiare idea quando vuoi: ogni newsletter che riceverai avrà al suo interno il link per disiscriverti.

Potrebbero interessarti anche